QUEI GRILLINI EUROPEISTI

DI PIERLUIGI PENNATI
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27 capi di stato e di governo ed un sindaco… grillino, che dopo aver incessantemente gridato all’uscita dell’Italia dall’UE, improvvisamente, cambia direzione e davanti alla platea annoiata di politici indifferenti al proprio ospite (l’unica che si è fermata a salutare Virginia Raggi è stata Angela Merkel) non solo non ha parole contrarie, ma addirittura diventa propositiva ed afferma “sono onorata di darvi il benvenuto a nome della città di Roma”.
Cerimoniale? Protocollo? Non si direbbe, nel suo discorso di benvenuto il sindaco di Roma ha parole positive e sincere per l’Unione, per lei l’Europa fu “un progetto visionario con l’obiettivo di garantire pace e benessere agli Europei”, “una scelta condivisa e non imposta da un vincitore, nata da un intento comune e dalla capacità di ascoltare i cittadini”, “Solidarietà”, “interesse dei popoli”, un’Europa, “solidale dei popoli”, che “abbiamo avuto in eredità tutti noi. Una eredità gioiosa e impegnativa da proseguire”.
Nella sala degli Orazi e Curiazi i leader europei sono chiamati a sottoscrivere un testo per rilanciare nei prossimi 10 anni l’integrazione europea davanti al documento originale del ’57, tutti sono ottimisti, Juncker è sicuro che “ci sarà un 100esimo anniversario Ue”, Gentiloni pensa che si debba “restituire fiducia ai concittadini”, per Mattarella “inizia una fase costituente” e Virginia Raggi non si tira indietro, abbandona l’acredine grillina contro questa Unione Europea foriera solo di danni per la nazione e rilancia: “Questa Europa non poteva realizzarsi in un giorno. Dobbiamo realizzarla noi, dobbiamo realizzare una comunità solidale. Stare insieme richiede impegno, soprattutto dopo anni segnati da una violenta crisi finanziaria che ha messo a nudo errori. Dobbiamo avere il coraggio di riconoscerli e rilanciare la sfida: la finanza non è tutto. E nessuno deve rimanere indietro.”
Il sogno Europeo si fa grande e continua “La nostra generazione è chiamata a portare avanti quel sogno di Europa, ritornando allo spirito di quegli anni che oggi non c’è più e va recuperato.”
Europa, quindi, non da fuori, ma da dentro e con proposte precise “I cittadini devono essere messi al centro del potere decisionale. Le politiche non devono essere imposte dall’alto ma rappresentare la volontà popolare, introducendo strumenti di democrazia diretta e partecipata. Vanno tenute “in conto le attese dei cittadini”. L’Europa o è dei cittadini o non è Europa. Alcuni trattati, come il Regolamento di Dublino, vanno rivisti. Un’Unione soltanto economica non può durare. Lavoriamoci tutti insieme, aprendo porte e cuore ai cittadini. Solo con la partecipazione di tutti l’Europa sarà legittimata. L’unione può essere maggiore della somma delle sue parti. Questo concetto è alla base della cultura europea, all’interno della quale le diversità trovano valorizzazione nel rispetto delle identità nazionali.”
Di 27 capi di stato uno solo si è accorto del sindaco di Roma, quanti di loro si saranno resi conto che anche chi vuole uscire da un’Europa oppressiva si sente partecipe di essa e con essa vorrebbe in fondo crescere?
L’Italia è già un unione di culture che genera ricchezza, chissà se un piccolo sindaco bistrattato dai poteri forti è riuscito a toccare il cuore di quel re ormai nudo che oggi governa l’Europa.

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