BCE. ECONOMIA STABILE IN EUROZONA, MA IL CORONAVIRUS E’ UNA MINA VAGANTE

DI VIRGINIA MURRU

 

La nuova presidente della Bce, Christine Lagarde, non nasconde le preoccupazioni sui riflessi negativi causati dal dilagare dell’epidemia da coronavirus nell’economia globale.

“Al momento – ha affermato nell’ultima conferenza stampa tenutasi nei giorni scorsi – non vi sono conseguenze di rilievo nell’economia dell’area euro, ma la persistenza e il progressivo dilagare del contagio inevitabilmente avranno ripercussioni anche in Europa.

Il quadro dell’economia sul piano internazionale, pertanto, secondo il Presidente della Banca Centrale Europea, è al momento orientato sui rischi, non solo per ragioni di carattere geopolitico, ma anche per l’impatto che ha causato (soprattutto in Cina), la diffusione del coronavirus.

Lagarde osserva che in Eurozona l’economia sta seguendo un percorso di stabilizzazione, non vi sono più timori legati al conflitto commerciale Usa-Cina, che sembrerebbero risolti con gli ultimi accordi tra i due colossi economici, e la firma della cosiddetta Fase 1, o accordo preliminare, con la conseguente riduzione delle tariffe.

Il ritmo dei piani di acquisto di asset da parte della Bce proseguirà con 20 miliardi di euro mensili, il fine è quello di avvicinare il più possibile il target d’inflazione a quello ritenuto ideale (2%).

Le strategie di politica monetaria e il volume di acquisti di titoli di Stato e altri asset, riconducibili al Quantitative easing, rimarranno dunque invariati, ma è da sottolineare che per la prima volta con presidenza Lagarde, è stato posto in essere un primo atto di significativo rilievo.

La Bce ha infatti reso nota la prima revisione sugli interventi di politica monetaria dal 2003. Sono stati confermati i tassi d’interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, su quello marginale e sui depositi presso la Banca Centrale. Essi andranno rispettivamente allo 0,00 – 0,25% e a -0,50%.

L’obiettivo sarà quello di analizzare, durante l’anno in corso, “la formulazione quantitativa concernente la stabilità dei prezzi, l’insieme di strumenti della politica monetaria, analisi di carattere economico e monetario, pratiche di comunicazione”.

Certamente uno degli studi più importanti potrebbe riguardare la revisione dei metodi con i quali la Bce definisce il suo target d’inflazione, che come si sa, da tanti anni, in particolare con la presidenza Draghi, è del 2% o dintorni, anche se poi questo target non è ancora stato raggiunto.

Secondo gli esperti di S&P è un obiettivo, quello del target al 2%, che ha creato meccanismi un po’ contorti, e nel lungo periodo la reazione dovuta ad un prolungato periodo di tassi negativi,  potrebbe generare effetti di contrasto. Anche se l’ex presidente Draghi, sosteneva che gli effetti positivi superavano quelli negativi.

Chi invece si è trovato su un piano critico al riguardo, ha sempre sostenuto che, se da un lato la strategia dei bassi tassi d’interesse interagisce quale incentivo per la crescita e l’attività di credito, il rischio effettivo è quello di sottrarre alti margini di profitto alle banche.

Le rassicurazioni della presidente Lagarde hanno incentivato la fiducia dei mercati, com’era prevedibile, i quali hanno reagito con ottimismo, dimenticando le incertezze e la mina vagante che rappresenta il coronavirus sull’economia globale. Anche se proprio la nuova presidente della Bce non ha escluso rischi su questo versante, se il quadro dovesse allargarsi oltre l’emergenza:

“L’incertezza che riguarda l’impatto del coronavirus è una rinnovata fonde di preoccupazione.”

I fattori che generano rischio nell’economia dell’Eurozona ci sono ed è convinzione del Consiglio Direttivo della Bce che sia necessario ancora un sostegno adeguato della Banca Centrale Europea, tramite la sua politica accomodante. La situazione, assicura Lagarde, è costantemente monitorata, e qualora ricorresse il bisogno, si interverrà con misure opportune.

Nell’analisi  di Christine Lagarde, c’è spazio anche per considerazioni concernenti il clima, le quali rientreranno a pieno titolo nella ‘revisione strategica’. Sostiene la presidente al riguardo:

“Sui cambiamenti climatici tutti devono sentirsi responsabili in termini di interventi adeguati, è nostro dovere contribuire a controllarlo, e già diversi dipartimenti nella Bce sono allo studio per comprendere il reale impatto del climate change nella gestione del rischio.”

 

Per quel che concerne l’’effetto Brexit’, il capitale sottoscritto dalla Banca Centrale resterà invariato in seguito all’uscita della Bank of England dal Sistema europeo delle Banche Centrali.  Il capitale sottoscritto della BCE resta invariato dopo l’uscita della Bank of England dal Sistema europeo di banche centrali, il quale resta invariato (10,8 miliardi di euro). La Bce rimborserà la quota della Bank of England nel capitale versato, ossia 58 milioni di euro.

La quota (secondo un comunicato diffuso nel sito della Bce), nel capitale sottoscritto della Bce sarà divisa fra le altre banche centrali nazionali.

La Banca Centrale britannica non farà più parte del SEBAC, in seguito all’uscita del Regno Unito dall’Ue, la BoE detiene il 14,3% del capitale sottoscritto della Bce, di cui 3,75% equivalente a 58 milioni di euro (quota versata). Tale importo sarà rimborsato dalla Bce, secondo i termini di accordo sul recesso tra il blocco dei 27 e Regno Unito.

 

IL VIRUS. INVISIBILE, MA IN GRADO DI METTERE IN GINOCCHIO L’UMANITA’

DI VIRGINIA MURRU

 

(Il privilegio di viaggiare in incognito dentro un organismo umano..)

 

E’ noto che gli ‘umani’ mi chiamano ‘virus’, ma poi loro aggiungono ‘microrganismo’, per vendetta, credo, dato che non sono mai stato amato e apprezzato come meriterei; e sono piccolo, lo so, ma c’era bisogno di misurarmi in nanometri? Che umiliazione.. Si mette perfino in dubbio il fatto che io sia un essere vivente: no, non lo accetto, con tutto il caos di cui sono capace? Non può essere.

Ma tant’è: la natura con me non è stata generosa. Comunque, viaggiare in incognito, tra autostrade ematiche e dorsali biologiche, che presentano panorami unici e attrattive paesaggistiche suggestive, credetemi, è un privilegio, e sono perfino felice del mio stato, vivere una vita da virus penso sia il massimo che mi potesse capitare. E’ così e basta, essere invisibile agli occhi degli esseri umani in definitiva è un vantaggio, visto il destino da perseguitato che mi ritrovo, meglio sorvolare sull’argomento..

E sono bello e forte, checché se ne dica, i miei ‘tratti’ somatici sono diversi, dipende.. a volte sembro pieno di aculei, altre assumo le sembianze di una navicella spaziale, forse per questo mi trattano da alieno, non me ne curo poi tanto. Piuttosto, quando cerco la dimora giusta evito di entrare in una ‘catapecchia’, faccio in modo d’essere ospitato in un organismo che può offrirmi un trattamento da ospite d’eccezione, degno di un hotel a 4 stelle.

Sono forte, dicevo, a dispetto delle mie dimensioni, e a volte, senza volere, combino certi casini all’interno di un organismo.. ma non lo faccio di proposito, questo è certo, devo pure difendermi dalle cannonate che mi sparano addosso. Ho imparato, col tempo, ad affinare le armi e ad adottare strategie tutte mie, sono costretto in qualche modo alla metamorfosi, a mascherarmi, altrimenti, come faccio a sopravvivere?

La mia ‘intelligenza’ è qualcosa che non mi compete, ma so che la mia reazione dipende dal fatto che gli umani seminano le mie ‘strade’ di ‘mine’, che mi esploderebbero contro se non cambiassi i connotati. Sono invisibile, certo, piccolissimo, un essere acellulare (lo dico a denti stretti..), ma così forte da riuscire, qualche volta, a combinare davvero disastri. E’ la sfida tra Davide e Golia, più o meno l’allegoria è questa, anche se sul piano etico, non risulto molto vincente; va bene, sorvoliamo, non so chi sia la coscienza e non lo voglio sapere.

