GLI UTILI DI BANKITALIA POTREBBERO EVITARE LA PROCEDURA D’INFRAZIONE

 

Se non propriamente un asso nella manica, probabilmente la questione degli utili inattesi potrebbe essere una carta importante per scongiurare gli strali di Bruxelles contro l’Italia, certamente il maggior gettito proveniente dalla redistribuzione degli utili di Banca d’italia, sarà un argomento idoneo a convincere la Commissione europea che il Paese merita  fiducia.

Le proveranno tutte il premier Giuseppe Conte e il titolare del Mef Giovanni Tria, presentando un ‘paniere’ di risorse che in questo momento si rivela strategico. Se ne terrà conto nell’assestamento di bilancio, che il Governo si accinge a presentare nel corso della settimana (mercoledì), del maggior introito dovuto dalla cedola che ha superato le attese, grazie alla quota di profitti annuali di Bankitalia, spettanti per Statuto allo Stato. A fine 2018 il Governo, nel bilancio di previsione triennale che ha accompagnato la Legge di Bilancio, aveva valutato con cautela il gettito: nell’ordine di 1,4 miliardi le risorse previste dalla redistribuzione degli utili della Banca Centrale, invece questi importi saranno molto più consistenti.

Lo aveva annunciato già a marzo il Governatore Ignazio Visco nella riunione annuale a Palazzo Koch, che Bankitalia si accingeva a ‘consegnare’ allo Stato un ‘dividendo’ di 5,7 miliardi, oltre il doppio delle risorse rispetto al 2017 (2,3 miliardi). Non si tratta dunque di una novità, anche se nei negoziati con Bruxelles diventerà quasi ‘provvidenziale’.

Nella relazione  davanti all’Assemblea annuale dei partecipanti (incontro svoltosi a marzo), Visco dichiarò che l’utile netto nel 2018 risultava di 6,2 miliardi, sottolineando che si trattava di un risultato che andava molto al di là di quello relativo all’anno precedente, che era stato pari a 3,9 miliardi di euro. In quella circostanza il Governatore spiegò che a contribuire al conseguimento di quel risultato era stato “l’ulteriore aumento delle consistenze dei titoli detenuti per finalità di politica monetaria, e una minore esigenza di accantonamento ai fondi patrimoniali a fronte dei rischi di bilancio”. L’utile netto da trasferire allo Stato doveva essere pari a 5,7 miliardi.

Nell’assestamento di bilancio si recepirà pertanto anche il ‘dividendo’ spettante allo Stato dalla redistribuzione degli utili di Via Nazionale, e si aggiungeranno anche le risorse provenienti da Cdp (circa 1 miliardo), e i maggiori incassi della fatturazione elettronica. A settembre, inoltre, sarà possibile quantificare ‘il risparmio’ derivante da Quota 100 e Reddito di cittadinanza, è già possibile valutare un riscontro di adesioni inferiore a quello indicato in bilancio, che si tradurrà pertanto in minore spesa.

Risorse che potrebbero riuscire ad abbattere il muro di diffidenze tra Roma e Bruxelles. Sarà certamente uno scudo valido nei negoziati, anche se finora il premier Conte ha definito queste trattative piuttosto difficili, con un esito tutt’altro che scontato.

Questa volta il meccanismo innescato sulla procedura d’infrazione si sta rivelando davvero arduo da superare, ma c’è anche un moderato ottimismo sulla possibilità che queste risorse riescano a fermare la valanga sulla procedura.

E’ il Quantitative Easing ad avere fatto la differenza sui profitti di Bankitalia, la politica monetaria espansiva, nonostante si pensi che abbia favorito soprattutto la Germania e la Francia, ha prodotto riflessi positivi importanti anche nei confronti dell’Italia. Basti pensare che nel volgere di tre anni i maggiori dividendi per lo Stato, nonché le maggiori imposte, hanno raggiunto ben 15 miliardi.

E in questo momento piuttosto delicato gli utili che arriveranno allo Stato da Via Nazionale, esercitano un peso notevole sul piano finanziario.