PER PASQUA ALL’OUTLET LA COLOMBA DIVENTA UN LEONE

DI PIERLUIGI PENNATI
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Due soli giorni di chiusura in un anno, l’anno scorso erano stati ben quattro, e la decisione di far lavorare duemila persone a Pasqua scatena la rivolta all’outlet di Serravalle Scrivia.
Nessun sindacato ad avviare la protesta, arrivano solo dopo ad organizzarla, in quasi venti anni nessuno si era accorto che mentre noi andiamo a fare shopping nel nostro tempo libero ci sono migliaia e migliaia di persone che lavorano per permettercelo e quelle persone sono polverizzate in migliaia di piccole realtà commerciali senza tutele, costrette a saltare tutte le domeniche, ed oggi anche le principali feste, per dare modo a chi è libero di cercare l’occasione, che molto spesso non c’è.
Un outlet center è una realtà complessa, costruito espressamente per generare un finto ambiente tra città campagna dove migliaia di negozi offrono i loro prodotti a prezzi scontati. L’affare non c’è quasi mai, la moda scontata è dell’anno prima ed anche più vecchia ed i prodotti nuovi hanno spesso sconti che anche i supermercati fanno, qualche volta una campagna genera una buona occasione, ma all’outlet ci si va perché, alla fine, è un grande “parco giochi” all’aperto, dove la ricerca dell’illusione di potersi permettere le cose da ricchi è il tema di fondo.
In questo ambiente sfavillante, musica e serenità ostentata i commessi e le commesse devono sorridere per sopravvivere, dal commercio alla ristorazione contratti a termine, anche di pochi giorni, molto precariato, part time e festivi non sempre pagati «E ora ci fanno lavorare anche il giorno di Pasqua. La prossima volta ci chiederanno di lavorare pure a Natale?», dicono i dipendenti, presente Alexander Delnevo, uno dei neo eletti rappresentanti dei lavoratori dice «Anche noi abbiamo famiglia, figli, esigenze personali».
Gli sconti non fanno sconto a nessuno di loro, ai dipendenti viene chiesto quest’anno di lavorare anche a Pasqua e santo Stefano, lasciando fuori solo Natale e Capodanno dai giorni lavorativi, per il momento, dato che i dipendenti erano già costretti a rinunciare a tutti i giorni festivi in nome del profitto e se per i sindacati finalmente attenti al caso il posto di lavoro si è ormai trasformato in un ricatto per il presidente dei commercianti della zona, Massimo Merlano, a ben vedere, è piuttosto una questione culturale: per lui il problema è nato «quando sono state concesse le autorizzazioni dalle amministrazioni che si sono succedute per l’apertura di grandi superfici commerciali, al di fuori del centri storici, con il benestare di tutti», poi è arrivato anche il decreto Salva Italia che ha liberalizzato del tutto le aperture.
Da  McArthurGlen, proprietaria di Centri Outlet in nove paesi del mondo, ribadiscono che «Agiamo nel rispetto della normativa, inoltre la nostra scelta è il linea con quelle di altri centri zona. Il Serravalle Designer Outlet ha dato e continuerà a dare considerevole impulso all’economia del territorio e a favorire l’occupazione».
Ricchezza, dunque, in cambio della vita sociale e famigliare delle persone compromessa dagli orari di apertura che in Germania, Austria Lussemburgo, Francia e Grecia risparmiano almeno la domenica ed i festivi, mentre in Italia, Inghilterra e Canada non danno tregua ai dipendenti che a Serravalle hanno per la prima volta costituito una rappresentanza sindacale e si preparano a non astenersi solamente dal lavoro, ma vogliono manifestare sulle rotatorie che conducono all’Outlet e lungo la provinciale Novi-Serravalle, organizzando picchetti per non far accedere la clientela ai negozi che apriranno comunque dove gli sarà possibile.
Il tentativo è di aumentare l’attenzione sul problema contando sui disagi che si potranno verificare sulla strada che, specialmente nei festivi, è solitamente molto trafficata, sfidando le leggi sull’ordine pubblico e la Commissione di Garanzia per gli Scioperi nei Servizi Pubblici Essenziali che potrebbe ravvisare qualche violazione ai diritti dei cittadini che voglio fare shopping, limitando le proteste per legge, come fa in molti altri settori, e sopprimendo i diritti dei lavoratori in rivolta in modo istituzionale ed indolore nell’unico interesse del profitto aziendale e del consumo.
Le aziende si stanno già organizzando: «Durante le festività, il flusso di visitatori italiani e stranieri nel bacino di Serravalle aumenta sensibilmente, anche grazie al fatto che il centro è diventato una destinazione turistica a tutti gli effetti e offre un’esperienza aggiuntiva oltre a quella culturale, che nei giorni di vacanza è molto apprezzata e fruita. Questo, nel rispetto della normativa», fa sapere la direzione dell’Outlet, «La scelta di rimanere aperti a Pasqua è inoltre assolutamente allineata a quelle di altri centri della zona. Una decisione che hanno condiviso in molti per soddisfare le richieste di clienti locali e turisti. Serravalle Designer Outlet ha dato e continuerà a dare considerevole impulso all’economia del territorio e a favorire l’occupazione. Infatti il centro ha appena completato una nuova fase di sviluppo che ha visto l’investimento di 115 milioni di euro. Non solo, nell’outlet di Serravalle sono impegnate circa 2 mila risorse di cui 400 inserite negli ultimi mesi».
Ma la protesta del Serravalle Outlet ha già contagiato anche il vicino Iper, un centro commerciale classico, costretto ad inseguire a propria volta le aperture domenicali e straordinarie e se sulla rete c’è già chi propone di organizzare una giornata “shopping free” per dare manforte ai lavoratori, dovremmo tutti riflettere davvero sul significato di spendere il nostro tempo libero domenicale e festivo in un outlet od un centro commerciale e se non sia meglio tornare alle vecchie tradizioni, prendendoci almeno una giornata a settimana libera da tutto, anche dallo shopping forzato.
In fondo anche Dio si è riposato il settimo giorno.

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