VIVERE DA PROTAGONISTI IN EUROPA, FEDERICA MOGHERINI


 

DI VIRGINIA MURRU

 

Protagonista, appunto, per ruolo e competenza, Federica Mogherini  da cinque anni  ormai  è l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari esteri e la Politica di Sicurezza  (Pesc) oltre che vice presidente della Commissione europea, il mandato  è prossimo alla scadenza.

La sua nomina, nell’estate del 2014 è stata piuttosto contrastata, nonostante la sua carica di Ministro degli Esteri nel Governo italiano, non tutti in Europa si sentivano garantiti da una donna troppo giovane (aveva appena 40 anni) e senza la dovuta esperienza per quella delicata ed importante investitura nelle Istituzioni europee.

Matteo Renzi, però, allora Presidente del Consiglio, era deciso a portare avanti quella candidatura  e lottò non poco,  fino a quando riuscì nel suo intento.  Inviò una lettera a Jean Claude Junker, affermando che il Governo italiano intendeva designare l’allora ministro degli Esteri  (Federica Mogherini) quale candidato alla carica di Alto Rappresentante dell’Ue .

Il quinquennio precedente era stato ricoperto dalla britannica  Catherine Ashton, ma durante il suo mandato non aveva lasciato orme davvero incisive.

Alcuni Paesi dell’Est non volevano sentire parlare della candidata italiana, che non consideravano all’altezza di quel ruolo, e  ‘troppo’ amica della Russia e di Mr. Putin.   Ma c’era anche una parte della stampa europea che nutriva riserve nei confronti della candidata italiana: l’Economist  non spense una parola in favore, e anzi espresse perplessità, adducendo ragioni che non si conciliavano con i requisiti di quella carica così rappresentativa per l’Unione. “Occorre usare metodi meritocratici per la nomina di rappresentanti così strategici per l’Europa” – scriveva il settimanale in quel periodo. La Mogherini era in carica alla Farnesina da appena 5 mesi, altra freccia velenosa  per chi si opponeva alla sua nomina.

Ma il veleno proveniva anche da altre testate blasonate, quali  Financial Times, Le Monde, Wall Street Journal: più o meno velatamente tutti le negavano il ‘benestare’.

Renzi  mise in atto un mezzo terremoto, consultando i leader europei e affermando che quel ruolo doveva essere attribuito alla ‘famiglia socialista europea’, se non si accetteva Mogherini l’altro candidato italiano sarebbe stato Massimo D’Alema. Si creò nell’estate del 2014 un vortice di  telefonate incrociate, il Governo italiano spinse sulla candidatura del suo ministro degli Esteri  a ‘Lady Pesc’. Molti leader europei le avrebbero preferito Emma Bonino, la si riteneva inadeguata a rendere incisivo il ruolo  non propriamente definito di “Ministro degli Esteri dell’Unione”.

Il presidente del Consiglio italiano non si mosse di un millimetro, la candidata di Roma era diventata una sfida.  “Il PD è il partito più forte tra i rappresentanti del Pse, e reclama  la candidata italiana” – sosteneva.  Le ragioni addotte dai partner europei  le riteneva inconsistenti, una sorta di ostruzionismo ad oltranza; e così la battaglia per questa nomina  andò avanti, colpo su colpo,  muro contro muro.

Le strategie per tentare di persuadere i leader dell’Ue, sono state tante,  durante gli incontri a Bruxelles  Renzi ricordava che l’Italia è uno dei Paesi fondatori , e  ogni anno versa ben 24 miliardi di euro per tenere saldo il bilancio dell’Unione.  Nel corso dei confronti tra i leader ci furono dure battaglie e schermaglie per evitare quella nomina, ma alla fine, dopo un mese di estenuanti dibattiti e trattative sulla scelta della candidata idonea, si decise per Federica Mogherini. Estenuata, per la verità, era anche lei, che definì quel periodo “sfida immane”.  Il suo mandato è cominciato così il 1° novembre 2014.

I nodi poi, col passare dei mesi e degli anni si sono sciolti, dimostrare di essere all’altezza non è stato difficile per Lady Pesc (Politica Estera e Sicurezza Comune), che ha riversato tutta la sua passione e il coinvolgimento possibili nelle relazioni internazionali.  E’ un ruolo effettivamente di Ministro degli Esteri, anche se l’Unione Europea resta fino ad ora un Organismo sovranazionale, non una federazione di Stati Uniti d’Europa, legati da un solo ed unico esecutivo politico.

Al di là dell’assetto politico, Federica Mogherini, di fatto, ha un mandato di rappresentanza dell’Unione nel mondo, accoglie i leader  e si reca in visita ufficiale ovunque, quale rappresentante, appunto, dell’Unione europea, svolgendo un’attività delicatissima soprattutto in aree del pianeta in cui, sul piano geopolitico, sono interessate da conflitti e contrasti. Aree in cui per la mediazione occorre  avere doti non comuni, e il pugno di ferro di chi  dà voce agli ideali di pace di un Continente.

Ma chi è e da dove viene l’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Ue? Considerata da molti un fenomeno, la Mogherini ha bruciato tappe nella sua carriera  che solitamente vanno ben al di là dei suoi attuali 45 anni.  E’ romana, ha frequentato liceo e Università a Roma,  laureandosi col massimo dei voti in Scienze Politiche, e una tesi  redatta  a tema ‘Filosofia  politica’.