Devo dire che prima d’intraprendere un viaggio, non sempre passo facilmente inosservato; in fase di partenza i controlli ‘immunitari’ sono in genere piuttosto severi, a volte esibire un ‘documento d’identità’ equivale ad essere rifiutati e cacciati senza pietà né un minimo di cortesia, come fossi il peggiore dei criminali.. Questo proprio non lo capirò mai, se madre natura ha previsto la mia esistenza nell’eden della creazione, una ragione ci sarà. E’ meglio non porsi tante domande, e io del resto vado imperterrito per le mie strade.

Cerco di non farmi notare, sorveglio le porte vulnerabili dell’organismo che mi accingo a visitare, e la faccio in barba alle sentinelle del sistema immunitario, solitamente armate fino ai denti, e pronte a darmi il ben servito, qualora mi riconoscessero. Io per loro sono un ‘agente patogeno’; questi esseri umani sono proprio i più eccentrici dell’universo, complicano anche le realtà più semplici. Il mio nome deriva dal latino, se lo sono inventato questi sapientoni, e significa veleno, lo so che mi odiano da sempre, e temo che non siano i soli..

Purtroppo ho bisogno di loro per sopravvivere, come di altri organismi complessi, per replicare la mia esistenza e andare avanti, bisogna pure sbarcare il lunario. Questi umani sostengono che sia poco meno di un parassita, e offendono senza ritegno; dicono perfino che sia un sempliciotto, e abbia necessità del metabolismo cellulare di un altro organismo superiore, perché non ho una struttura biochimica perfetta per la biosintesi, dunque non potrei replicarmi. Ora, questo sarà anche vero, in effetti ho solo un nucleo e un rivestimento esterno proteico, ma loro dimenticano che il mio viaggio è stato piuttosto lungo, che sono implicato nella genesi della vita nel pianeta, e non mi si può trattare come un delinquente che può anche fare fuori la gente con cinismo, quando le cose si mettono male.

Insomma, occorre perseveranza nel giudizio. Ma torniamo a noi, non è così semplice eludere la sorveglianza del sistema immunitario, e delle ‘sentinelle’ di cui vi accennavo poc’anzi. Ce ne vogliono di strategie e ardimento, per sbaragliare queste difese e banchettare indisturbati all’interno di una cellula, utilizzando i suoi arredi interni, enzimi e organelli, costringendola, attraverso il limitato materiale genetico di cui sono dotato, a replicare tanti e tanti altri ‘individui’ perfettamente simili a me. La strada è lunga, piena di pericoli, erte, trappole.

Ieri, per esempio, avevo già trovato spazio nelle prime vie respiratorie di un umano, quando questi ha cominciato a starnutire, e non la finiva più. Sembrava un terremoto dell’ottavo grado della scala Richter. Mi ha scaraventato nell’aria con una tale violenza.. ero anche in buona compagnia, tra l’altro, e ce l’avremmo fatta benissimo a sbaragliare ogni difesa, ma questo non trova altro da fare che starnutire! Ve lo dicevo io che non è semplice come una passeggiata.. Prediligo gli organismi umani, certi amici miei invece mammiferi di specie diverse, e altre mie conoscenze sono affezionati al regno vegetale, mah..

E infine ho tanti amici proprio buonissimi, innocui, che non hanno alcun potere patogeno, li faranno santi prima o poi. Per millenni e millenni sono riuscito a farmi gli affari miei senza essere disturbato, poi, come al solito, arrivano questi esseri umani con la smania compulsiva di sapere e scoprire, anche quello che non è visibile. E inventano il microscopio elettronico.. ehh, quello ottico non bastava, dato che li ha aiutati a sterminare intere legioni di batteri, io per essere scovato avevo necessità di strumenti finissimi e potenti. E così, se fino a un secolo fa passavo ovunque indisturbato, da quando è stato scoperto il metodo per ingrandire in modo esponenziale, ecco la fregatura, non posso più nascondermi. Ma il danno per me è relativo, perché non sono un ‘essere’ arrendevole. Quante storie poi per una banale influenza, mi trattano da mostro, parlano di ceppi endemici virulenti.. di tutto pur di farmi fuori s’inventano.

E allora raccontiamolo il mio viaggio speciale, avventuroso e pieno di meraviglie. Certo.. meraviglie, quello che so fare io non è uno scherzo. So fare cose incredibili col mio acido nucleico e l’’aiuto’ della cellula che mi ospita; non volentieri, devo dire. E poi tutto questo chiasso intorno a me, interi battaglioni di scienziati e gente in camice bianco, quante attenzioni mi riservano, non resta che convincersi che sono affascinante, un portento della natura.

Prima di tutto, comunque, devo ammettere che sono di origini modeste, e pertanto avendo una struttura elementare, sono forzato ad un destino ‘endocellulare’. Quando mi muovo in incognito, e mi trovo fuori dalla cellula, sede privilegiata, in uno stato extra-cellulare, dunque, mi chiamo virione, solo quando arrivo al traguardo, e comincio la mia attività di replicazione endocellulare, mi si può chiamare virus, che bel nome..

Dopo avere attraversato indenne le varie frontiere e i controlli di un organismo, e assistito da vicino a certi spettacoli stupefacenti della vita, attraversando anche ‘fiumi e canali’ di colori vari, arrivo trafelato alla meta, ed eccolo il mio bersaglio: una cellula bella e prosperosa..

E’ da sposare, credetemi, è irresistibile. Ho un abito resistente, niente male, che mi aiuta a preservare il ‘core’, il materiale genetico che mi porto dietro, così eccomi qui, mi sembra d’essere stato catapultato da un paracadute, davanti a questo ben di Dio.. Fisso la mia ancora attraverso il capside, il mio abito esterno, sui recettori della membrana plasmatica della cellula, e il gioco è fatto, che le piaccia o no alla signora cellula, questo matrimonio ‘s’à da fare’..

Si chiama ‘pinocitosi’, la fase in cui la cellula decide d’inglobarmi attraverso la sua membrana, e ‘lei’ è troppo ingenua, non sa cosa l’aspetta. Quando all’improvviso abbandono l’abito da cerimonia, ossia il capside, per liberare il mio acido nucleico, DNA o RNA, dipende.. i miei sogni si realizzano in pieno. Questo era il mio fine, abitare in tale sontuosa dimora, e utilizzarne gli arredi, per replicare altri virioni e liberarli nell’organismo ospite.. Alla fine, posso anche concludere che la missione è compiuta, non mi volto indietro, a vedere il volto della signora cellula, sedotta e abbandonata, anzi, lei mi urla contro che è stata violentata e.. oddio, credo pure, ma senza volerlo, di averla fatta fuori! O forse no, magari si salva, in fondo non sono cose che mi riguardano.

Intanto il viaggio dei nuovi amici, che in qualche modo ho contribuito a clonare, è già cominciato, e qui vorrei fermarmi, perché, credetemi, lo scenario non è dei più edificanti, ma non è mica colpa mia se la sorte mi ha obbligato a questo ruolo.. A parer mio c’è da esserne fieri, così piccolo, ma tanto forte da abbattere roccaforti, vi sembra roba da poco? Lo so bene che il parere degli esseri che si sentono aggrediti, è di ben altro tenore, e le guerre contro di me sono sempre più sofisticate, e allora non stupitevi se devo difendermi..

Eppure mi usano per ogni sorta d’esperimenti e ricerche.

Quei diavoli in camice bianco, per esempio, mi hanno usato come un Caronte per trasportare l’Ngf ( nerve grouth factor), sì.. il fattore di crescita nervoso, inventato da una tale cocciuta neurologa di nome Levi Montalcini. Secondo gli scienziati, per curare l’Alzheimer era necessario utilizzare un virus come vettore, e imbarcare all’interno il fattore di crescita nervoso, direttamente nell’area cerebrale danneggiata, e pare abbia dato anche ottimi risultati. E poi.. dopo tutti questi servigi.. subisco assalti continui, e persecuzioni, e perdite notevoli.. Ma sono irriducibile, come la Fenice, so rialzarmi e combattere; alla fine, poi, chi vincerà? Non sono molto ottimista, credetemi, e ho le mie ragioni..

 

LE BORSE EUROPEE RIPRENDONO QUOTA, IN RECUPERO ANCHE I LISTINI ASIATICI

DI VIRGINIA MURRU

 

Le piazze europee spostano l’asse in positivo, nonostante, secondo il parere degli analisti, la volatilità continui ad essere come una mina vagante, sotto pressione per effetto del coronavirus. I mercati asiatici, in particolari quelli cinesi, non sono immuni dall’’influenza’ dovuta all’emergenza sanitaria in atto.

