DI VIRGINIA MURRU
L’automotive, tra settori più colpiti dall’imperversare del Covid in tutto il pianeta, per tentare di arginare il forte impatto negativo della pandemia sull’andamento delle vendite, in Europa ha deciso di rivolgersi alle Istituzioni per chiedere interventi urgenti di sostegno.
Le Associazioni di rappresentanza più importanti – ossia Acea portavoce dei costruttori, Cecra per gli autoriparatori, Etrma per i produttori di pneumatici e Clepa per i fornitori – hanno diffuso un piano d’azione che dovrebbe riportare efficienza nella filiera dell’auto. L’obiettivo della richiesta è quello di mettere a punto un piano per gli incentivi che eserciti un ruolo di leva per rientrare nei mercati e ripartire con slancio.
Lo stato di preoccupazione, e fors’anche esasperazione degli imprenditori del comparto si avverte ovunque, basti pensare che perfino Tesla ha deciso di svincolarsi dal lockdown e violare l’ordine di blocco delle autorità nella Contea di Alameda, in California (con appoggio di Trump..). Il clima è di grande tensione, e la pressione esercitate sui Governi è veramente tanta, anche se l’emergenza sanitaria e tutte le misure ad essa connesse, hanno in questi mesi prevalso per ovvie ragioni di rispetto della sicurezza.
Le quattro Associazioni di rappresentanza europee del settore automobilistico sostengono con forza che solo le agevolazioni coordinate sono in grado di restituire vigore alla domanda. Chiedono pertanto ‘schemi coordinati di rinnovo delle flotte per ogni tipo di veicolo in tutta l’Ue’. La logica degli incentivi a livello europeo dovrebbe seguire un criterio di uguaglianza, orientandosi sia sui finanziamenti del proprio Stato di riferimento, sia sull’Unione europea.
In questo quadro di sostegno ci dovrebbero essere i premi alla rottamazione. Dichiara al riguardo il direttore generale dell’Acea Eric-Mark Huitema: “è indispensabile mettere in movimento l’intera catena del valore nel comparto auto, c’è la necessità di un rilancio coordinato dell’attività industriale e commerciale, con attenzione verso la liquidità delle imprese. Le misure dovrebbero per questo essere orientate verso lo stimolo della domanda e degli investimenti. Allorché si rimetterà in moto la domanda, ripartirà anche tutto il potenziale della capacità produttiva, con relativa tutela dei posti di lavoro e investimenti.”
Sono logiche naturali, che corrispondono alle dinamiche degli equilibri nei mercati e nel tessuto produttivo.
De Stefani Cosentino, presidente di Federauto, in audizione alle Commissioni Finanze e Attività produttive della Camera, ha dichiarato: “abbiamo chiesto un contributo al consumo per l’acquisto di auto in stock, dato che non vendiamo né mobili né quadri, ma beni destinati a diventare ‘obsoleti’. Al governo chiediamo tempestività d’interventi, senza liquidità non si va da nessuna parte.”
Purtroppo questo è il riflesso desolante del settore, e si tratta di allarmi che non si possono ignorare, dato che il comparto è trainante per l’industria, basti pensare che occupa 1,2 milioni di lavoratori. Federauto concorda con le posizioni di Confcommercio della quale l’Associazione dei Concessionari fa parte.
E’ un vero e proprio bollettino di guerra: si prevede che nel 2020, considerando anche il sostegno finanziario del Governo, le perdite andranno oltre il 30% per la filiera dell’auto. Ma i danni non graveranno solo sugli imprenditori legati all’automotive, ci saranno anche circa 10 mld in meno di entrate per l’Erario. E non si tratta di spiccioli. Sono a rischio il 70% dei Concessionari, a causa della drastica riduzione di margini e fatturato, ma anche del debito contratto per fare fronte al finanziamento per la crescita negli ultimi anni.
Insomma questa maledizione di Covid-19 sta creando urti come cortocircuiti nell’economia globale (non solo italiana), che ha interessato l’intera catena della produzione, in ogni settore. Già, secondo i rappresentanti più autorevoli della filiera, l’indeducibilità dell’Iva in Italia comporta costi rilevanti e contribuisce a rendere le società estere più competitive.
Il mercato dell’auto, com’è stato accennato, parte già con le ruote mezzo sgonfie nei primi due mesi dell’anno in corso, rispetto al 2019: l’emergenza sanitaria e le sue conseguenze hanno quasi azzerato le vendite di autoveicoli, compresi quelli industriali e commerciali, tra marzo e aprile.
I primi dieci giorni del corrente mese poi hanno registrato un autentico crollo negli ordinativi.
Ci saranno nel 2020 circa 500 mila immatricolazioni in meno rispetto allo scorso anno. Per non parlare delle scorte di veicoli fermi e invenduti nei magazzini, il che significa pessimo presagio per l’occupazione. A questo riguardo è necessario ricordare che rappresenta circa il 10% del Pil italiano. Il Governo ha pertanto il dovere di accogliere quanto prima le istanze che con giustificato allarme giungono dal comparto, in gravissima crisi.
Le quattro Associazioni rappresentative del settore chiedono anche al Governo di adottare misure che siano capaci di ‘coniugare le esigenze ambientali e commerciali con quelle industriali e di tutela dei lavoratori.’ E naturalmente in primo piano ribadiscono la necessità, per favorire lo sviluppo infrastrutturale, degli incentivi alla rottamazione rivolti anche all’acquisto di veicoli commerciali e non, comunque ‘ecocompatibili’. Sono interventi decisivi per la ripresa, perché in gioco ci sono i cambiamenti tecnologici necessari alla sostenibilità ambientale. E’ una spinta indispensabile per contare sulla garanzia delle risorse necessarie a riprendere quota nel mercato.