STUDI DELLA COMMISSIONE EUROPEA: IN RILIEVO LA RICCHEZZA OFFSHORE DEGLI EVASORI

DI VIRGINIA MURRU

 

I dati che emergono dalle ricerche sull’evasione fiscale nei Paesi dell’Unione europea diventano sempre più sconcertanti, e contorti sono i mezzi che gli evasori, in special modo coloro che gestiscono capitali offshore, mettono in atto per sfuggire agli artigli del fisco.

Un recente studio della Commissione europea ha messo in luce la rilevanza in termini di cifre dell’evasione fiscale in ambito Ue. A partire dal 2004 fino al 2016, questi Paaesi hanno perso mediamente ogni anno ben 46 miliardi di euro, il che equivale allo 0,5% del Pil.

Nella classifica nera l’Italia si trova al quarto posto, primeggiano   Germania, Francia e Regno Unito. Lo ha dichiarato il Commissario Pierre Moscovici, con un resoconto dettagliato, corredato di cifre e percentuali per ciascun Paese.

“Per la prima volta la Commissione – ha affermato Moscovici – stima la ricchezza dei capitali  offshore dei popoli europei, e i danni derivanti a ciascuno Stato dall’evasione fiscale.“

Per quel che riguarda l’Italia, come si è detto, è il quarto Paese con la più alta concentrazione di ricchezza offshore tra quelli europei,  e ha subito un danno medio di 3,12 miliardi l’anno, pari all’8,7% del Pil.

Si tratta di un riscontro che richiede quanto prima misure adeguate attraverso provvedimenti severi a carico degli evasori, perché non si argomenta intorno a spiccioli, ma a importi che sarebbero in grado, qualora recuperati, di aggiustare i conti pubblici dello Stato. Anche per questo il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, a margine dell’ultima riunione dell’Eurogruppo, ha dichiarato che la lotta all’evasione sarebbe diventata una delle assolute priorità nell’attività dell’esecutivo.

Così si è espresso in merito:

Vi renderete conto delle misure intraprese in questo versante, e capirete che le previsioni sono realistiche”.  Il ministro stima infatti di recuperare dalla lotta all’evasione ben 7 miliardi, che già rientrano nella Nota di aggiornamento al Def.

Dagli studi della Commissione europea, risulta che la Svizzera non è più nella lista nera dei Paesi maggiormente interessati dal fenomeno dei cosiddetti ‘paradisi fiscali’.

Intanto in questi paradisi  gli evasori del fisco italiani nascondono 142 miliardi di euro, come abbiamo visto corrisponde ad oltre l’8% del Pil. Espressa in dollari, la ricchezza sottratta al Paese da parte degli evasori è di circa 150 miliardi.  Per l’Italia può confortare il fatto che la media dei capitali portati all’estero dall’Ue è di quasi il 10%, mentre in Italia è intorno all’8% (come si è visto).

Secondo gli studi della Commissione europea, è necessario precisare che i dati si riferiscono ai capitali, ossia ad un calcolo della ricchezza nascosta con espedienti illegali vari offshore, e pertanto  depositi bancari e attività di portafoglio in genere che interessano la liquidità. Ma da queste stime sono esclusi i beni immobili detenuti all’estero: assicurazioni sulla vita, criptovalute, opere d’arte.

E’ doveroso allora sottolineare che gli importi rilevati sono indicativi, manca all’appello un genere di ricchezza sommerso, il cui valore è veramente importante, e non è sempre semplice da tracciare e perseguire.

E’ inoltre interessante distinguere la differenza tra i termini ‘elusione’ ed ‘evasione’. Portano sempre sulla stessa erta della frode a danni dell’Erario, ma hanno significati diversi, e le norme giuridiche applicate nei confronti dei cittadini responsabili, non sono uguali.

Per quel che concerne l’elusione fiscale si fa riferimento alle novità che sono state introdotte con la legge 212 del 2000, attraverso la quale gli illeciti che la riguardano, previsti con D.p.r. 600/1973, sono stati sostituiti dal cosiddetto ‘abuso del diritto’.

L’elusione associata pertanto al concetto di abuso di diritto, consiste nell’aggiramento di una disposizione o provvedimento di carattere fiscale. Il contribuente che trasgredisce, non applicando il regime fiscale in vigore, ma facendo riferimento a norme più confacenti al suo fine di eludere, nel modo più favorevole ai propri interessi, ottiene un vantaggio (fiscale) sicuramente indebito. L’elusione non contempla tuttavia sanzioni penali,  ma di genere amministrativo.

L’evasione fiscale, a differenza dell’elusione, rientra nella sfera dell’illecito e si avvale di occultamenti in materia d’imponibile, ossia di aliquote e imposte applicabili ai cespiti del suo reddito.

L’evasore quindi si prefigge di occultare e contrastare il fisco con l’adeguato prelievo dell’imposta. Comportamenti di questo tipo, che escludono la buona fede, sono di conseguenza sanzionabili e perseguibili sia a livello penale che amministrativo.