ASTENERSI O ANNULLARE IL VOTO: UNA SCELTA ASSASSINA

DI PIERLUIGI PENNATI

Il voto inutile e persino dannoso esiste ed è di almeno tre tipi: scheda bianca, annullata e non votata.

Tutti e tre i tipi in passato hanno già aperto la strada alle dittature, perché i regimi sono felici quando la popolazione non si esprime, così che possano esprimersi solo loro ed in questo senso ognuna delle tre tipologia di scheda è una sconfitta morale e materiale per chi la professa.

Andare a votare senza scegliere significa nascondersi, non solo non avere una idea formata, ma addirittura temere che questa mancanza di idee possa danneggiarci personalmente se non ci presentiamo alle urne, sia in modo pratico, non poter accedere a chissà quale ufficio o perdere chissà quale occasione in ambiente pubblico, oppure farci additare perché non lo abbiamo fatto, io ho votato e la votazione è valida, diremo con orgoglio, omettendo, però “non ho votato nessuno”.

Andare a votare ed annullare la scheda, magari scrivendo frasi di protesta, volgari o solo scherzose, è forse una sconfitta ancor peggiore, significa non avere il coraggio di scegliere, intrappolati nella eterna indecisione di chi, scegliendo, può perdere l’occasione che ha lasciato: puro egoismo inconcludente, tipico della mediocrità.

Ancora peggio, se possibile, non andarci proprio a votare, preferire, come disse un segretario di partito, la cabina al mare a quella elettorale od il supermercato aperto la domenica con dipendenti ricattati per un tozzo di pane, rispetto ad esprimere il proprio assenso o dissenso con chi ha governato fino ad ora: una mera manifestazione ostentata di pochezza umana ed insensibilità civile.

Nel suo Minima Moralia – Meditazioni sulla vita offesa, il filosofo tedesco Theodor Ludwig Wiesengrund Adorno, deliberatamente opponendosi alla Magna Moralia o Grande etica di Aristotele, sosteneva che “la libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta” e forse è proprio questo il fascino della scheda bianca e del non recarsi alle urne, immaginando che nulla possa cambiare e che tanto tutto è già deciso, ma questo gesto di astensione, come il recarsi nella cabina elettorale senza esprimere una preferenza, nasconde un segreto mortale: chi non sceglie non è davvero libero, ma ancor più schiavo delle scelte degli altri producendo così a se stesso un danno maggiore.

Un suicidio civile.

Mussolini, nella sua Dottrina del Fascismo, sosteneva che i “regimi democratici possono essere definiti quelli nei quali, di tanto in tanto, si dà l’illusione al popolo di essere sovrano”, ma, anche se fosse vero che tutto è già preordinato da altri, è proprio nell’esercizio di quella illusione democratica che si può spiazzare e spazzare via chi vorrebbe controllarci confidando nella nostra astensione da paura ed ignoranza.

Poi, per citare dei numeri, si può anche osservare come, secondo alcune fonti giornalistiche, nel 2013 fu stimato che gli indecisi potevano essere tra il 36 ed il 44% dei voti espressi su un totale di poco più del 75% di elettori recatisi alle urne: il 64% di essi sarebbero stati donne, la loro età era compresa per lo più tra i 45 e i 54 anni ed avrebbero indirizzato il loro voto per l’11,5% verso il PD, il 10,40% al PdL, il 10,10% a M5S, il 4,80% a Scelta Civica ed il rimanente polverizzato su tutti gli altri partiti.

Anche se il calcolo non può essere considerato affidabile al 100%, dall’analisi di questi dati si capisce comunque molto bene quanto importante sia la quota degli indecisi per i partiti, dato che si tratterebbe complessivamente di oltre il 30% degli Italiani che avrebbero realizzato incrementi del risultato finale del voto per i singoli partiti compresi tra il 65% del M5S ed il 137%  di Scelta Civica.

Le schede bianche e quelle nulle, sommate, furono il 3,59% e gli elettori mancanti, per differenza con i votanti, quasi il 25%, producendo un quasi 30% di “non voti” che avrebbero potuto tranquillamente ribaltare ancora una volta il risultato finale.

Se questi elettori, invece di votare scheda bianca, annullarla o non recarsi alle urne avessero deciso di non sottrarsi ad una scelta obbligata ed espresso un voto convinto, seppur di protesta, forse, ripeto forse, le cose sarebbero andate diversamente negli ultimi decenni, nei quali, a fronte di grandi lamentele della popolazione, l’affluenza al voto diminuisce comunque mentre aumentano le code per accaparrarsi nuovi telefonini e/o televisori e le gite domenicali agli outlet ormai diventati parchi divertimenti senza biglietto di ingresso.

Se tutto ciò non bastasse ancora, si deve ricordare che il parco giochi più vecchio del mondo e che ancora prospera dal 1843, quello di Tivoli a Copenaghen, fu aperto da Georg Carstensen con la motivazione esposta al re Cristiano VIII che “quando la gente si diverte, non pensa alla politica”, in pratica ai regimi piace la distrazione e l’astensione, ma non solo, anche la rassegnazione è decisiva, la storia ci dice che in Italia la marcia su Roma, nella quale nemmeno Mussolini credeva molto al punto da non parteciparvi personalmente,  convinse tutti che ormai egli non potesse essere evitato e gli aprì di fatto la strada al potere e con esso al fascismo.

Oggi le condizioni sono decisamente differenti, ma la sostanza non cambia, sottrarsi alla scelta, per qualsiasi ragione, favorisce i regimi e l’unico antidoto è andare al voto esprimendo una preferenza chiara, se domenica si recasse a votare il 100 % degli elettori, il dato sarebbe già un segnale impressionante per chi confida sulle scelte “sbagliate” della popolazione.

Ci spaventano con il voto utile per evitare questo o quel partito, ma il voto utile è solo quello espresso, mentre quello non espresso, annullato o evitato non è solo inutile, ma bensì “dannoso” o perfino assassino, perché uccide la democrazia ed il suo esercizio.

Andiamo alle urne e votiamo, nella migliore delle ipotesi forse non lo potremo rifare per altri cinque anni.