C’ERA UNA VOLTA IL DIRETTORE DEL PERSONALE

DI NELLO BALZANO

La notizia è di un paio di giorni fa, come le tante legate ai problemi di lavoratori, non ha avuto la dovuta attenzione mediatica: 40 lavoratori di un’azienda in appalto della Castelfrigo di Modena al rientro dalla pausa pranzo hanno trovato l’accesso sbarrato, per fare ciò è bastato disabilitare il loro badge. In poche parole con una semplice operazione informatica si è interrotta unilateralmente la loro attività lavorativa.

Non è la prima volta che succede, già in passato queste procedure sono state utilizzate in altre realtà, nulla di illegale certo, ma indubbiamente l’ennesimo segnale della scomparsa di un rapporto tra le aziende ed i dipendenti fatto di relazioni personali, un voler rimarcare che il datore di lavoro non intende discutere una sua decisione, con i lavoratori e con le strutture sindacali, tutto viene demandato ai tribunali.

Nessuno può mettere in dubbio l’importanza e l’utilità del controllo elettronico degli accessi, un sistema che tutela l’azienda ed i lavoratori e contestualmente semplifica ogni procedura inerente alla presenza di questi ultimi, compresi i conteggi per la retribuzione, senza dimenticare la selettività degli accessi, spesso per motivi legati alla sicurezza, insomma uno strumento importante.

Contemporaneamente peró, l’informatizzazione utilizzata nelle  comunicazioni aziendali, può sostituire le modalità canoniche in forma cartaceacon i dipendenti, lo chiarisce la Corte di Cassazione (Cass. Civ. 13 agosto 2007, n. 17652), lo conferma il tribunale di Catania che ha bocciato un ricorso ad un licenziamento tramite Wathsapp dando quindi ragione al datore di lavoro, la Corte di Cassazione infatti chiarisce che é sufficiente una comunicazione scritta con riscontro della ricezione, in pratica le due spunte celesti.

È chiara perciò la disparitá nel confronto tra le controparti, un dipendente oggi si trova a dover contestare un provvedimento talvolta illeggittimo in una posizione di estrema difficoltà, ovvero con pochi e difficili strumenti e fuori dal contesto lavorativo, senza trascurare la debolezza sindacale costretta ad agire sempre piú spesso per via legale con tutte le sue complicazioni, a partire da quelle economiche e la sua estrema debolezza nell’organizzare un clima di contrapposizione con la lotta dei lavoratori.

Sono giá diversi anni che le aziende si sono dotate dell’ufficio “direzione delle risorse umane”, in sostituzione di quello del personale, un passaggio, che nonostante la nobiltá d’animo nel comunicarne la trasformazione, nascondeva i veri intenti: persone alla stessa stregua di beni strumentali, un lento lavaggio del cervello operato con una strategia efficace, in un momento dove la politica perdeva il ruolo di arbitro e controllore, il sindacato colpito e denigrato anche dagli stessi lavoratori, spesso non ingiustificatamente.

Le minacce odierne del candidato premier dei Cinque Stelle Luigi Di Maio rivolte al sindacato non sono che l’ennesimo riprova di un facile tiro al bersaglio, le condanne politiche limitate alla sola sinistra suonano nei media piú come la solita dialettica, rispetto alle parole di veritá dichiarate, un clima sempre piú teso, ma soprattutto mirato alla confusione dove la parte piú debole non riesce a trovare la giusta e dovuta compattezza.