IL GRANDE FRATELLO VERSIONE 2018

DI NELLO BALZANO


1948 era l’anno di pubblicazione del libro di George Orwell, “1984 Il grande fratello” semplicemente aveva invertito le ciifre finali descrivendo un mondo dove non esisteva più la libertà di espressione, tutti, secondo quella profezia saremmo diventati oggetti telecomandati e controllati dall’occhio del Grande Fratello.
Aveva anticipato i tempi di qualche decina di anni, ma non era andato poi così lontano dalla realtà odierna, infatti leggi che uno studente dell’Istituto Industriale di Carpi utilizzando Facebook ha mosso una critica nei confronti del sistema di alternanza scuola/lavoro.
Un gesto che gli è costato caro perché l’occhio del Grande preside dell’Istituto ha colto l’occasione per usare questa argomentazione del ragazzo, quale motivazione per attribuirgli un pesante 6 in condotta.
Un voto che potrebbe compromettere seriamente l’esito dell’anno scolastico, ma ciò che più è grave è l’attacco ad un diritto di critica legittimo che evidenzia una maturità dello studente, a prescindere del giudizio personale emesso dallo stesso.
Con questo provvedimento si sta dicendo a tutti gli studenti, durante gli anni più importanti della formazione della loro futura vita: attenzione, non siete liberi, non dovete permettervi di esprimere un vostro pensiero, oggi a scuola e probabilmente anche domani, quando vi affaccerete nel mondo del lavoro.
Qualcosa che si è già visto proprio nel caso di qualche lavoratore che ha pagato caro un suo giudizio ritenuto inopportuno scritto pubblicamente su un social, non basta quindi l’utilizzo dei dati personali per pilotare le nostre scelte su diverse opinioni politiche o commerciali, fatte da società pagate per ottenere quegli scopi.
Quindi un datore di lavoro o un preside di una scuola o un politico può dire ciò che ritiene vicino alle sue posizioni, non solo sui social, ma anche sui media di diffusione di massa, i sottoposti no, loro devono stare attenti a come si muovono, a come parlano o scrivono, qualcosa che ci riporta all’epoca fascista quando i manifesti di propaganda, avvisavano i cittadini di stare attenti, perché anche i muri hanno le orecchie.
1948, l’epoca del dopoguerra in Europa, l’epoca delle grandi migrazioni di molti italiani in cerca di un futuro, accettando di svolgere spesso lavori umili, pesanti e pericolosi, come in miniera, ed è singolare oggi sentire che 13 minatori sardi da giorni protestano 80 metri sottoterra all’interno di una miniera di bauxite, minerale fondamentale per la realizzazione dell’alluminio, una forma di lotta per chiedere di lavorare, uomini che non hanno più ammortizzatori sociali cancellati dal Jobs Act e ancora prima dalla legge Fornero.
Quanto stridono questi due fatti, lavoratori senza voce che reclamano un loro diritto per un tipo di lavoro all’apparenza estinto e giovani forgiati senza dar loro la possibilità di dare un giudizio.