DONALD TUSK SULLE NOMINE UE: NON ESISTONO AUTOMATISMI, TUTTI ‘ELEGGIBILI’

DI VIRGINIA MURRU

http://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/priorities/dibattito-presidenza-commissione-europea/20190506STO44351/dibattito-per-la-presidenza-della-commissione-europea-i-candidati-al-confronto

(Link sul video pubblicato nel sito ufficiale del Parlamento europeo)

Il sistema degli Spitzenkandidaten, ossia dei candidati in pole position per il rinnovo dei vertici nelle istituzioni dell’Unione europea, non sarà più il percorso privilegiato per le figure indicate dai partiti politici europei già prima delle ultime consultazioni elettorali. Questo è il sistema adottato nel 2014, che ha poi espresso l’elezione dell’attuale Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker.

E’ stato il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk a precisare che gli orientamenti per la nomina delle presidenze si baseranno su altri criteri. “Questo non significa – dichiara – che i candidati di punta saranno esclusi a priori, tutto è possibile.”

La Francia ha già fatto sapere che rifiuta per principio l’idea delle nomine su indicazione dei partiti, e dunque la logica degli spitzenkanditaten. Anche se, bisogna dire, questo iter di nomina ha una sua ortodossia, e non è un percorso sibillino per prevalere sugli altri. Per i candidati favoriti dai partiti si tratta in fin dei conti delle indicazioni formulate dagli elettori attraverso il voto, e dunque espressione della volontà popolare.

Convinzioni difese anche dall’attuale presidente del Parlamento europeo,  Antonio Tajani.

La danza delle nomine è appena iniziata, e non si presenta facile, intanto sarà il Consiglio ad avanzare le proposte, ma il Parlamento dovrà nominare. Per l’Italia le chances non sembrano molte, sconteremo certamente il clima di sfiducia che si è creato da un anno a questa parte, e certe ostiche diffidenze che non sarà semplice sbaragliare.

Intanto sul sito ufficiale del Parlamento europeo è stato diffuso un video che riporta i ‘proponimenti’ di alcuni parlamentari in merito agli obiettivi da perseguire, nonché i progetti fondamentali dell’Unione per i prossimi anni. Ieri, 28 maggio, è stato trasmesso su circa 35 canali e una sessantina di pattaforme online, il dibattito per la nomina del presidente della Commissione.

Il dibattito si è tenuto nel Parlamento europeo, moderato da alcuni presentatori televisivi. Per quel che concerne il diritto di parola, si è proceduto con l’estrazione a sorte. Si tratta di un importante confronto preliminare, perché dalle convergenze che ne deriveranno, si stabilirà la linea programmatica dell’Unione.

Il premier italiano Giuseppe Conte, alcuni giorni prima delle elezioni europee, ha cercato di mettere in rilievo il ruolo dell’Italia, proprio durante una visita a Palazzo Chigi del presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk. Conte ha sottolineato  l’importante contributo dell’Italia in ambito Ue, il fatto che, nonostante le attuali difficoltà economiche, resta il secondo Paese manifatturiero in Europa, la terza potenza economica dell’area Euro, nonché Paese fondatore, e pertanto “deve svolgere il ruolo primario che le spetta”.

Di fatto, nella compagine del Vertice informale dei leader europei, che ha avuto luogo ieri a Bruxelles, il presidente del Consiglio italiano non ha avuto incontri bilaterali, né, dopo tre ore di riunione, ha rilasciato dichiarazioni al riguardo. Al momento si avverte un clima di divisione tra gli Stati membri, i Paesi di Visegrad intendono comunque fare valere  le loro posizioni. L’Italia per ora resta ai margini, insieme alla Gran Bretagna, la quale, per ovvie ragioni, ha reso noto che non intende partecipare alle consultazioni sulle nomine.

Il PPE, per quel che concerne la presidenza della Commissione europea, sostiene con forza il candidato Manfred Weber (tedesco), e la Cancelliera Merkel naturalmente ne supporta la nomina. E’ appena cominciata questa prova di forze e di equilibri, per ora di nomi in rilievo non ce ne sono, saranno necessari ancora incontri e mediazioni per arrivare ad un accordo di consensi che soddisfi la maggioranza. Chi sarà investito del ruolo di guida del prossimo esecutivo, sarà un candidato dotato di requisiti e caratteristiche in grado di suscitare la fiducia degli Stati membri.

Angela Merkel ha sottolineato che il prossimo presidente della Commissione dovrà avere competenze ed esperienze ‘poliedriche’ in ambito Ue, oltre che comprovata esperienza e preparazione.

Esigere qualità e competenze adeguate fa parte delle sfide che attendono la prossima legislatura dell’Unione europea, che dovrà confrontarsi con un clima globale sempre più difficile,  la tendenza al protezionismo dell’establishment politico americano, che non riconosce nessuno degno di riguardi allorché si tratta di difendere i propri interessi interni, nemmeno i ‘parenti più prossimi’, ossia gli alleati storici di sempre, che sono poi l’origine del suo Dna di nazione.

L’Unione europea dei prossimi anni dovrà dunque misurarsi con una serie di incognite che richiederanno coesione e capacità di mediazione, e di conseguenza leader che sappiano rappresentare l’Europa, la maggiore potenza economica a livello globale. Il conflitto commerciale in atto tra Cina e Usa, non lascerà l’Europa immune da ingerenze e coinvolgimenti, e sempre più arduo diventa il ruolo di ‘spartiacque’ tra i due colossi.

Le nomine ai vertici Ue sono diverse, tra le altre in scadenza quelle relative a  due italiani in carica, i quali occupano posizioni chiave in ambito comunitario: si tratta di Mario Draghi alla presidenza dell’Eurotower (mandato che scade a fine ottobre), e Federica Mogherini, attuale Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari Esteri e la Sicurezza, che ha peraltro reso nota la decisione di non riproporre la sua candidatura.

Donald Tusk ha già ricevuto l’incarico di sondare e negoziare nell’ambito del Parlamento, da queste consultazioni sarà possibile intuire l’aria che tira. Anche se nelle riunioni dei capigruppo, ossia conferenza dei presidenti, si è detto chiaro che è importante tenere conto delle indicazioni dei partiti, in definitiva però, a prevalere saranno i programmi e le figure più qualificate.

I Verdi, socialdemocratici, Sinistra radicale e Popolari  sono propensi ad una valutazione generale, ai candidati senza investitura già definita. “L’importante – hanno detto tutti al termine dell’incontro preliminare del 28 maggio a Bruxelles – è che la nomina avvenga in un clima di trasparenza, con il rispetto assoluto dei princìpi democratici”.