SCIOPERI: GIORNALISMO DISINFORMATO

DI NELLO BALZANO

SCIOPERI: IL GIORNALISMO DISINFORMATO

Nella lingua italiana il titolo di questo articolo sarebbe definito “ossimoro”, come potrebbe essere ad esempio “il fuoco freddo” o “l’acqua asciutta”, in pratica un aggettivo che non si addice all’oggetto, ma purtroppo ancora una volta bisogna prendere atto che alcuni giornalisti, chissà forse per imitare la politica, sentono la necessità di parlare alle pance dei lettori, è il caso di Marco Ruffolo una firma della prestigiosa testata “Repubblica”.
Ha preso spunto per sfogare la sua ira contro i lavoratori che scioperano riferendosi a ciò che è successo venerdì, ovvero i disagi che sarebbero stati provocati per un’astensione generale dal lavoro da alcuni mesi messa in atto da USB e COBAS, le motivazioni erano contro le politiche del governo, la precarietà del lavoro, i continui attacchi alle pensioni, i danni provocati da una sanità sempre più privatizzata, la controriforma scolastica e in ultimo, ma non per importanza, i continui tentativi di sterilizzare le forme di lotta dei lavoratori, lo sciopero appunto.
All’estensore dell’articolo non è andata giù che lo sciopero sia stato proclamato dai sindacati di base, che lui sminuisce nel ruolo per il nome impronunciabile ed è strano che un giornalista, tra le altre cose laureato in economia e commercio con Federico Caffè, non conosca la Costituzione che tutela la libertà dei lavoratori di associarsi in strutture sindacali, con tanto di adesioni e statuto, ma soprattutto nel rispetto delle leggi vigenti in materia, quindi non si parla di importanza o di dimensioni, sarebbe contraddittorio visto che si parla di libertà.
Ma a parte la distrazione costituzionale, è paradossale che un giornalista che svolge un’attività descritta all’art. 21 della stessa, informi senza informarsi, non solo, senza conoscere la legge 83/2000 ex 146/90, la legge che garantisce il diritto costituzionale di sciopero nei servizi minimi essenziali, a tutela dei lavoratori e degli utenti di queste attività, quindi diritto alla libertà di movimento, istruzione, salute, informazione, già anche a lui sono applicate queste disposizioni.
Esiste la libertà di opinione e pensiero, è vero, ma questa non può in un quotidiano come Repubblica, essere usata con l’obiettivo di limitare altre libertà, nello specifico di lavoratori che esercitano il diritto di sciopero, e oggi sono senza voce soprattutto se iscritti a sindacati non blasonati,  è triste che questo abuso si compia da chi dovrebbe spiegare ed istruire il lettore; lo sciopero generale di venerdì 10 novembre ha rispettato la legge sopra descritta, non c’è stato nessun effetto annuncio, ha rispettato le fasce orarie a tutela dell’utenza, si è manifestato in 33 città italiane seguendo tutte le procedure, in realtà sarebbero dovuto essere 34, ma a Roma la Prefettura eseguendo un ordine, forse illegittimo del Ministero degli Interni, ha impedito che si svolgessero due cortei autorizzati, arrivando ad usare la forza contro i lavoratori, la cronaca racconta di un insegnante ferito dai manganelli della polizia, ormai una consuetudine di questi ultimi anni.
Quindi stia sereno il dott. Ruffolo tutto si è svolto nella legalità da parte dei lavoratori e delle sigle che li rappresentano, USB e COBAS, non sono necessari ulteriori interventi per limitare il diritto di sciopero, come sollecitati nell’articolo in questione, del Parlamento o di “specialisti” spesso contro i diritti dei lavoratori come l’ex ministro Sacconi o il prof. Ichino, ma soprattutto non si preoccupi di chiedere a CGIL,CISL e UIL di “risolvere” il problema, un ultimo consiglio se ha un po’ di tempo da perdere lo dedichi per informarsi su come si comportano i sindacati negli altri stati europei, cerchi anche in rete, ad esempio, per quanti mesi è stata bloccata la Francia durante il varo dell’equivalente Jobs act italiano o quanti giorni è stato bloccato il traffico aereo in Germania, quando il governo ha cercato di aumentare l’età pensionabile dei piloti, ma soprattutto, si faccia un’idea di come giustamente gli organi di stampa francesi e tedeschi abbiano dato la corretta e dovuta informazione.