STATO DI EMERGENZA O EMERGENZA DI STATO?

DI PIERLUIGI PENNATI
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Ricordo che molti anni fa discutendo degli orari e dei turni di lavoro di un servizio di emergenza per il quale servivano al minimo due persone per fronteggiare efficacemente gli eventuali interventi, la soluzione fu trovata osservando che se durante gli eventi avversi servivano almeno due persone e nei periodi di attesa nessuna, la media matematica era di una persona permanentemente in servizio, e così fu, nonostante il mio deciso disaccordo.
La fortuna ha sempre voluto che non succedesse mai nulla di veramente grave da dover rimpiangere la decisione, mai cambiata, dimostrando che la scelta fu giusta perché alla fine la buona volontà, l’intraprendenza e qualche piccola polemica presto dimenticata risolvono tutte le situazioni. Economicamente è conveniente, ma il problema permane.
Il problema sono i conti che non quadrano mai, quello che manca, spesso, non sono i soldi, ma la volontà di investire in sicurezza e prevenzione, complice la bassa incidenza degli eventi avversi. Facciamo un esempio: che io ricordi ad Alghero nevicò per davvero una sola volta nel corso del secolo scorso, quindi aveva senso avere un servizio di spazzaneve in quel luogo? Forse no, ma in Abruzzo, dove la neve cade sempre abbondantemente, forse si, almeno per centri di competenza territoriale che possano intervenire in caso di emergenza.
Non dico questo per polemizzare coi soccorsi, ma è davvero possibile che, a parte lo scetticismo iniziale che ha fatto partire gli uomini con molto ritardo, in Abruzzo non abbiano una motoslitta, tanto che il soccorso alpino abruzzese ha dovuto raggiungere la struttura rimasta sotto la neve con gli sci alpinismo e le pelli di foca?
Eppure, quando mio figlio si storse una caviglia sciando, nonostante il brutto tempo, fu portato al pronto soccorso in motoslitta a tempo di record. Per raggiungere l’hotel Rigopiano di Farindola, invece, la colonna dei soccorsi parte in macchina e si impantana quasi subito ed addirittura si dice che gli spazzaneve abbiano terminato il gasolio a metà del percorso, rendendo necessario recuperarlo a piedi da parte dei vigili del fuoco, e che successivamente la cupa notte e poi il guasto dell’unica turbina durante le operazioni abbiano “rallentato” ulteriormente la marcia dei volonterosi.
Mi scuso con tutti i volontari coinvolti, ma più che la cronaca di una squadra di soccorso sembra la storia dell’armata Brancaleone. Possibile che in tutta la zona non ci fosse nemmeno una motoslitta? Possibile che nel 2017 in una delle potenze economiche riconosciute del mondo moderno i soccorsi debbano arrivare a piedi con le pelli di foca? Possibile che i guai capitino davvero tutti insieme e per caso?
Se devo fare una polemica la faccio certamente con coloro che pensano al salvataggio delle banche e non alle vite umane e se devo fare un elogio questo va sicuramente agli uomini del soccorso, che, nonostante sembrino abbandonati dalle istituzioni italiane, non si fermano davanti a nulla ed invece di lamentarsi per i pochi mezzi prendono le pelli di foca e proseguono a piedi.
Questo, però, non è uno stato di emergenza casuale, questa è una vera e propria emergenza di stato voluta e non mi riferisco solo ad un terremoto od ad una valanga, ma all’incapacità delle istituzioni di guardare alla persona, considerando sempre e solo l’interesse economico ed i bilanci.
Se in tempo di attesa non servono motoslitte ed in emergenza ne occorrono molte, forse vale la pena di comprarne almeno una, ma sappiamo bene che le casette di legno per i terremotati di Amatrice (forse) arriveranno solo oggi, a distanza di mesi dalle prime scosse e senza sapere se per “merito” del nuovo sisma che ha accelerato le consegne, quindi non facciamoci illusioni, la prevenzione costa denaro quando viene fatta e vite umane quando si fanno solo statistiche.
Preferisco vivere … con meno banche magari, ma vivere.

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