DALLA PARTE DEL PM DI GENOVA ENRICO ZUCCA, SENZA SE E SENZA MA

DI NELLO BALZANO

Schierarsi con il dott. Zucca della Procura di Genova non significa riconoscersi in una parte politica, né essere contro aprioristicamente ad un governo o a una maggioranza, è invece essere dalla parte della libertà di pensiero ed espressione costituzionalmente riconosciuti nel nostro Paese.
Non semplicemente quella di ognuno di noi, ma di un esponente della Magistratura, uno dei tre poteri del nostro ordinamento statale nei confronti del quale tutti noi dobbiamo contribuire a salvaguardarne l’autonomia e l’indipendenza dagli altri due poteri, esecutivo e legislativo.
È da comprendere quindi l’amarezza che non è di oggi del dott. Zucca, nel denunciare qualcosa che è davanti agli occhi di tutti noi, è un errore pesare ogni singola parola detta durante un incontro dedicato alla vicenda Regeni, quello che il dott. Gabrielli, capo della Polizia, chiama parallelismo, non è altro che una constatazione di incoerenza del nostro Paese, quando pretende la consegna dei torturatori del giovane ricercatore ucciso in Egitto, da parte di chi ha messo ai vertici di importanti istituzioni di Polizia persone condannate in via definitiva per le gravi lesioni ai manifestanti durante il loro ricovero notturno nella scuola Diaz di Genova, all’epoca del G8 di Genova del 2001.
Quel processo serviva a determinare le responsabilità dei vertici di chi era chiamato a garantire la sicurezza e la libertà di manifestazioni, le violenze perpetrate all’interno della scuola nell’estate del 2001 vide la manipolazione di prove, omertà e menzogne, chi vestiva i panni dell’accusa si trovava quindi nella grande difficoltà di dare la giusta risposta nei termini di legge, prove certe, non semplici supposizioni per rispondere all’emotività di chi ha vissuto con sdegno quella brutta pagina della nostra democrazia, un atteggiamento che portava i PM ad essere talvolta tacciati di coprire, di non voler definire le responsabilità.
Non fu così i colpevoli furono individuati, condannati definitivamente, e purtroppo premiati a fine condanna, come si fa quindi a non condividere l’amarezza nello stato d’animo del dott. Zucca, nel veder svanire nel nulla un lavoro complicato, dove chi chiamavi ad indagare tra le forze dell’ordine doveva fornirti le prove di colpevolezza dei suoi superiori.
Il G8 del 2001 rappresenta il primo momento nel nostro Paese di contrasto politico alla libertà di opposizione civile di protesta nelle piazze, fu colpito chi pacificamente esprimeva la sua idea, ma non c’è traccia di condanna verso chi liberamente ed indisturbato devastava la città, coperti in volto, i “black block”, sembrava agissero con la copertura di altri, l’opinione pubblica, quindi, quasi non riusciva a comprendere la netta differenza tra loro e i “No Global”.
Qualcosa che negli anni si è consolidato e lo vediamo nell’atteggiamento delle persone comuni di fronte ad una manifestazione di protesta, ad uno sciopero, alle cariche della polizia nei confronti dei manifestanti, una sostanziale indifferenza, se non spesso intolleranza.
Qui il fulcro della difesa del PM Zucca che denuncia il ruolo di un vertice che è andato al di là dei diritti costituzionali ed umani di chi esprime il dissenso, è quindi legittimo il sostegno alla sua presa di posizione, a tutela anche della sicurezza del Paese, la repressione non agevola la democrazia, la ostacola, lo Stato ha bisogno di chi è deputato ad organizzare il dissenso, perché solo così si previene la pericolosa formazione di attività non controllate.
Forse è un azzardo sostenere queste tesi, ma le tragiche vicende che hanno accompagnato questo Paese dovrebbero insegnarci che certe ammonizioni quando arrivano da chi opera all’interno di Istituzioni che devono godere della massima autonomia ed indipendenza, bisogna ascoltarle, negare ciò e non riconoscere, ad esempio, le gravi ma provate affermazioni di Falcone e Borsellino quando denunciavano le collusioni tra malavita organizzata, la politica ed altri pezzi dello Stato, loro oggi purtroppo non ci sono più, ma il fatto che non si sia dato il giusto peso alle loro accuse lo viviamo ancora oggi nel vedere le mafie ancora sostanzialmente indisturbate nel loro agire.