C’ERA UNA VOLTA LA DIGNITÀ DEL LAVORO

DI NELLO BALZANO

“L’operaio riconosce la sua fabbrica da lontano, dal colore del fumo delle ciminiere”
Citazione dal film ‘Romanzo popolare’ di Mario Monicelli.

In questa frase tutta la simbiosi tra il lavoratore ed il luogo di lavoro, un orgoglio che ti rendeva protagonista all’interno delle comunità, come le sirene dei cambi turno, che ogni cittadino distingueva dal suono e dai piccoli sfasamenti d’orario.
La pensione non era considerato un problema, soprattutto non era considerato un privilegio, era il giusto compenso per chi aveva contribuito al benessere di uno Stato, respirando veleni, sopportando temperature eccessive vicino ai forni e messo a dura prova in sforzi fisici, non serviva il Pilate o l’ora di palestra quotidiana.
Con gli anni le condizioni sono migliorate, ed i suggerimenti spesso sono arrivati da chi era sul pezzo, o osservando le sue manovre ripetitive, questo per dire che la tecnologia, la robotica, la meccatronica sono servite a questo, non a cancellare posti di lavoro, lo scopo doveva essere quindi produrre di più, con la stessa qualità, meno fatica umana e più attenzione alla sicurezza ed alla salute, seguite dall’attenzione dell’intelligenza dell’operaio, quindi la macchina non sarà mai lasciata sola, ma sempre e solo al servizio dell’uomo.
La modernità doveva essere un’occasione per ripensare e rivedere i tempi del lavoro, le famose 8 ore nate prima degli anni ’20.
Oggi invece si sono invertite le parti, non è più il lavoro che determina l’economia, ma l’economia che decide quanto deve costare e rendere il lavoratore, la concorrenza non si fa con la qualità, ma alzando i ritmi, con paga inferiore, oggi una commessa di un negozio in centro commerciale, o un addetto al call-center, quando offre un caffè ad un amico si è bevuto un’ora di lavoro.
E la domenica era un momento di pausa, le sirene non suonavano e le ciminiere fumavano meno, si usciva e si socializzava, ed il pane doppio acquistato al sabato non era un problema, anzi una caratteristica di un pranzo diverso, un po’ malinconico perché si pensava al lunedì che da lì a poco arrivava.