TORNA AL LAVORO AD 80 ANNI

DI PIERLUIGI PENNATI

La notizia è di quelle che ci piacciono molto, un po’ perché sorprende, un po’ perché fa sorridere ed un po’ perché è diversa, tanto diversa da quelle notizie che siamo abituati a leggere.

Per lui, Eduardo Saija, è questione di orgoglio e di principio, si tratta di affermare un diritto: «Voglio assolutamente tornare al lavoro, e ho già espresso la mia volontà con una lettera in cui affermo che sono pronto a farlo al più presto, anche dal prossimo mese di maggio», dichiara ai giornalisti che lo intervistano.

Per noi, invece, dovrebbe essere motivo di riflessione: un processo di lavoro durato 25 anni, ben oltre la compatibilità con la durata media del rapporto di lavoro rimanente e persino dell’aspettativa di vita.

Così, alla fine, se giustizia è fatta per la legge resta il dilemma, chi è il colpevole?

Si fa in fretta a dire lo stato, ma alla fine il colpevole, ovvero chi paga, è sempre il cittadino, in questo caso lavoratore che per le lentezze della giustizia è stato licenziato con ingiustizia ed ottenuto la pensione minima al posto di quella spettante da dirigente della Motorizzazione Civile di Messina.

E pensare che l’accusa era di aver concesso favoritismi in cambio del pagamento di alcune bollette private, quelle bollette con le quali ha dovuto probabilmente combattere per 25 anni a causa dell’anticipazione in quiescenza con la pensione minima e forse per questo, oggi, nonostante l’età, ha deciso di combattere per avere piena “giustizia”.

La prima assoluzione piena nel 2009, per insussistenza delle accusa, dopo che nel 1993 era stato anche in carcere, “soli” sedici anni a seguito dei quali, almeno, era stato ottenuto un risarcimento per i periodi di prigione, ma a Saja non sono bastati, ha chiesto l’applicazione al tribunale del lavoro della cosiddetta “Legge Carnevale“, che, come si trattasse di uno scherzo, prevede la reintegrazione in servizio anche oltre i limiti di età.

Secondo il suo avvocato, Giovanni Caruso, «Il mio assistito è assolutamente consapevole della sua età, ma è convinto di poter ancora dare il suo contributo in ufficio. Mi rendo conto che questo sia considerato inusuale, ma è comunque giusto vista la sentenza dargli la possibilità di lavorare».

L’Assessorato Regionale al turismo, che dovrà reintegrarlo, ha chiesto tempo per approfondire la questione, ma è certo che se un “giovanotto” di 80 anni, che ne ha ancora 25 da lavorare, potrebbe anche piacere alla Fornero, per fortuna è destinato a rimanere un caso più unico che raro.

Speriamo almeno non gli facciano smaltire il lavoro arretrato…