Ma gli investitori hanno comunque concesso fiducia agli interventi del Governo cinese, che ha messo in moto misure di politica monetaria adeguate, attraverso la Banca Centrale. Strategie che hanno contribuito al sostegno dei listini azionari.

Wall Street ha registrato altri record, ma anche le piazze asiatiche hanno seguito un trend di rialzo, sia pure a livelli più contenuti.

A Milano il FFSE Mib riprende quota 24mila punti, con rally di Intesa Sanpaolo (+3,3%), l’osservatorio va ai titoli del settore bancario, con UniCredit a +0,91%, BPER Banca a +0,45%. Ieri il FTSE Mib aveva chiuso in rialzo dell’1,64%.

In positivo anche il titolo Ferrari, che ieri ha avuto riscontri negativi in seguito alla pubblicazione del bilancio 2019, con gli utili in calo dell’11%.

In generale c’è molta attenzione da parte degli investitori, considerato il condizionamento dell’emergenza sanitaria e il conseguente impatto nell’economia a livello globale, non solo su quella cinese, che ha tuttavia messo in atto misure atte a contenere il naturale rallentamento del ciclo. Importanti quindi gli interventi delle Banche Centrali volti a correggere le ‘idiosincrasie’ dei mercati, pilotati dal panico per la rapida diffusione del virus; è più che mai necessario pertanto rassicurare gli investitori.

A questo riguardo è stato efficace l’intervento della Banca centrale cinese che lunedì ha immesso liquidità nel sistema, con 1700 mld di yuan. Ma è anche probabile un taglio dei tassi, e la riduzione del coefficiente di riserva obbligatoria degli istituti di credito, misure orientate al supporto dell’economia. E non sono esclusi interventi di carattere fiscale, sempre rivolti al recupero dell’indice di fiducia di consumatori e imprese, tramite l’abbassamento del cuneo con sgravi fiscali, sempre quale strumento di controllo sui riflessi negativi causati dall’epidemia da virus in atto.

 

 

L’ECONOMIA CINESE FA I CONTI CON IL CORONAVIRUS

DI VIRGINIA MURRU

 

Piuttosto allarmante il ‘bollettino’ che viene dalle Borse cinesi, le quali, in seguito all’assalto del virus su vaste aree del Paese, e le misure di emergenza che sta affrontando il Governo, non poteva lasciare indifferenti i mercati finanziari, e meno che mai le Piazze cinesi.

In sofferenza dunque Shanghai e Shenzhen, ma la situazione dei mercati è comunque in rosso, sono stati bruciati oltre 420 miliardi di dollari, insomma, dopo la guerra commerciale con gli Usa è arrivata quella con il virus, un salasso dal quale l’economia cinese potrà anche riprendersi, date le grandi risorse dimostrate negli ultimi decenni, ma non la lascerà sicuramente immune da conseguenze negative.

Nella Cina continentale, in data odierna, alla riapertura dei mercati azionari, dopo la pausa dovuta al Capodanno lunare, le perdite superano il 9%, performance negativa causata com’è ovvio dall’emergenza sanitaria in atto, ossia dal timore che incute la diffusione del virus, altamente contagioso, e dalle sue complicanze.

Secondo la BBC le azioni in Cina affrontano la peggiore caduta da 4 anni a questa parte (Chinese shares suffer biggest fall in 4 years..).

L’impatto economico pertanto non può essere trascurabile. Negativi gli indici di Shenzhen e Shanghai, ma nell’altro versante anche Hong Kong, la cui Piazza ha inevitabilmente subito il ‘contagio’, e scivola in negativo, anche se più contenuto rispetto alle altre due principali Borse cinesi.

La Pboc, ossia la Banca Centrale Cinese, ha adottato misure volte a sostenere i mercati e l’economia, decidendo di adeguare la politica monetaria all’emergenza sanitaria che la Nazione sta affrontando. Sono stati immessi nel sistema al momento 150 miliardi di yuan, che equivalgono a circa 20 miliardi di euro, attraverso strumenti finanziari particolari: “pronti contro termine” a 7 e 14 giorni (detti anche PCT, si tratta di contratti in cui solitamente una banca, cede titoli ricevendo in cambio denaro. La consegna è immediata, da qui il termine ‘pronto’. La banca si impegna a riacquistarli dall’acquirente, di solito ad un prezzo più alto e ad una data concordata).

Il tasso per entrambi i “repo”(repurchase agreement), ossia tra le controparti dell’accordo, quale misura di sostegno, è stato tagliato di 10 punti base.

Inutile affermare, senza finire in retorica, che il danno economico è in ogni caso quello minore, se si considera il tributo in termini di vittime falciate dal virus, ma intanto per una Nazione il bilancio è pesante.

Se il coronavirus è diventata una pandemia nel volgere di poche settimane, e un’emergenza  per buona parte del pianeta nel versante sanitario, per la salute dell’economia globale non è certo uno spaventapasseri, ma una questione seria, con implicanze tutt’altro che semplici da arginare.

Coinvolta in primis la Cina, per ovvie ragioni, ma il ‘contagio’ nei mercati finanziari segue percorsi che poi raggiungono quelle piazze direttamente o indirettamente collegate all’attività produttiva cinese (praticamente buona parte del pianeta), considerata ancora economia emergente, anche se in realtà è un colosso non meno potente di quello americano.

Ripercussioni pertanto ce ne sono state  allorché l’evoluzione relativa alla diffusione del virus è diventata di notevoli proporzioni, costringendo le Autorità cinesi a interventi d’emergenza,  arrivando perfino alla realizzazione di strutture sanitarie in tempi da record: la costruzione di un ospedale è terminata negli ultimi giorni, e sono occorsi solo 10 giorni..

Sono coinvolte intanto le aree del Paese più produttive, circa 24 zone strategiche per l’economia cinese. Nonostante l’efficienza dimostrata dagli organi di Governo preposti alla sicurezza, si sono verificate carenze di materiale pratico in ambito sanitario, come mascherine, guanti, tute e occhiali, strumenti di protezione di questo tipo.

Europa e Stati Uniti hanno provveduto all’invio di questi materiali appena le Autorità cinesi hanno fatto sapere che c’era la necessità di rifornimenti.

.Proprio le enormi vendite di questi articoli stanno portando alle stelle gli utili delle aziende che operano nel settore sanitario, con prodotti monouso. Alcune di esse (come Shanghai Dragon, Tinjin Teda) sono quotate nel listino ChiNext. I loro titoli in Borsa sono schizzati (fino al 10%). Altre specializzate in monitoraggi di strutture sanitarie, hanno registrato grandi risultati: le azioni di Bioperfectus Technoloies sono salite del 20%.

Wuhan, la metropoli cinese di 11 milioni di abitanti, è il ‘covo’ del virus, e proprio qui si sono riscontrati i valori massimi del contagio, che poi si è diffuso altrove, specie nei Paesi limitrofi, in Europa e Usa, con casi isolati, ma tuttavia in grado di creare allarme e misure adeguate a circoscrivere il possibile contagio.

Una delle aree di rilevante importanza per l’economia del dragone è proprio la città di Wuhan, che presenta il più alto tasso di crescita del Paese, negli ultimi anni il Pil si è attestato infatti sull’8%. La metropoli è considerata un centro in cui vengono convogliati investimenti non di poco conto sull’industria pesante e nuove tecnologie

Grandi aziende che avevano delocalizzato una parte dei loro processi produttivi in Cina, aprendo nuove sedi, quando il coronavirus ha assediato aree urbane sempre più estese, considerata anche l’alta incidenza di decessi, hanno deciso di chiudere e riportare il personale nel Paese d’origine.

Diverse sono ormai anche i vettori aerei che hanno interrotto i collegamenti con gli scali cinesi, e vietato anche il traffico d’ingresso, specie dai luoghi più bersagliati dal virus, sempre per ragioni di sicurezza sanitaria. Tanti saranno gli aeroporti che subiranno danni a causa del calo nei collegamenti, per quel che riguarda l’Italia, solo Malpensa si pensa che perderà 2 milioni di passeggeri, tra viaggiatori cinesi e asiatici. Previsti anche crolli nelle azioni delle Compagnie aeree.

Insomma il coronavirus, in circa un mese, ha scombinato le carte di quel complesso meccanismo definito nel terzo millennio globalizzazione, messo a ferro e fuoco le potenzialità della Scienza, quasi sempre impreparata quando il virus viaggia in ‘incognito’, con una ‘carta’  d’identità nuova, e una direttiva di marcia che allunga vertiginosamente il passo, allargando la platea delle vittime del contagio.

