UN KAPÒ FA PAURA ALLA MERKEL

DI PIERLUIGI PENNATI
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Martin Schulz non è nuovo alle polemiche e non le ha mai mandate a dire a nessuno, la più famosa nel nostro paese è quella del 2003 con Berlusconi, che disse all’uomo politico tedesco, in risposta alle sue affermazioni suo proprio conflitto di interessi, al quoziente intellettivo del suo ministro Bossi e alla sua immunità parlamentare, «signor Schulz, so che in Italia c’è un produttore che sta montando un film sui campi di concentramento nazisti: la suggerirò per il ruolo di kapo. Lei è perfetto!».
Ma anche nel 2009 Jean-Marie Le Pen fu duro con Schulz dicendo «M. Schulz, che è il Presidente del Gruppo Socialista all’Europarlamento, è un signore che ha l’aspetto di Lenin e parla come Hitler» e nel 2010, per ben due volte, prima con Daniel Cohn-Bendit, del quale doveva però essere alleato, e poi con Godfrey Bloom, eurodeputato britannico, che lo interruppe durante un intervento all’Europarlamento apostrofandolo con lo slogan nazista Ein Volk, ein Reich, ein Führer (“un Popolo, Un Impero, un Führer”), vi furono discussioni.
Nonostante i modi, però, Martin Schulz convince da sempre e con la Germania nazista sembra avere poco a che fare, appartiene infatti all’SPD, il più vecchio partito politico della Germania, membro dell’Internazionale Socialista, radicato profondamente nel mondo sindacale e dei lavoratori e considerato il partito che meglio ha incarnato nella storia l’identità socialista democratica. Partito che una settimana fa lo ha scelto come candidato per la cancelleria alle prossime elezioni politiche federali del 24 settembre.
La scelta, per ora, sembra essere stata davvero felice, infatti secondo un sondaggio dell’istituto ENMID realizzato per Bild, in soli sette giorni il gradimento SPD è aumentato di sei punti percentuali attestandosi al 29% e riducendo il distacco con Angela Merkel a soli 4 punti percentuali.
Anche per questo ieri, in Bavaria, Angela Merkel ed Horst Seehofer hanno riunito i vertici dei loro partiti tentando di serrare i ranghi tra CDU e CSU, i due partiti cristiano democratici che sostengono la quarta candidatura della cancelliera uscente e che oggi insieme possono contare sul 33% dei gradimenti.
Le due formazioni, però, sono fortemente divise sul tema dell’immigrazione che è stato quindi stralciato dal programma elettorale per essere ripreso al più presto dopo le elezioni di settembre nelle eventuali trattative per la formazione di un nuovo governo.
Per il partito di Angela Merkel e quello di arese Horst Seehofer si tratta di trovare un punto di intesa rispettando le differenze, infatti il leader della CSU avrebbe voluto fissare già nel programma elettorale comune un tetto massimo di 200.000 di ingressi di nuovi profughi in Germania, mentre la cancelliera era stata assoluta nel rifiutare ogni quantificazione.
“Sono più i punti che ci uniscono che non quelli che ci dividono” ha dichiarato ieri Angela Merkel, all’avvio della riunione che si concluderà oggi, dimostrando ottimismo per l’andamento dei lavori, Martin Schulz, dal canto suo, è già diventato un fenomeno mediatico con una candidatura sostenuta da tifoserie riunite in Gruppi Facebook, ritratti blu-rosso o travestimenti da Robin Hood e la copertina dello Spiegel con la scritta “San Martin”.
La rete lo chiama “The Schulz”, scimmiottando quel “The Donald” che era stato di Trump, ma che non è solo un fenomeno virtuale, oltre ai sondaggi, i 2000 nuovi iscritti alla SPD in una sola settimana pesano molto ed anche un altro sondaggio pubblicato dalla rivista “Bento”, dedicaa ai giovani, sottolinea come anche tra gli elettori tra i 18 e i 30 anni Schulz sia già in vantaggio su “Mutti”, soprannome assegnato da più di dieci anni ad Angela Merkel.
Secondo ENMID, Verdi e Die Linke perdono due punti attestandosi all’8%, mentre AFD, la destra di Alternativa per la Germania, resta stabile all’11% ed al 6% i liberali della FDP e se SPD, Linke e Verdi decidessero di formare una coalizione potrebbero avere il 45% delle preferenze secondo il sondaggio.
Infine, alla domanda su quale cancelliere preferirebbero avere, il 41% ha risposto Merkel ed il 38% Schulz.
La campagna elettorale in Germania è più che mai aperta e la cautela espressa dalla cancelliera uscente sul tema dell’immigrazione, sempre più attuale ed in evoluzione, fa pensare che non sarà facile per nessuno dei candidati convincere i tedeschi a farsi votare.

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