DI PIERLUIGI PENNATI
Dal medico:
in attesa prima di me una signora forse nigeriana ed un forse peruviano, arriva un tipo forse arabo e si siede.
Poco dopo una signora forse italiana.
L’infermiera esce dallo studio e si rivolge alla forse nigeriana tenedo una scatola di medicinali in mano, dieci minuti di spiegazione su come si assumono, la signora non parla bene italiano e forse non capisce tutto, ma l’infermiera è decisa, forse un po’ troppo diretta e confidenziale, ma paziente.
La signora se ne va e l’infermiera si rivolge al forse peruviano, gli chiede di ripetere quello che ha detto il medico e gli fa rileggere diagnosi e ricetta, stessa scena, quando esce il forse peruviano sembra aver capito, forse.
Tocca a me, ci conosciamo da oltre trent’anni e mi chiede cosa devo fare, una ricetta ed un saluto, dato che non passo mai da lui. Ok, aspetto.
Ora passa al forse arabo, poco italiano e difficile da smistare, aspetta anche lui, la forse italiana dice che vuole attendere.
Tocca a me, i soliti convenevoli e mentre scrive la ricetta osservo che forse sono rimasto tra i pochi italiani che visita.
“Faccio il medico, non mi occupo di demoscopia”
Certo, ma non sarà facile affrontare queste persone.
“Le malattie sono tutte uguali, i pazienti anche”
Ok, forse un’altra lezione dalla vita, forse la prossima volta, forse mi mordo la lingua, forse.
Grazie di esistere.