Debellarlo non è una battaglia semplice, e in ogni caso non si risolve dalla sera alla mattina,  non esiste un trattamento farmacologico veramente adeguato, né cure disponibili, in quanto, una volta isolato l’agente patogeno, occorre tempo per la formulazione del vaccino.

Sono presupposti che si traducono in costi anche pesanti per l’economia dello Stato in cui il virus ha cominciato il suo esordio contagiando un numero d’individui che ormai sono diventati migliaia (si avvicinano ai 18 mila, i decessi superano i 360 – e dunque anche il numero di vittime della Sars – epidemia che si diffuse negli anni 2002/03’, sempre in Cina.

 

I GIORNI DELLA MERLA, TRA REALTA’ E LEGGENDA

DI VIRGINIA MURRU

 

Gli ultimi giorni di gennaio, rappresentano il cuore dell’inverno, richiamano i paesaggi quasi spettrali dei campi deserti, spesso coperti di neve, soprattutto al nord, ma non solo, alle cupe atmosfere delle strade di città, nelle quali la gente si sposta velocemente, vestita di tutto punto: sono i giorni della merla.

La tradizione popolare italiana ha attribuito questo curioso epiteto agli ultimi giorni di gennaio, in virtù di una leggenda tramandata di generazione in generazione, che suscita le domande curiose dei bambini, ma anche degli adulti. Quest’anno, peraltro, rispetta in pieno il significato di freddo e gelo legato a questo breve periodo dell’anno. In ogni regione ci sono versioni diverse della leggenda, ma la morale e il messaggio è sempre lo stesso, i giorni della merla sono in qualche modo uno svincolo, una sorta di crocevia tra il mese più rappresentativo della stagione invernale, e febbraio, che solitamente presenta temperature meno aggressive, anche se il rigore comunque persiste, dipende ovviamente dall’assetto climatico.

I contadini con il loro prezioso sapere, basato sull’osservazione diretta dei fenomeni naturali, hanno sempre sostenuto che dal clima che si presenta durante i giorni della merla, dipenderà quello di febbraio, e a marzo l’inizio della rinascita in natura, ovvero la primavera. Se gli ultimi giorni di gennaio, dal 29 al 31, saranno miti, la primavera rimanderà il suo ciclo di stagione, si presenterà fredda e interessata da forti movimenti di correnti, vento e instabilità. Se invece questi giorni ‘cruciali’ saranno veramente freddi, osservando le direttive della natura, la primavera anticiperà il suo arrivo, e già dalle prime settimane di marzo, si potrà assistere all’esuberante estro della natura, con gli alberi a foglia caduca che aprono le loro gemme e fioriscono, si potranno ammirare le cascate gialle delle ginestre lungo i pendii, che adorneranno e renderanno più festoso e vitale il paesaggio, specie quello rurale fuori dalle zone urbane.

Neppure i meteorologi in questo caso mettono in discussione la saggezza popolare, e ogni anno vediamo che nei loro servizi di previsione del tempo, fanno riferimento ‘ai giorni della merla’ (29-31 gennaio), come significativi dell’andamento del mese successivo, e della primavera in generale per quel che riguarda l’evoluzione del clima e delle temperature.

La leggenda legata a questi giorni, è davvero accattivante e curiosa, intenerisce soprattutto i bambini. Ovviamente protagonista è la merla, che è femminile quanto a genere, ma il dimorfismo in natura presenta altre caratteristiche su questi bellissimi uccelli, il cui canto, tra l’altro, è splendido, e allieta l’alba dei giorni invernali, soprattutto quando comincia la stagione degli amori, proprio tra fine gennaio e febbraio.

La merla dunque, essendo femmina, presenta una livrea diversa dal maschio, infatti ha un piumaggio lucente e bruno, e lo è anche il becco. Il maschio invece ha un piumaggio nero brillante e il becco inconfondibilmente giallo, per cui il nero che si attribuisce alla merla nella leggenda, come vedremo, non è propriamente così in realtà..

Si racconta che un tempo la merla avesse una livrea di piume bianche bellissime, e che se ne andasse in giro durante le giornate di febbraio ostentando il suo piumaggio, al punto da indispettire gennaio, il quale le rendeva la vita difficile divertendosi a improvvisare bufere di neve, forti raffiche di vento e gelo nell’aria, ogni volta che il bellissimo volatile usciva per approvvigionarsi di cibo. Alla fine la merla non ne poté più dei suoi dispetti, e decise di fargli una sfuriata con  invettive tali da indurlo a controllare il potere degli elementi.

“Sei dispettoso e crudele, anche quest’anno hai fatto morire tanti uccelli, ma non ti vergogni? – Devi smetterla di renderci la vita così dura, come possiamo sopravvivere noi animali, tu sei contro la natura, questa è la verità..”

“Sciocchezze – rispose gennaio, per nulla commosso – vedo che ti pavoneggi ogni giorno, nonostante il tempo, non sembra importarti poi tanto del freddo.. Secondo te, io dovrei dispensare sole a piacimento, solo perché a te il freddo dà fastidio? – Deve esserci freddo, la natura ha bisogno di riposo, inoltre io sono indispensabile con il mio rigore, perché questi sono i regolamenti del Creato.. morire per rinascere, a me è stato attribuito questo compito ingrato, d’accordo, ma devo svolgerlo, che vi piaccia o no, e ora finiscila con le tue rimostranze, mi stanno venendo a noia..”  Niente, imperturbabile, insensibile. La merla s’indignò ancora di più, e decise che il prossimo inverno avrebbe acuito l’ingegno, facendola in barba alla strafottenza del primo mese dell’anno. Così fece. Durante il periodo autunnale divenne insolitamente operosa, e riempì  il nido di cibo, così che a gennaio non fosse costretta ad andare in giro tra la neve, il vento e il gelo, rischiando perfino di morire assiderata.

E giunse gennaio.. ma questa rivalsa non le bastò, nutrita a dovere ogni giorno, malgrado il tempo, ogni tanto metteva in movimento le ali e si faceva qualche giretto nei dintorni, non disdegnando il canto, e finendo per indispettire sempre più gennaio, che credeva di averla relegata nel nido, con esibizioni di tormente, tempeste e tutto ciò che l’estro della sua natura gli metteva a disposizione. Cosa mai poteva fare?

Bisogna a questo punto precisare che nel calendario Romano, gennaio aveva 29 giorni, mentre febbraio ne aveva due in più.. Quando gennaio si rese conto che il tempo a disposizione era finito, mentre la merla pestifera esultava cantando in lungo e in largo tra un campo e un filo di corrente, decise di rivolgersi a febbraio.. per chiedergli credito. Gli spiegò la situazione, con una certa aria da vittima, e riuscì a persuadere febbraio, che in fondo era un semplicione ingenuo. E così riuscì a fregargli due giorni, per portare la merla alla più assoluta esasperazione, diventando ancora più crudele, rendendo questo ulteriore spazio di tempo, più duro da trascorrere. La merla, che credeva di avere ormai attraversato il ponte ed essersi lasciata alle spalle quel mese odioso, si ritrovò senza cibo, costretta a trascorrere parte della giornata al freddo, così tanto intenso da rischiare di non farcela a sopravvivere.

L’ultima possibilità fu il rifugio nel tepore della canna fumaria di un camino, era talmente infreddolita che vi si tuffò, trovando all’interno un mattone sporgente che le garantiva protezione e appoggio. Dopo tre giorni notò che all’esterno il clima era migliorato, un quadrato di cielo limpido attrasse la sua attenzione e così abbandonò il rifugio. Ma.. per salvarsi dovette sacrificare la sua livrea bianca e bellissima, diventò infatti nera come.. il carbone. Non se ne curò più di tanto..

Ecco dunque la ragione e il significato dei ‘giorni della merla’, e dei due giorni chiesti in prestito da gennaio, perché diventassero davvero impossibili da trascorrere all’aria aperta. E’ ovviamente una leggenda, ma il genere umano è avvezzo a trovare ragioni a qualsiasi avvenimento, anche alle leggende.

