AFERPI-CEVITAL. IL MINISTRO CALENDA: PRONTI ALLA RESCISSIONE DEL CONTRATTO

 DI VIRGINIA MURRU
Polemiche e un fuoco di fila di accuse: tra il Ministero dello Sviluppo Economico e Issad Rebrab, imprenditore algerino che 3 anni fa rilevò le acciaierie di Piombino (ex Lucchini), si profila un contenzioso legale.
Non è stato un polo siderurgico fortunato, Piombino, hanno fallito in tanti, da Lucchini ai russi di Severstal, e ora gli algerini di Cevital. L’acciaieria sul piano produttivo accusa problemi di risorse, 2 mila lavoratori da alcuni anni (osservazione di Matteo Renzi), ‘vivono con la morfina della Cassa integrazione’. Passaggio di mano in mano, e poi il fallimento, ‘stile Alitalia’, ma gli esempi sarebbero tanti.
La società che gestisce lo stabilimento di Piombino, Aferpi, lamenta il pignoramento dei conti correnti e documenti da parte del Commissario straordinario, gli stipendi così sarebbero a rischio. La RSU del sindacato replica che gli stipendi sono coperti al 90% dall’Inps. E smentisce la Fiom (Federazione metalmeccanici), sostenendo che si sta facendo solo del terrorismo mediatico.
Già una decina di giorni fa il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, dopo un vertice al Mise, aveva dato mandato all’amministratore straordinario di avviare la procedura di risoluzione del contratto Aferpi-Cevital, causa inadempienza.
Il 20 novembre scorso, infatti – secondo una nota pubblicata nel sito del Mise – il ministro Calenda e la viceministro, Teresa Bellanova, hanno incontrato il Ceo algerino Issad Rebrab, “per fare il punto sullo stato di attuazione degli impegni assunti rispetto al complesso industriale di Piombino.
Risale al 30 giugno la firma di un addendum al contratto di compravendita, tra il Commissario straordinario della Lucchini e Rebrab”.
Tale addendum prevedeva una proroga di 2 anni del regime di sorveglianza del Ministero sull’attuazione della vendita, ma anche una revisione temporale degli impegni di Aferpi, in primis la ripresa entro agosto 2017 dei lavori di laminazione per le rotaie, e altre attività di carattere produttivo in autunno.
Infine l’addendum prevedeva, entro ottobre, l’individuazione di una partnership per il piano siderurgico del ‘Progetto Piombino’. In mancanza, si sarebbe dovuto presentare un piano industriale che mettesse in rilievo le fonti di finanziamento.
Il dott. Pietro Nardi (nella funzione di Commissario straordinario), ha fatto rilevare alle società Cevital e Aferpi, le inadempienze degli impegni assunti, ossia gli obblighi di
prosecuzione dell’attività produttiva accettati per contratto sullo stabilimento ex Lucchini. Pertanto si contestano le evidenti inadempienze sui vari punti messi in rilievo. Ne consegue che non ci sono riscontri per quel che concerne l’addendum, ed è per questo che è stata avviata la procedura per la risoluzione del contratto. “Sono stanco d’essere preso in giro” – ha dichiarato il ministro Calenda.
Rebrab, tuttavia, reclamerebbe il doppio dell’importo investito nel gruppo siderurgico di Piombino, per procedere alla risoluzione del contratto e lasciare il campo libero al prossimo acquirente. Dichiarazione che ha suscitato lo sdegno del ministro Calenda, il quale ha fatto sapere che si tratta di una pretesa inaccettabile, abbastanza prossima alla speculazione. Issad Rebrab era subentrato nel gruppo delle acciaierie di Piombino in seguito ad una gara, nel 2014, Renzi aveva appena preso le redini del Governo.
La proposta di Rebrab era risultata la migliore, e vinse la gara. Dopo tre anni comunque non vuole più saperne, e rimanda al mittente le accuse di speculazione. Rebrab, anzi sarebbe disposto, dopo la vendita, a investire parte del ricavo in Italia, ma chiede garanzie, e un intervento del governo italiano, tramite il ministro dello Sviluppo Economico.
