IL PARTITO COMUNISTA ITALIANO È MORTO 30 ANNI FA

DI NELLO BALZANO

Il titolo farà arrabbiare parecchie persone, lo comprendo, ma è innegabile che, ad esempio il sottoscritto l’ultima volta che ha votato il simbolo con falce e martello aveva poco più di 20 anni, da lì in avanti lo smarrimento più completo, la continua ricerca di quei valori, non l’ideologia che strumentalmente è diventata argomento di umiliazione e denigrazione nei confronti di chi si riconosceva nel PCI.

Ma il clima attuale non può essere solo colpa di chi ha combattuto il partito dei lavoratori, delle persone che sognavano un mondo più giusto, non si deve escludere la complicità dei suoi eredi, basta guardarsi intorno, cercare di leggere il perché di tanto astio acriticamente, guardando ai numeri delle forze politiche presenti oggi nelle istituzioni locali e nazionali, non sono dati che nascono da valutazioni di poche persone, ma milioni di persone smarrite in cerca di giustizia sociale.

È morto nel 1989 e con lui sono morti tanti elettori italiani, chi ancora  ricorda e non si dà per vinto non comprende cosa sia successo, è semplice, è morta anche la capacità di portare avanti e conservare con tutte le forze conquiste di diritti, eguaglianza e libertà.

Dati che possono essere raccontati, ad esempio, da chi svolge attività sindacale, non ci sono più ribellioni di fronte alle ingiustizie, non ci sono più accordi che guardano al futuro, solo contentini per chi ha ancora un potere contrattuale, in molte aziende vigono riconoscimenti solo per i più anziani o per chi ha ancora capacità di potere contrattuale, questo ha generato e genera fratture enormi e difficilmente sanabili.

Il Movimento 5 stelle non è il partito di qualche personaggio riconosciuto sugli schermi televisivi o nei social, è la forza che ha raccolto il 4 marzo 2018 milioni di voti di persone che hanno voluto dare un segnale, una forza oggi fagocitata con la scaltrezza di chi mangia pane e politica da decenni.

Il dramma di tutto questo è quindi ancora una volta l’abbandono di chi desidera un futuro migliore, sbaglia chi politicamente si confronta con i Grillini con astio e superficialità, perché finisce che chi li ha votati guarda altrove, si rivolge a chi utilizza l’arma della paura e del rancore, quei sentimenti che oggi provano tanti giovani, ma anche tanti lavoratori e disoccupati.

Se non si esce da questo assurdo modo di far politica, senza il rispetto della rappresentanza non se ne esce, è fondamentale aprire a quelle proposte portatrici di grande consenso, il reddito di cittadinanza, il salario minimo, il primo è senza dubbio la giusta pretesa sociale di chi si è visto defraudato di qualcosa che gli apparteneva, il diritto di non sentirsi inferiore ad altri per motivi economici.

Il salario minimo, come i diritti per le nuove tipologie di lavoro sono sacrosanti, come fondamentali sono un diritto allo studio e sanità pubblica, perché una società si fonda su diritti comuni a tutti, non a pochi eletti o chi ha la forza di conquistarli.

Si cerchi quindi una soluzione nel rispetto di questi aspetti, non per la paura di un passaggio elettorale, ma semplicemente per rispondere a chi nelle scorse elezioni ha fatto determinate scelte, solo così si possono combattere ignobili istinti di intolleranza verso i più deboli, rappresentati da chi getta benzina sul fuoco come un pericolo, ma nella realtà concorrenti nel suddividere le miserie a disposizione.

La Politica deve riuscire in questa operazione con forza ed intelligenza, se no continuerà ad essere quella con la “p” minuscola.