OUTLOOK FMI. PRUDENTI LE STIME SULL’ECONOMIA ITALIANA: 2020 PIL A +0,6%

DI VIRGINIA MURRU

 

Il Fondo considera che in Italia sono state gettate le basi per una svolta e un percorso di ripresa, attraverso le misure previste dalla stessa legge di Bilancio 2020, tanto che la crescita, da quella prevista a +0,5%, potrebbe spingersi nell’ultimo trimestre dell’anno in corso a +0,6%, e per il prossimo anno la stima è su +0,7%.

Resta tuttavia su un piano critico  l’analisi dei fattori che contribuiscono al trend di una crescita modesta del Pil, secondo l’FMI la produttività esprime poca vivacità già da alcuni anni, per cause che non sono state fino ad ora realmente rimosse, tra le quali vi sono i lacci della burocrazia, la pressione fiscale, e soprattutto l’incidenza del debito, che schiaccia e preclude un’autentica svolta. Il debito resta al 135% del Pil, dato che rimane una perenne incognita e condiziona le scelte di politica economica di ogni esecutivo. Il deficit, nel 2020, dovrebbe attestarsi al 2,4%.

Per quel che riguarda le misure fiscali intraprese dal Governo Conte 2, secondo il Fondo Monetario si sta imboccando il sentiero giusto per alleggerire famiglie e imprese, ma restano da perseguire misure fondamentali per la ripresa, quale la realizzazione di investimenti in infrastrutture.

Sulle pensioni – sostiene l’Fmi – si è fatto tanto, ma la spesa resta alta, anche per l’introduzione di Quota 100. Il sistema fiscale è ancora suscettibile di miglioramenti, e certamente l’esecutivo sta seguendo questa indicazione, anche attraverso la riforma fiscale prevista entro aprile.  Da rivedere, secondo il Fondo, il sistema di valutazione della proprietà, che penalizza in modo considerevole le famiglie meno abbienti. Molto bene le misure per la lotta all’evasione fiscale, sempre da incentivare.

Si procede al miglioramento del sistema fiscale, ma “il taglio del cuneo resta ancora modesto”, secondo gli analisti del Fondo, in Italia il cuneo sul lavoro è intorno al 48%, ma la media Ue è più bassa: il 42%. Occorre  una riduzione più decisa “da valutare intorno al 2% del Pil, compensata da un significativo ampliamento della base imponibile”. Ossia il potenziamento della lotta all’evasione, nonché un miglioramento delle agevolazioni fiscali. C’è inoltre da considerare come opportunità il persistere della politica monetaria espansiva della Bce, con relativi bassi tassi d’interesse, che l’Italia dovrebbe cogliere come una grande opportunità, poiché questa politica monetaria di favore non sarà perenne.

L’Italia, fra una traversia e l’altra ha superato il rischio recessione, ma secondo l’Fmi la crescita non ha ancora  presupposti di solidità, e non sono da escludere i fattori che derivano da un quadro internazionale che ha presentato durante il 2019 e agli esordi del nuovo anno, elementi di notevole instabilità, quali i conflitti commerciali tra i due giganti dell’economia mondiale, Usa e Cina, tensioni nei mercati emergenti,  incertezze di carattere geopolitico, soprattutto in Medio Oriente. E basterebbe citare le tensioni tra Iran e Stati Uniti, ma anche con Arabia Saudita, i focolai di conflitto devastante in Siria, Yemen, e la perenne e irrisolta questione dell’Afghanistan, insieme a tante altre emergenze in America Latina.

E non ultimo il fattore Brexit, anche questo passo indietro del Regno Unito proietterà le sue ombre nel commercio internazionale, e a pagare tributo sarà anche l’Unione europea. I fattori idiosincratici causano problemi di carattere macroeconomico nelle economie dei mercati emergenti, a questo si aggiunge il basso livello di crescita della produttività, e non meno incisivo l’invecchiamento demografico nelle economie cosiddette avanzate.

A questa lunga serie di vulnerabilità si devono aggiungere i mercati finanziari, che esprimono reazioni ponderate sulla base del rischio che ogni evento negativo può produrre, e a loro volta possono aggiungere i disastri derivanti dalle insicurezze manifestate dagli investitori.

Tutte realtà che non hanno contribuito alla solidità della crescita, non solo per i riflessi sull’economia degli Stati interessati, ma in definitiva anche per l’incidenza a livello globale.

L’Fmi punta infatti l’osservatorio anche sullo stato dell’economia globale, l’outlook da quest’anno dovrebbe cambiare orientamento, dopo la flessione riscontrata nel 2019. Secondo le stime l’anno in corso dovrebbe registrare una crescita pari a +3,4%, in netto miglioramento rispetto allo scorso anno, quando la crescita globale si era attestata lievemente al di sotto del 3%. In controtendenza rispetto al 2018, quando il Pil globale era stato del 3,6%.

Secondo le valutazioni del World Economic Outlook del Fondo, le stime sono caute, perché vi sono ancora troppe fibrillazioni che non permettono certezze nel versante geopolitico ed economico. La stessa Cina, che negli anni ci aveva abituato a livelli di Pil piuttosto alti, già dal 2019 ha evidenziato una contrazione, sia pure lieve nella crescita, rispetto agli anni precedenti.

E viste le conseguenze della pandemia in atto, con il coronavirus che sta mietendo troppe vittime,  creando allarme in Cina (dove ha avuto origine), e ora  in tanti altri stati, anche questo fattore avrà riflessi non di poco conto sull’economia cinese.

Basti pensare alle precauzioni adottate da tante grandi aziende, che hanno chiuso le loro sedi in Cina e richiamato il personale in patria, al blocco dei voli deciso da diverse compagnie, alla condizione di quarantena e di barriera che si è creata nelle ultime settimane, per concludere che le ripercussioni saranno anche sul piano economico rilevanti. In definitiva non sarà solo l’economia cinese a risentirne, proiettati come siamo in un sistema di globalizzazione, nel quale nessuno può esibire un protezionismo ad oltranza e a prova di scasso, senza essere costretto a confrontarsi con una platea internazionale, nemmeno gli Usa.

 

LA SARDEGNA E’ UNA MERAVIGLIA, SALVIAMO LE SUE COSTE

DI VIRGINIA MURRU

 

L’iter di approvazione del Piano Paesaggistico regionale in Sardegna non ha mai percorso strade semplici  da superare, a volte è stato un tracciato irto di ostacoli, con autentici ‘massi’ che ne hanno bloccato il transito. Soprattutto quando si è trattato di approvare un Piano  che ha inteso imporre vincoli precisi allo sviluppo edilizio scellerato nelle coste, il cui ecosistema e assetto ambientale ha richiesto interventi che ne preservassero l’equilibrio, evitando la moltiplicazione di cubature edilizie anche oltre i 300 metri dalla battigia.

L’iter più tormentato del Ppr in Sardegna allunga le sue ombre negli anni della Giunta presieduta dall’imprenditore Renato Soru (2004/08), personaggio piuttosto noto perché fondatore di Tiscali.

Ora ad amministrare la Regione Sardegna c’è una giunta di destra, guidata da un esponente della Lega, Christian Solinas, che già in campagna elettorale aveva reso noto il suo programma, nel quale era stato inserito un elemento chiave concernente lo svincolo dei limiti stabiliti sull’edilizia nelle coste dell’isola. In attuazione degli obiettivi programmatici, il 23 dicembre scorso è stato approvato dalla Giunta Solinas un disegno di legge che mira a demolire gli attuali vincoli finalizzati alla tutela delle bellezze paesaggistiche e l’equilibrio ambientale.

Si vuole quindi aprire una ‘breccia’ per altre disposizioni, attraverso concessioni più ampie, al fine di favorire e sbloccare il settore edilizio. Secondo il Presidente Solinas “saranno consentiti miglioramenti ed ampliamenti volumetrici del patrimonio esistente; sulle strutture ricettive ubicate in zone urbanistiche saranno consentiti aumenti di volume anche entro i 300 metri dalla battigia”.

Il disegno di legge che dovrebbe approdare in Consiglio regionale, è così titolato:

“Disposizioni per il riuso, la riqualificazione ed il recupero del patrimonio edilizio esistente e di materia di governo del territorio”.

Ed è  battaglia, una guerra dichiarata già all’indomani dell’approvazione della Giunta del cosiddetto ‘nuovo Piano Casa’, avvenuto, come già accennato, lo scorso dicembre. Ecologisti, associazioni ambientaliste, ma soprattutto le opposizioni in Consiglio regionale, promettono di ostacolare il provvedimento dell’esecutivo regionale con tutti i mezzi possibili.

