TELECOM È IN ATTIVO QUINDI LICENZIA

DI PIERLUIGI PENNATI

Proprio così, approfittando di norme favorevoli ed attivo di bilancio Telecom Italia presenta ai sindacati un piano di “remix generazionale” vale a dire fuori i dipendenti con “vecchi” stipendi” e dentro giovani low cost.

Sono 7.500  cosiddetti “esodi incentivati” previsti dal piano, con 2.000 nuove assunzioni, requisiti per potersene andare 58 anni di età e 38 di anzianità aziendale, ma con il continuo cambiamento delle regole sul lavoro e sul pensionamento non si sa bene come questi esodati volontari dovrebbero sopravvivere nei prossimi 8 anni, dato che ammettendo di poter andare in pensione a 66 anni e 7 mesi, tanto resta prima di poter avere qualcosa dall’INPS, sul piatto ci sono “solo” 700 milioni offerti dalla nuova proprietà francese Vivendi/Telecom guidata in Italia dall’israeliano Amos Genish.

Quindi, bilancio in attivo e nessun riguardo per la vita dei propri dipendenti che si vorrebbero sacrificare in nome di un aumento del profitto, risultato del nuovo mix tra leggi sul mercato del lavoro e privatizzazioni a favore dei grandi gruppi esteri, svendiamo pezzi della nostra nazione senza nemmeno poterne tutelare i cittadini che vi lavorano, ottimo risultato delle politiche degli ultimi anni.

Ma Telecom non è l’unica, la tendenza è generale, si guarda alle privatizzazioni laddove i manager voluti dalla politica, privati o meno, non sono stati in grado di gestire al meglio le aziende, sostituendo la classe dirigente nazionale con moneta estera, invece di favorirne la formazione e rilanciare le imprese: esportiamo eccellenze ed importiamo repressione.

FIAT, ALFA, Alitalia, ENAV, ILVA, Perugina, Natuzzi, ed innumerevoli altre aziende vendute o svendute per il solo interesse a capitalizzare, l’uovo oggi invece della gallina domani, unitamente ad investimenti che sono dei veri e propri regali a compagnie estere, come il “rilancio” degli aeroporti a favore delle compagnia low cost straniere: spese italiane guadagni stranieri.

Oggi non serve più un conto alle Cayman, basta una grande azienda dove favorire il “remix generazionale”, in questo modo si diminuiscono i posti stabili, si incrementa la precarietà e si favorisce un “mercato del lavoro” che uccide i lavoratori per poter far cassa, subito.

Per il caso Telecom, come per molti altri, CGIL, CISL, UIL ed UGL si limitano laconicamente a dichiarare che i fondi sarebbero “insufficienti a garantire un’adeguata tutela del personale coinvolto. Stiamo parlando di circa il 20 per cento dei dipendenti italiani, una percentuale enorme che qualche anno fa avrebbe messo i brividi.”, certo insufficiente ad affrontare il problema, che non è quanto costa licenziare, ma come garantire il futuro ai licenziati, dato che il futuro migliore per loro, in un’azienda in attivo, sembrerebbe essere continuare a lavorarvi.

Ma nemmeno sotto elezioni le aziende si fermano, tanto le promesse elettorali sono e restano le solite, cercare nei programmi qualcosa che piaccia al resto degli italiani, quindi “basta precarietà”, tanto poi ci pensiamo, “salario minimo dignitoso”, poi discuteremo di cosa significa dignitoso, “pensione minima a 1000 euro”, tanto poi sarà l’INPS a dire che non si può fare, “reddito di cittadinanza” e quant’altro, insomma mentre dai pulpiti si grida “chiu pilu pi tutti”, nelle aziende si licenziano lavoratori stabili per assumere precari a basso costo.

Un domani così non è una luce fuori dal tunnel, ma il buio pesto che ci imprigiona dentro casa.