È NORMALE CHE NON SIA NORMALE

DI  PIERLUIGI PENNATI

Corinaldo come Milano, Londra, Parigi o New York, giovani in discoteca oggi come ieri e come probabilmente domani, la trasgressione impazza.

La ricerca di evasione trasgressiva non è del 21° secolo, fa parte della natura dell’uomo ed è da sempre presente nella storia, l’anormalità, o la non normalità, non è una novità inevitabilmente condannata da chi, al contrario, si sente “normale”.

Così ciò che è normale oggi, non lo era ieri, anche Socrate fu condannato perché “corrompeva” i giovani, e Gesù crocifisso per i suoi discorsi da ebreo troppo innovativo, mentre al medio evo assegniamo solo l’appellativo di tempo molto buio, eppure, per i contemporanei delle varie ere quei tempi tanto bui non dovevano sembrare.

Prima di condannare aprioristicamente e senza una memoria storica, dovremmo ricordare come anche più recentemente, negli anni ’60, i Beatles facevano impazzire le ragazzine scandalizzando gli adulti, che a Bethel, una piccola città rurale nello stato di New York, la Fiera della Musica e delle Arti di Woodstock, meglio conosciuta come il festival di Woodstock, diventava nel 1989 il simbolo della trasgressione più moderna e che, nonostante il forte e stabile messaggio di droga, alcool e amore libero ad esso sotteso è ancora oggi rievocato e celebrato maggiormente proprio dai meno giovani.

Che dire poi del movimento punk e dei gruppi musicali che negli anni ’70 si vestivano di pelle, borchie, orecchini e dipingevano il viso da clown per farsi notare meglio?

Novità e trasgressione scandita e ricorrente nei secoli cui, evidentemente, non ci abitueremo mai, la novità fa sempre paura e di fronte ad una tragedia che nulla ha a che fare con tutto ciò l’opinione pubblica degli adulti si accanisce ad inquisisce un cantante che gli è conosciuto ma amato ed apprezzato dagli adolescenti.

Davanti ad una tragedia si cerca la colpa, in chi porta di notte figli che non conosce e troppo giovani in discoteca, in norme di sicurezza non rispettate, nella liberalizzazione dello spray al peperoncino e persino in un cantante troppo sopra le righe anche se ignaro ed assente.

Gli inquirenti sono al lavoro e come per il tribunale di Atene o Ponzio Pilato chiamato a giudicare uno o più colpevoli formali saranno individuati e dati in pasto all’opinione pubblica, ma resteranno ancora una volta a piede libero i veri colpevoli: noi.

Se questo episodio è oggi considerato una tragedia e non solo una fatalità inevitabile, è solo questione di cultura, oggi non siamo più disposti a tollerare situazioni che ieri erano normali e, soprattutto, non siamo più abituati a pianificare il futuro in modo collettivo ed in questo agire da protagonisti, se i nostri figli non studiano è sicuramente colpa dei docenti che vanno aggrediti anche fisicamente in un eterno ricercare colpe altrove, ma certamente non in noi.

Se quello che oggi è normale non lo era ieri, probabilmente quello che domani sarà normale non lo è oggi, in un eterno e naturale mutare.

I negozi che ieri erano chiusi alla domenica non lo sono più oggi, basta questo ricordo per impedirne ancora l’apertura?

Tutti sono stati giovani ed hanno fatto cose più o meno pazze, è giusto impedire ai nostri figli di fare qualcosa di sciocco solo perché noi oggi, solo oggi, lo giudichiamo tale?

La riflessione dovrebbe forse essere più ampia ed articolata, riflessione a cui, apparentemente, non siamo più abituati se non ci rendiamo conto che la tragedia grande della morte di sei persone in una discoteca non può certo essere colpa di un cantante ignaro, di chi produce uno spray al peperoncino pensato per la difesa o di chi scappava preso dal panico, ma che tutti questi fattori, uniti alle norme di sicurezza, ai genitori che portano i figli in giro di notte, a chi concede le licenze di apertura dei locali, etc., concorrono a rendere necessaria una riflessione su cosa ci serve e cosa vogliamo, nel presente e nel futuro.

Se leggendo di questi fatti ci scandalizziamo ed ai nostri figli pare normale è solo perché siamo invecchiati senza pensare che se i colpevoli formali di queste morti vanno individuati, fermati e condannati, tutti noi non dovremmo porci più frequentemente almeno una domanda: cosa faccio io per evitarlo?