Lo sdegno è andato oltre l’isola, e ha superato anche i confini della penisola, perché la Sardegna con le sue meraviglie è amata ovunque nel mondo. Chi si è avvicinato a questa terra ne è rimasto certamente affascinato, proprio per le atmosfere che sanno evocare le coste con i litorali liberi dall’assedio del cemento, che ne avrebbe altrimenti deturpato il delicato equilibrio.

Secondo esperti di diritto, in questo ambito non dovrebbe neppure essere possibile l’attuazione del Piano Casa, dato che il disegno di legge volto a riscrivere le norme di tutela dell’ambiente, approvate durante l’amministrazione Soru, non risulta ‘praticabile’. Il fatto è che “i piani paesaggistici regionali sono uno strumento di attuazione di una Legge dello Stato, il cosiddetto Codice Urbani, il quale è poi uno strumento di attuazione dell’articolo 9 della Carta Costituzionale.”

Lo spiega in un’intervista concessa a Il Manifesto il prof. Salvatore Settis, presidente dal 2007 al 2009 del Consiglio superiore dei Beni culturali. Egli parte da lontano circa gli interventi dello Stato volti alla tutela del paesaggio. Il primo organico risale al 1985 – afferma il prof. Settis – quando fu approvata la legge Galasso, con la quale gran parte del territorio nazionale veniva sottoposta a ‘vincolo paesistico’, ma non vi furono sostanziali cambiamenti”.

L’altro intervento, diretto ad attuale l’art. 9 della Carta costituzionale – afferma  Settis – si verificò nel 2004. Fu nel corso della XIV legislatura, l’allora ministro per i Beni Culturali, Giuliano Urbani, elaborò il ‘Codice dei Beni culturali e del paesaggio’, mediante decreto legislativo approvato dall’esecutivo, il quale fissava norme di tutela e valorizzazione, in un contesto di collaborazione tra il potere centrale e le autonomie locali. Ma nemmeno in quella circostanza vi fu piena aderenza e applicazione delle norme. Intanto solo 4 regioni aderirono, seguendo le indicazioni del Codice Urbani, e furono la Toscana, la Puglia, il Piemonte e la Sardegna.

Proprio quest’ultima, nel 2004, in ottemperanza a queste norme, mentre alla guida della Regione c’era una Giunta di sinistra con Renato Soru presidente, si dotò di un Piano paesaggistico regionale che divenne un autentico modello anche per alcuni paesi esteri. I tempi non furono lunghi perché il provvedimento fu attuato tra il 2004-2006.

Ora con l’attuale Giunta questo modello di Piano paesaggistico viene messo in discussione, ma è praticamente un obbligo mantenerne l’integrità, valore che non è solo dei sardi, ma di tutta la nazione. Questi Piani regionali sono uno strumento di attuazione di una legge dello Stato: il Codice Urbani.

Il prof. Settis sottolinea che si tratta di presupposti legislativi i cui fondamenti giuridico-istituzionali non prevedono interventi che escludano le norme di tutela concordate dalle Regioni con lo Stato, pertanto non è praticabile la loro ‘demolizione’ per sostituirla con altre norme.

Non sarà semplice rimuovere questi capisaldi, e non avrà un percorso facile il cosiddetto nuovo Piano Case che intende realizzare la Giunta Solinas in Sardegna. C’è un fronte ostico, con i suoi schieramenti, e sono gli ambientalisti piuttosto agguerriti, ma c’è anche la gente comune, i sardi, che non vogliono insidie all’immenso patrimonio paesaggistico e naturalistico che tutto il mondo riconosce.

E infine ‘last but not least’, direbbero gli inglesi, c’è lo Stato, il quale, nonostante la Sardegna sia una Regione a Statuto Speciale, non permetterà variazioni di questa portata quando i vincoli prima di tutto sono con le leggi emanate dal potere centrale, in quanto non può un Ente locale approvare norme in contrasto.

Il presidente Solinas tuttavia difende il provvedimento della Giunta, e afferma al riguardo:

 

“Con questo testo pensiamo di restituire ai Sardi un sistema di regole certe e uguali per tutti. Sarà così possibile migliorare il sistema edilizio, in una logica di rispetto dell’ambiente. Allo stesso tempo l’obiettivo è anche quello di mantenere gli impegni presi con gli elettori, con il programma  presentato un anno fa. Con l’iniziativa tuteliamo anche i legittimi interessi dei cittadini, dando impulso ad un settore di vitale importanza per l’isola, quello edilizio appunto, che ha perso 30 mila addetti in una decina d’anni.”

 

Gli fa eco l’Assessore all’Urbanistica, Quirico Sanna: “Il provvedimento sarà utile alle famiglie e agli imprenditori sardi, dato che sono state previste ‘premialità’ volumetriche e l’impiego di tecniche costruttive che permetteranno, qualora si tratti di demolizioni o ristrutturazioni, il recupero e reimpiego di componenti costituenti la struttura, uso di materiali locali e fonti di energia rinnovabili. Si mira al recupero di edifici esistenti ubicati in aree ritenute ad alta pericolosità idraulica. In tal modo si potrà coniugare l’esigenza di tutela e la valorizzazione delle caratteristiche paesaggistiche e naturalistiche, culturali e storiche del territorio, in sinergia con i criteri di sviluppo sostenibile.”

 

Sono giustificazioni che non convincono, l’avere fatto quadrato intorno al provvedimento, per difenderne l’opportunità, ha persuaso solo coloro che hanno interessi diretti nel settore, non la gente dell’isola che ha a cuore la difesa dell’ambiente, e che è consapevole dei danni che simili scellerate iniziative potrebbero arrecare al settore turistico. Altro che incentivare le presenze con maggiori ampiezze volumetriche con strutture che offrono spettacolari viste sullo splendido mare  dell’isola..

 

Il settore turistico è trainante in Sardegna proprio perché i viaggiatori sono attratti dagli spettacoli naturali che anche nel terzo millennio l’isola può ancora offrire. Il territorio, sia pure dopo innumerevoli conflitti, spesso a suon di vertenze e sentenze dei Tar, vigilanza e battaglie da parte delle Associazioni ambientaliste e semplici cittadini interessati semplicemente alla tutela dell’ambiente, è stato preservato. Ovunque la Sardegna offre autentici spettacoli paesaggistici e naturalistici che difficilmente si possono trovare altrove nel Mediterraneo. Questa è la ragione per la quale il turismo è in grado di trainare tutte le attività ad esso connesso.

 

La sola ragione che porta i turisti a dimenticare i disagi e i costi dovuti ai mezzi di collegamento – sia se provenienti dalla penisola che dall’estero – è perché poi si è premiati con visioni che incantano. La vacanza diventa rapporto diretto e stretto con una natura integra, in molte aree quasi selvaggia, questo è il senso della pace e del relax a lungo cercatati.

 

Se assaltando le coste con colate di cemento ci conformassimo e omologassimo al ‘regime’ urbanistico in vigore in altre località considerate di pregio ambientale, cesserebbe l’attenzione del turista nei confronti dell’isola, perderebbe il suo fascino, e ci scorderemmo tutti i riconoscimenti delle Associazioni ambientaliste, le innumerevoli ‘bandierine blu’, che sono poi le stelle attribuite alla qualità delle coste e alla limpidezza del mare.

Con questi intenti, e magari successive ‘deroghe’ in barba all’assetto naturalistico del territorio, il degrado delle coste è servito, ma anche l’interesse del mondo verso questa meravigliosa isola, che abbiamo il dovere di consegnare ai nostri figli integra sul piano naturalistico, così come ce l’hanno lasciata in dote le precedenti generazioni.

 

Il nuovo ‘indirizzo’ urbanistico che intende seguire la giunta regionale della Sardegna, rischia fortemente di agevolare la speculazione edilizia, si permetterà, per esempio, la costruzione di fabbricati per fini residenziali in aree agricole adiacenti le coste, anche ai non addetti al settore, ai non imprenditori agricoli o coltivatori diretti.

 

E così possedere anche una piccola proprietà a destinazione agricola, potrebbe favorire la costruzione di immobili e il consumo del suolo, addebitandone alla collettività le spese per la realizzazione delle opere di urbanizzazione, ma soprattutto sconvolgendo la pianificazione urbanistica esistente. A preoccupare sarebbero le grandi strutture ricettive, il loro ampliamento e dunque gli sviluppi volumetrici, con incentivazione di cubature, che congestionerebbe per ovvie ragioni la costa e gli accessi al mare, fino alla linea più prossima ai litorali anche nelle aree di pertinenza agricola. Non è una minaccia di poco conto, e non deve stupire l’allarme che un simile provvedimento ha provocato.