“Non possiamo svendere Aferpi a beneficio di chi intende subentrare – afferma Rebrab – non sono condizioni eque per noi”
Lo ribadisce il Ceo di Aferpi (società costituita da Cevital per l’acquisizione delle acciaierie), Said Benikene, il quale afferma che la somma richiesta non è frutto di un azzardo, né il doppio di quanto si è investito, ma il semplice risultato di una perizia. Tante sarebbero le ragioni che hanno portato l’imprenditore algerino a chiudere i conti con le acciaierie, in primis la mancanza di sostegno da parte del governo italiano.
Non è una novità l’interesse della società Jindal per l’ex polo siderurgico di Piombino, si era presentato alla gara anche nel 2014, ma in quell’occasione aveva avuto la meglio Cevital. Ora spunta ancora il suo nome, sembra sia disponibile a subentrare agli algerini, ma anche dal suo punto di osservazione, il prezzo fissato da Aferpi è troppo alto.
A settembre scorso, Jindal, aveva presentato al Governo un piano per rilevare Aferpi, con coordinate tutt’altro che da disprezzare: 400 mln di investimenti, 1800 dipendenti e 4 laminatoi. Jindal intendeva anche integrare ai treni rotaie, barre e vergella, i piani. Potrebbe finalmente essere la carta vincente, ma prima ci sono da districare i nodi nei rapporti con l’algerino Rebrab, che viene peraltro da un ben lontano dalla siderurgia: il settore agro-alimentare.
Ma le polemiche vanno anche oltre questo panorama di tensioni, c’è anche l’attrito sorto tra l’ex premier Matteo Renzi e il governatore della Regione Toscana Enrico Rossi. Negli ultimi giorni è diventato rovente, in seguito alle dichiarazioni di Renzi sulle presunte responsabilità di Landini e Rossi, che avrebbero voluto a tutti i costi favorire Rebrab 3 anni fa nell’acquisizione delle acciaierie.
Il governatore non è disposto ad accettare le insinuazioni, e precisa che gli algerini hanno solo vinto la gara, non ci sarebbero state forzature di alcun genere. Si sta cercando di smorzare i toni, ma non è semplice. Le opposizioni trovano invece terreno fertile sul quale ‘beccare’, e chiedono con insistenza la tutela dei lavoratori dell’indotto ex Lucchini. Il Movimento 5s ha presentato al riguardo una mozione.
Al convegno della Fiom (Federazione impiegati operai metallurgici), che si è svolto alcuni giorni fa a Roma, il ministro Calenda ha messo in rilievo il fatto che la vicenda delle acciaierie di Piombino sia stata oggetto di valutazioni non solo da parte del Governo, ma anche da sindacati e istituzioni, Regione Toscana compresa.
Così si esprime al riguardo:
“Il sindacato ha seguito ogni fase della nuova gestione, tanti sono stati gli incontri al ministero con Rebrab, ma alle promesse non sono seguiti gli esiti sperati, evidentemente la Cevital non ha né risorse disponibili né le competenze necessarie, ora si auspica che la procedura legale, decisa congiuntamente, si concluda in modo ragionevole.”
L’imprenditore algerino era riuscito a convincere tutti alcuni anni fa, allorché andò alla guida dell’ex polo siderurgico, presentando un piano con ottime prospettive per il futuro. “Ma purtroppo, allo stato dei fatti, sostiene il ministro, era solo fumo se i risultati sono quelli di oggi”.
Al convegno romano era presente, tra gli altri, anche il governatore della Toscana, Enrico Rossi e il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi. Rossi ha sottolineato la necessità di garanzie sulla prossima gestione, per evitare altri errori, e dunque controlli più severi del piano industriale, considerato che il settore dell’acciaio ha la sua importanza e richiede scelte strategiche a livello politico. Antonio Gozzi ha spiegato che resta sempre dell’opinione che l’unico impianto da portare avanti è il treno rotaie.
Intanto si attendono sviluppi dal processo legale in atto, si spera che il contenzioso tuttavia non sia avviato e si possa bypassare con una trattativa che soddisfi entrambe le parti. Dietro l’angolo c’è sempre Jindal, dagli esiti degli accordi dipenderà la sua entrata in scena e l’avvicendamento nella gestione di Aferpi.
La vendita della società è quasi scontata, dato che Rebrab ha più volte sottolineato di non essere in condizioni di andare oltre senza il supporto del Governo.