POLTRONE O CONTENUTI QUESTO È IL DILEMMA

DI PIERLUIGI PENNATI

Poltrone o contenuti, questo sembra essere il vero dilemma delle trattative per un nuovo governo, ormai apparentemente frenetiche ed utili forse solo a scongiurare nuove elezioni politiche che statisticamente non sembrano poter essere in grado di cambiare la situazione o forse per terminare un mandato popolare ricevuto.

In fondo è sempre stato così ed è giusto così, nessun partito ha mai potuto governare senza accordi con altri partiti, è insito nella nostra costituzione ed aggravato dall’attuale sistema elettorale che, a differenza del proporzionale puro stabilito dai padri fondatori, oggi non consente più l’emergere spontaneo di minoranze come poteva avvenire ieri ed anzi, in nome di una stabilità e governabilità che comunque pare non essere arrivata, tende persino a farle scomparire a favore dei grandi partiti e delle coalizioni.

Così in questa situazione di generale incertezza, generata almeno apparentemente da colpo di testa politicamente suicida del leader di uno dei partiti di governo, chi sta in parlamento sembra tendere a far valere i propri numeri di partito più che trovare accordi per i propri elettori ponendosi il dilemma se continuare a governare “con chi ci sta” basandosi sui programmi o cercare maggioranze “qualificate” spartendo poltrone.

Fin dall’inizio il Movimento 5 Stelle è sembrato optare per la prima soluzione pubblicando un documento con una propria visione del futuro fissando in dieci punti gli argomenti che un eventuale nuovo governo dovrebbe affrontare per poter continuare la propria azione, tra questi alcuni sono davvero epocali come la separazione bancaria, che ha protetto la nostra economia reale per oltre ottant’anni fino alla sua abolizione nel 1990 e che però occupa solo il nono posto, ed il salario minimo per legge, inserito al secondo posto e che nella UE manca solo a noi, Austria, Danimarca, Finlandia, Svezia e Cipro, mentre al primo posto e come condizione non negoziabile si trova a sorpresa un provvedimento che non ha mai veramente fatto parte del programma pentastellato: il taglio dei parlamentari.

A ragion del vero nel programma 5 Stelle qualcosa di simile esiste da sempre, ma si tratta del taglio degli stipendi e dei benefici parlamentari e non del numero dei rappresentanti dei cittadini, ovvero un provvedimento di buon senso e giustizia sociale che oltre a far risparmiare la nazione fa sentire il popolo meno distante da una classe politica sempre più casta e distante da esso, mentre il semplice taglio dei parlamentari non cambia la situazione introducendo al contempo una ulteriore riduzione della democrazia rappresentativa rispetto alle previsioni dei padri fondatori ed una ulteriore diminuzione della possibilità di rappresentanza delle minoranze già fortemente penalizzate dalle precedenti riforme elettorali.

Quando fu fissato nella costituzione il numero dei parlamentari la popolazione italiana contava poco più di 46 milioni di abitanti, oggi è arrivata a quasi 60 milioni facendo così scendere, in caso del taglio degli eletti, di quasi un terzo dei parlamentari, di quasi il 50% la possibilità di accesso in parlamento di partiti locali e liste civiche producendo un taglio netto alla democrazia a fronte di un risparmio non significativo per la nazione, risparmio che potrebbe essere tranquillamente realizzato abolendo i benefici dei deputati e ridimensionandone gli stipendi, proprio come la proposta iniziale del Movimento.

Inoltre una riforma di questo tipo prevede una modifica della costituzione che deve essere raggiunta con la maggioranza dei 2/3 del parlamento, che francamente non sembra oggi possibile, oppure realizzata a maggioranza semplice per poi essere sottoposta a referendum, come fu per la mancata abolizione del Senato richiesta dal Governo Renzi, attività quest’ultima che terrebbe bloccato il parlamento per almeno un anno, cosa che non sono sicuro ci possiamo permettere.

Così il taglio dei parlamentari sembra essere oggi più un’esca per attirare nella trappola i DS a sostenere un governo, DS che seppur hanno Zingaretti come nuovo segretario trovano in Renzi l’elemento interno ancora più influente ed attivo e che, guarda caso, fu il primo a proporre proprio per ridurre le spese e migliorare la governabilità la riduzione dei parlamentari, addirittura abolendo un intero ramo del parlamento e perdendo su questa cosa ogni credibilità personale dopo la promessa di allontanarsi dalla vita politica se non fosse avvenuta e che ora, con questa nuova proposta, sembra persino suggerire che abbia fatto bene a non ritirarsi legittimandolo e riabilitandolo oggi davanti alla nazione poiché equivale a dire che aveva ragione lui…

Quindi, sarà tutto casuale o si tratta di una nemmeno tanto fine strategia politica?

In ogni caso dietro i contenuti fissati dai 5Stelle ci sono oltre 400 poltrone più o meno strategiche da redistribuire con i DS, tutte con indubbi benefici per chi le occupa e non si può escludere del tutto che non sia questo il vero obiettivo che al momento non è dato di sapere.

Ma se certamente qualche dubbio il programma 5 Stelle lo lascia ancora dietro di sé, dal canto suo il PD invece di lamentare tentatovi di sottomissione e maltrattamenti dovrebbe considerare un onore e non un’umiliazione avere l’opportunità di poter andare al governo per sostenere provvedimenti evidentemente popolari e di sinistra come lo stop all’aumento dell’IVA, il salario minimo orario per legge, il taglio del cuneo fiscale, la sburocratizzazione, il sostegno alle famiglie, alle nascite, alla disabilità e all’emergenza abitativa, il cambio di paradigma sull’ambiente, un’Italia al 100% rinnovabile, la legge sul conflitto di interessi, una riforma della RAI ispirata al modello BBC, il dimezzare i tempi della giustizia, la riforma del metodo di elezione del CSM, la riforma degli enti locali, il carcere per i grandi evasori, la lotta ai traffici illeciti, un piano straordinario di investimenti per il Sud, la riforma del sistema bancario a protezione dell’economia reale e, per ultimo ma non ultimo, la tutela dei beni comuni come scuola, acqua pubblica, sanità, revisione concessioni autostradali.

Al contrario il PD, epurato quasi completamente della sua componente rossa ormai fuoriuscita e divisa un molti movimenti minori, evidenzia chiaramente di essere ormai solo un lontano erede della vecchia DC e sembra voler difendere proprio i valori opposti, rendendo impossibili alcuni provvedimenti con loro al governo, come la riforma bancaria.

Ma se così stanno le cose, allora perchè negoziare con i 5 Stelle?

Potere o programma, contenuti o semplici poltrone, questo è il dilemma ed intanto, in attesa di poter esercitare democraticamente il nostro diritto di voto, il popolo sta a guardare, in fondo questo non è un concetto nuovo nella nostra nazione: «Regimi democratici possono essere definiti quelli nei quali, di tanto in tanto, si dà al popolo l’illusione di essere sovrano, mentre la vera effettiva sovranità sta in altre forze talora irresponsabili e segrete.» Benito Mussolini da “La dottrina del fascismo”, capitolo 2.6.