 

Le disposizioni sul Piano casa, prima che ottengano l’approvazione del Consiglio Regionale rischiano d’essere dichiarati incostituzionali. Il dibattito si è già allungato in parlamento, con un’interrogazione del deputato  pentastellato Mario Perantoni, il quale in un suo intervento al riguardo, afferma:

“in Sardegna c’è una Giunta di centro destra guidata dalla Lega, la quale ha fino ad ora dimostrato di non avere una visione innovativa di sviluppo. Ora si vorrebbe introdurre una modifica della Legge urbanistica, che prevede ampie concessioni anche all’interno della fascia costiera dei 300 metri dalla battigia, in deroga ai vincoli di inedificabilità di queste aree sotto tutela.”

Sul piede di guerra ci sono anche gli ecologisti del Gruppo d’intervento giuridico (Grig), che ha promosso la petizione popolare delle ’10 mila firme’ per bloccare il provvedimento della Giunta Solinas, volta alla salvaguardia delle coste dell’isola, rivolta al Ministero per i Beni e Attività Culturali, al Governatore stesso e al presidente del Consiglio regionale sardo, affinché non si sfiorino i vincoli di inedificabilità al di là dei 300 metri dalla linea di costa. Tante le firme di personalità di spicco, non solo in Italia: l’interesse su questi interventi nel settore urbanistico rivolto alle coste, è rilevante anche all’estero.

Dichiara il Grig: “Con la crisi economico-sociale che riguarda l’isola, e le emergenze  in ambito occupazionale, con un dissesto idrogeologico che mette a rischio tante zone della Sardegna, con calamità al seguito, e un contesto nel settore trasporti da terzo mondo, i politici che guidano l’amministrazione dell’isola sanno dare solo queste risposte, che poi sono le stesse da decenni, ossia favorire le opere che incrementano il livello di cemento nelle coste, giustificando il provvedimento come mezzo di stimolo per l’aumento dei flussi turistici.”

Secondo il responsabile del Grig, Stefano Diliperi, si tratta semplicemente di un programma politico ottuso e autolesionista. Bisogna prendere atto che si va ad insidiare la fascia più privilegiata, ossia le coste, favorendo la speculazione immobiliare. Il disegno di legge sul Piano Casa, approvato alla fine dello scorso anno, è soprattutto ‘misterioso’, non si conosce ancora e non è stato presentato al Consiglio regionale.

Gli ecologisti e tutti coloro che avversano il provvedimento, ritengono che sia una follia,  gli effetti in futuro potrebbero essere veramente deleteri, proprio per un certo tipo di turismo, quello che sceglie, nonostante le traversie per raggiungerla, questa meravigliosa isola.

E poi ci sono coloro che ritengono un limite allo sviluppo gli attuali vincoli, che hanno votato la destra nell’isola anche per vedere realizzata questa linea di cambiamenti. Per loro la Sardegna è la regione più tempestata di vincoli in Italia, ‘un’autentica riserva indiana’, ed è quindi il momento propizio per cambiare.

Quando l’ex presidente Renato Soru, nel 2006, con delibera n° 36/7 del 5/09/2006, decise l’adozione del Ppr, che fu poi approvato più avanti dal Consiglio Regionale, ebbe un’ampia cerchia  di approvazione e assenso, anche all’estero, dato che Spagna e Croazia, per esempio, adottarono il Ppr come modello per la tutela del territorio e veicolo di sviluppo turistico ed economico.

Soru fu anche nominato dall’Onu “Ambasciatore della costa”, per via dell’impegno nella difesa delle aree costiere. E tuttavia sappiamo che il Ppr non ebbe vita facile. Perfino il Governo Berlusconi fece ricorso, e all’epoca lo ostacolò, e non poco, anche se poi Soru non è personaggio arrendevole, e riuscì a suon di sentenze del Tar a farlo approvare, respingendo anche i tentativi di referendum indetti proprio con lo scopo di fermare la Legge n° 8 del 2004. Insomma, una traversia dietro l’altra.

I primi interventi di tutela risalgono al 1976, con legge regionale n° 10/1976, che ha sancito il vincolo di inedificabilità in una fascia costiera di 150 metri dal mare, norma che mirava alla tutela delle coste, a preservarle dal dissennato tentativo di trasformazione immobiliare. Dal ’93 il vincolo difende una fascia di 300 metri dalla battigia, sempre con legge regionale n° 23/1993.

Il Ppr approvato dalla Giunta Soru ha meglio definito i limiti e disciplinato il contesto di salvaguardia delle coste, confermando i criteri d’inedificabilità sui 300 metri dalla battigia marina (tramite gli art. 19-20 delle Norme di attuazione del Ppr), interventi riconosciuti dalla giurisprudenza che fa riferimento alla Costituzione.

E da qui non sarà semplice ripartire e cambiare rotta di marcia, quando c’è un ostacolo che si chiama, appunto, Costituzione.

 

 

LA VITTORIA DI BONACCINI PORTA OTTIMISMO A PIAZZA AFFARI: DIFFERENZIALE A 141 PUNTI BASE

DI VIRGINIA MURRU

 

In seguito alla vittoria del candidato  Governatore per l’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, Piazza Affari ha reagito positivamente, portando il differenziale di rendimento a 141 punti base (in chiusura venerdì era a 156, 5), un crollo che risulta ai minimi da agosto. Il rendimento del decennale italiano è ora a 1,07%.

In borsa l’elemento ‘destabilizzante’ temuto era la vittoria della destra, e pertanto la riconferma del Governatore Bonaccini è stata interpretata dagli investitori come un segno di stabilità. Seduta dunque positiva per l’azionariato di Piazza Affari, che riparte con slancio e potrebbe a questo punto essere influenzata dalle reazioni negative derivanti dalla Brexit, la cui attuazione dovrebbe essere avviata il 31 gennaio.

Data che sancisce, dopo l’approvazione formale da parte di Westeminster dell’European Union Withdrawal Agreement Bill, ossia l’Accordo siglato dall’Ue e Governo del Regno Unito che rende attiva la Brexit, ponendo fine al suo lungo e tormentato iter.

L’ultimo passaggio è la ratifica da parte del Parlamento Europeo, che dovrebbe avvenire mercoledì; infine si passerà, a partire dal primo di febbraio, al periodo di transizione previsto, della durata di circa undici mesi. Dopo il 31 dicembre 2020, infatti, il Regno Unito non sarà più legato ai Trattati dell’Ue e i suoi rappresentanti lasceranno definitivamente le Istituzioni di Bruxelles.

GUALTIERI: IL TAGLIO DEL CUNEO SARA’ STRUTTURALE, AD APRILE RIFORMA IRPEF

DI VIRGINIA MURRU

 

Il Consiglio dei Ministri ha varato il decreto sul taglio del cuneo fiscale 2020, in attuazione della legge di Bilancio (legge 27 dicembre 2019, N. 160). Roberto Gualtieri, ministro dell’Economia, annuncia che il Governo ha già aperto la strada per una generale riforma dell’Irpef, e che non si tratterà solo di interventi marginali.

Il provvedimento consta di 5 articoli e la sperimentazione partirà dal primo luglio fino a dicembre,  in attesa di una revisione degli strumenti di sostegno al reddito. Il decreto è in via di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

Intanto con l’approvazione del decreto legge s’introducono le misure urgenti per la riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente.

Gualtieri sostiene che questi interventi costituiranno un buon input per l’economia, una spinta propulsiva che darà i suoi risultati favorendo la crescita.

Per ora i sindacati sono positivi sugli sforzi compiuti dal Governo in termini di riduzione del cuneo, certo auspicano in tempi brevi un’autentica riforma,  ma dei buoni passi avanti sono stati comunque compiuti. La platea dei beneficiari intanto si amplia: il trattamento integrativo interesserà 16 milioni di lavoratori dipendenti (e assimilati), con redditi fino a 40 mila euro, prima la platea era di 11,7 milioni di lavoratori.

Aumenterà il cosiddetto ‘bonus Renzi’, da 80 a 100 euro per i percettori di salari più bassi – da 8.200 euro fino a 28 mila – e comporterà una spesa per il 2020 di 3 miliardi di euro. In sei mesi di sperimentazione i lavoratori dipendenti si troveranno fino a 600 euro in più in busta paga (per i percettori di redditi fino a 28 mila euro), il beneficio si ridurrà con scaglioni di reddito più elevati, fino ad azzerarsi per quelli che superano i 40 mila.