Dichiaratamente antirazzista, dopo il 1990 si è occupata delle campagne Arci  contro il dilagare di focolai xenofobi in tanti Paesi europei, prima ancora è stato membro all’European Youth Forum, il Forum europeo per la gioventù, nonché vicepresidente dell’Organizzazione della gioventù socialista europea. Ideologicamente schierata a sinistra, è stata sempre fedele agli ideali politici della sua gioventù.

Ha fatto parte della FGCI (Federazione giovanile comunisti italiani), iscritta a metà degli anni ’90 alla Sinistra giovanile, in ambito DS (Democratici di sinistra), nel quale ha ricoperto anche ruoli di rilievo.  A partire da questi anni il suo background, per quel che concerne le esperienze in ambito internazionale, è sempre più avanti. Si  occupa  fin da allora di problematiche politiche in aree critiche del pianeta.

Nel 2007 sarà Walter Veltroni  a conferirle un incarico delicato in qualità di Responsabile nazionale Riforme e Istituzioni nella Segreteria del  PD.  Carica che quasi naturalmente la porta in Parlamento l’anno seguente, quale deputata alla Camera, ovviamente in una lista del PD.  Ricopre diversi incarichi anche nelle Commissioni parlamentari, avvicinandosi alle relazioni con l’Europa  in qualità di membro di alcune Delegazioni parlamentari.

E’ un’escalation continua, passo dopo passo, esperienza su esperienza. DI nuovo la si ritrova in Parlamento nel 2013, e continua la sua attività nelle Commissioni parlamentari, tra Difesa, Affari Esteri e rapporti con l’Ue. Diventa anche membro della Commissione accreditata all’Assemblea parlamentare Nato, e nel 2014 ne diventa Presidente.

Da febbraio 2014 al 31 ottobre dello stesso anno è stata nominata Ministro degli  Affari Esteri e della Cooperazione internazionale. Il giorno seguente (primo novembre 2014) si ‘trasferisce’ a Bruxelles per assolvere gli impegni del nuovo mandato: quello di Alto Rappresentante dell’Unione europea per gli Affari Esteri, e insieme Vicepresidente della Commissione Europea.

Federica Mogherini ha lavorato bene durante  il suo mandato, mettendo a tacere tutte quelle voci autorevoli che l’avevano considerata poco meno che ‘indegna. D’indole moderata, si è sempre schiarata per la difesa dei grandi valori fondanti dell’Unione, ispirandosi ai principi di pace e concordia fra i popoli, esprimendosi apertamente contro  il filo serpeggiante degli ideali destabilizzanti, quali il razzismo, la xenofobia, il sovranismo a scapito del ruolo guida dell’Ue in Europa.

Nel  sito ufficiale, al riguardo, si legge un suo eloquente assioma:

“Oggi chi parla di sovranismo lavora tenacemente per smantellare il principale e più efficace strumento di sovranità che noi europei abbiamo – che è la nostra Unione. La nostra sovranità non si cede in Europa, si esercita in Europa.”

Il  mese scorso, nel corso di una seduta del Parlamento europeo, ha dichiarato:

“L’Unione Europea si ispira al principio secondo il quale non si può ricorrere alla forza militare per il cambiamento delle frontiere.”

Si riferiva ai  confini stabiliti dal governo Israeliano nelle alture del Golan.

“L’Ue – disse – non può pertanto riconoscere in quei territori la sovranità di Israele.”

Che piaccia o no al Governo israeliano, la Mogherini ha sempre privilegiato il linguaggio diplomatico diretto, e si è sempre espressa come ‘voce’ compatta dell’Unione,  in sedi non di rado piuttosto scomode, dove dall’altra parte, non proprio in ombra, c’erano gli Usa a svolgere un ruolo di contrapposizione, soprattutto in era Trump.

E infatti proprio il presidente degli Usa ha firmato  una dichiarazione nella quale riconosce invece la sovranità di Israele sulle alture del Golan, dando  partita vinta al primo ministro israeliano Netanyahu. E non è certo la prima volta.

Dalla diplomazia Ue nessuno sconto ad Israele,  ogni volta che si è verificata una sopraffazione ai danni della Palestina.

Con la Mogherini sono sempre chiare le posizioni dei Paesi membri,  anche quando si è trattato di dossier ‘pesanti’ e delicati , quali   la politica internazionale relativa alla Siria, ai Balcani, Ucraina, Cina, Giappone, Usa, Libia e tanti Paesi africani. Senza contare Israele, come si è visto.

E’ stata tra i protagonisti dell’accordo sul nucleare iraniano, anche qui il rappresentante della diplomazia Ue, ha svolto un delicato ruolo di mediazione (l’accordo fu negoziato con un o staff di sole donne).

L’italiana Mogherini si è peraltro definita “una fanatica della mediazione”.  E sempre convinta della forza incisiva del cosiddetto ‘soft power’ (ovvero un potere che non ricorre alle prove di forza).

Non le è stato risparmiato nulla, a cominciare da tutti coloro che si sono atteggiati a ‘critici’ della sua attività diplomatica,  nemmeno in occasione della  visita ad Amman alcuni anni fa (marzo 2016), quando si trovava in conferenza stampa con il collega giordano,  e commentava l’evento di terrorismo a Bruxelles, dove ci furono  diverse vittime.

La Mogherini non celò  la sua commozione davanti alla stampa e alle telecamere. Un gesto di grande umanità giudicato segno di temperamento fragile, in momenti in cui si pretende che un essere umano debba avere il contegno di una statua di bronzo. Ma di fronte a certi eventi, i cedimenti sono umani, appunto.

Il suo mandato intanto sta per scadere, in più circostanze ha dichiarato che  la sua esperienza finisce quest’anno, non riproporrà la sua candidatura.