Lo spiega in dettaglio un comunicato del Consiglio dei ministri:

“Dal 1° luglio 2020, il bonus di 80 euro aumenta a 100 euro mensili per chi ha un reddito annuo fino a 26.600 euro lordi. Coloro che percepiscono un reddito da 26.600 euro a 28.000 euro, beneficeranno per la prima volta di un incremento di 100 euro al mese in busta paga. Per i redditi a partire da 28.000 euro, si introduce invece una detrazione fiscale equivalente che decresce fino ad arrivare al valore di 80 euro in corrispondenza di un reddito di 35.000 euro lordi. Oltre questa soglia, l’importo del beneficio continua a decrescere fino ad azzerarsi al raggiungimento dei 40.000 euro di reddito.”

La misura partirà dal mese di luglio,  ossia tra sei mesi,  la manovra del Governo ‘Conte 2’ è dunque in dirittura d’arrivo, e proprio il presidente del Consiglio assicura che “l’esecutivo andrà avanti con determinazione su questa strada, fino a realizzare una più ampia riforma fiscale, proseguendo sul percorso intrapreso e riducendo ancora le tasse alle famiglie”.

Il ministro dell’Economia conferma che si tratta di ‘work in progress’ e che sarà presentato un disegno di legge delega per la riforma fiscale entro il mese di aprile.

Ma si annunciano anche ulteriori interventi a favore dei pensionati esclusi dal bonus, attraverso la riforma dell’Irpef. Ad anticipare la misura è Laura Castelli, vice ministro dell’Economia,  spiegando che ve  ne saranno altre rivolte agli incapienti, mirate, al momento si pensa mediante assegno. Sono inoltre previste semplificazioni per quel che concerne le detrazioni, riduzioni delle aliquote e scaglioni Irpef.

Abbiamo il poco lusinghiero primato in ambito internazionale dell’incidenza in termini di pressione fiscale su lavoratori e imprese (ma  siamo primi in generale per la pressione che esercita il fisco sui cittadini), tutti si auspicano che finalmente si focalizzi l’attenzione  sugli oneri che gravano nei confronti di lavoratori e imprese.

 

WORLD ECONOMIC FORUM. SU WEB TAX TRA EUROPA E USA TREGUA IN ATTESA DI NEGOZIATI

DI VIRGINIA MURRU

Al World Economic Forum  2020, in corso a Davos, la Web tax è come una mina vagante nei rapporti commerciali tra gli Usa e alcuni Paesi Ue. Gli Usa, tramite il Segretario al Tesoro Steve Mnuchin, hanno espresso la loro contrarietà, non ne vogliono sapere di aumenti riguardo alla tassazione digitale sui colossi della Silicon valley.

Italia e Francia nei negoziati sono inflessibili al riguardo, ma le reazioni del Governo americano non sono rivolte alla tolleranza, ci potrebbero essere ritorsioni sulle Case automobilistiche europee (di Francia e Italia in particolare, unite in questo asse strategico contro i giganti del web Usa), e di solito i tuoni non arrivano mai soli, i fulmini sembrano la logica conseguenza di una politica fondata sul protezionismo. ‘America first’ è l’intercalare di ogni confronto o negoziato sul piano internazionale quando si tratta di tutelare gli interessi dell’economia statunitense.

Si sono esposti per primi i francesi, tramite il ministro dell’Economia Bruno Le Maire, e si è poi unita l’Italia per fare fronte unico sullo scottante tema della web tax, con l’omologo Roberto Gualtieri. L’Italia, come si sa, ha inserito nell’ultima legge di Bilancio la tassazione digitale a carico dei colossi del web, la cui entrata in vigore è prevista per il mese di febbraio.

C’è stata polemica sui metodi di applicazione della tassa perché la si vorrebbe diretta ai profitti e non al fatturato, a parità di trattamento in ambito fiscale. Nel modo in cui è stata impostata la web tax contribuirebbe a fare alzare i costi per le piccole medie imprese e consumatori, e pertanto agerebbe in modo negativo sulla crescita delle stesse imprese.

Il World Economic Forum è cominciato il 21 gennaio (a Davos, Svizzera), e migliaia sono gli ospiti attesi per la 50esima edizione, è considerato uno degli eventi ‘più ecosostenibili’ che ci sia mai stato fino ad ora, dato che nella sua agenda, il fulcro su cui convergerà l’attenzione degli invitati sarà proprio il tema ambiente.

Secondo l’81enne economista, Klaus Schwab, fondatore del Forum – “il pianeta versa in uno stato di emergenza, e lo spazio d’azione si sta rapidamente riducendo, pertanto è fondamentale intervenire con senso di responsabilità”. Gli investimenti green saranno in primo piano in questo ambito.

Ma il forum è anche un’occasione d’incontri strategici tra i rappresentanti di Stato per importanti questioni economiche e commerciali, come quelle riguardanti la web tax, e i dazi, a margine del Forum tanti i temi oggetto di confronto.

A Davos la questione relativa alla tassazione digitale è stata affrontata in un tavolo comune con i rappresentanti di due Paesi europei, Francia e italia, il Segretario Ocse Angel Gurria e il Segretario al Tesoro Usa, Mnuchin.

Francia e Italia intendono fare valere i loro diritti di esigere le imposte dalle multinazionali americane, anche se la risposta degli Usa di questi tempi lascia poco spazio al dubbio circa la reazione su simili iniziative. Nel mirino ci sono i dazi con cui colpire, non si concedono sconti a nessuno, e del resto non è la prima volta che l’Amministrazione Trump minaccia i Paesi dell’Ue con ritorsioni sui prodotti che varcano le sue frontiere.

Sarà a questo punto necessaria la mediazione del Segretario Ocse Gurria, il quale dovrà cercare un punto di convergenza ed equilibrio su una tassazione globale che non crei ulteriori conflitti, al di là di quelli in atto, in parte risolti con la Cina, e altri da chiudere con nuovi accordi.

Nessuna delle parti al momento sembra disposta a cedere terreno in favore dell’altra; la Francia, per non inasprire i rapporti con il Governo americano, ha dichiarato che non è disposta a fare concessioni sulla web tax, ma terrà bloccato il pagamento del primo acconto fino a che non si troverà una linea comune d’intesa globale tramite intermediazione Ocse.

Qualora per ipotesi il negoziato dovesse fallire, la Francia procederà con l’applicazione della tassa, e c’è da giurare che la risposta Usa sarà scontata, il ‘tiro’ è già stato annunciato, e i bersagli non mancano di certo. L’Italia è in sintonia, ma rispetto alla Francia è rimasta un po’ in retrovia. Dagli scambi di vedute, negli incontri tra La Maire e Gualtieri, sembrerebbe che si sia deciso di agire in concerto e di non fare un passo indietro, nonostante il clima di ‘raid’ in cui si tratta con gli americani.

E’ ovvio che i due Paesi hanno interesse ad agire in sintonia per dare maggiore forza al negoziato e limitare lo strapotere delle multinazionali, le quali hanno sempre cercato di farla franca con il fisco dei paesi in cui operano tramite il mercato digitale.

Trump intanto ha fatto sapere che le trattative con i Paesi Ue sono più scogliose di quelle con la Cina, e che in ogni caso, qualora s’implementasse la Web tax, sarà inevitabile colpire con tariffe dirette al mercato automobilistico. E’ evidente che la digital tax non coinvolge solo Francia e Italia, ma anche altri paesi, Gran Bretagna compresa.

La Maire afferma che l’Unione europea è compatta riguardo alla web tax, ma non c’è interesse ad inasprire i rapporti con gli Usa. Si è pertanto deciso di trattare. Iniziative in tal senso sui prossimi vertici sono state avanzate anche dalla Presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, in tempi brevi si auspica una soluzione che neutralizzi il conflitto in atto.

“Questo non significa – precisa il ministro delle Finanze francese – che si debba rinunciare ad un sistema di tassazione efficace e mirato, ma è necessario arginare il fenomeno dell’evasione fiscale che riguarda i big operanti nel digitale, con enormi profitti e tasse irrisorie. “

Gli sviluppi sulle trattative con l’Amministrazione Trump in merito alla questione web tax si vedranno nei prossimi mesi, intanto si è stabilita una tregua, in attesa di una soluzione globale più stabile.