BCE. DRAGHI INSISTE SULL’ESIGENZA DI COMPLETARE L’UNIONE BANCARIA

DI VIRGINIA MURRU

 

 

A Bruxelles si stanno per affrontare alcune tematiche importanti in questa fase di transizione politica per l’Italia, in primis si discuterà di Unione Bancaria, ma non meno rilevante sarà la questione del bilancio comunitario, relativo al 2021/2027.

La partecipazione al vertice europeo del 22/23 marzo, sarà l’ultimo impegno in ambito Ue del premier uscente Paolo Gentiloni, e tuttavia, in questo passaggio di consegne politiche delicato, i paesi membri potrebbero attendere l’insediamento del nuovo governo per affrontare materie così delicate come l’Unione bancaria.

Non sembra auspicabile che si possano prendere risoluzioni senza la partecipazione attiva dei nuovi rappresentanti italiani. Lo ha precisato anche il ministro dell’Economia Padoan, in un’intervista dei giorni scorsi sui lavori in corso a Bruxelles.

Già nel dicembre 2017, il presidente della BCE esortava a procedere sulla via dell’Unione Bancaria, ora le condizioni sussistono, perché, spiega, “emerge una riduzione dei rischi ritenuta sufficiente ad aprire la prima fase dell’intesa comune relativa all’assicurazione sui depositi (Edis)”. Mario Draghi lo ha riferito all’Eurogruppo, affinché si prepari una ‘piattaforma’ adeguata per raggiungere l’importante obiettivo.

Non sono dello stesso parere i rappresentanti tedeschi (in particolare il ministro ad interim delle Finanze), i quali ritengono opportuno raggiungere prima risultati più certi sul fronte della riduzione dei rischi. Il ministro, parlando davanti all’Eurogruppo, fa chiaramente riferimento ai paesi che detengono ancora un’alta percentuale di crediti deteriorati o npl, e che pertanto, qualora questi non siano sufficientemente ridotti e resi innocui per il sistema, potrebbero portare ad una nuova crisi bancaria.

Un ‘paper’ pubblicato dall’Università Bocconi, e intitolato “Le criticità dell’Unione Bancaria Europea”, definisce così le ragioni che hanno indotto alla creazione di un’Unione Bancaria:
“L’idea di creare un’Unione Bancaria nasce dalla necessità di ristabilire quella certa unitarietà del sistema bancario, e, più in generale, finanziario, che è stata messa a repentaglio e seriamente danneggiata dalla recente crisi esplosa nel 2007/8”.

Il presidente Draghi ritiene necessario il completamento dell’Unione bancaria in quanto – sostiene – “c’è l’esigenza d’implementare ciò che è stato già approvato in principio al riguardo. L’espansione economica rafforza la convergenza tra Stati, ma per renderla sostenibile bisogna convergere sulle politiche comuni attraverso le riforme strutturali”.

I 28 paesi membri hanno già istituito un Fondo di risoluzione bancaria con l’obiettivo di sostenere le banche che affrontano emergenze finanziarie; nonché un sistema di vigilanza unica, controllata della Bce. Ora mancherebbe l’assicurazione unica dei depositi creditizi, voluta con l’intento di creare una responsabilità in solido tra i paesi membri dell’Ue.

I paesi più solidi economicamente, però, vorrebbero, prima di aderire alla condivisione in solido delle responsabilità, che quelli più fragili, con forte presenza di rischi nei bilanci bancari, provvedessero ad una adeguata riduzione. L’Italia è fra questi, anche se il ministro Padoan, in tante circostanze, anche di recente, ha ribadito il fatto che il sistema bancario italiano è ora più sicuro perché c’è stata una notevole riduzione degli npl.

E tuttavia a gennaio scorso, durante una riunione dei ministri delle Finanze, si è deciso di creare un processo di controllo che permetta di accertare i progressi realmente conseguiti nel sistema bancario dei paesi più interessati, ovvero lo stato di efficienza raggiunto e quel che ancora manca da compiere per avvicinarsi ai parametri comuni in termini di regole sulla gestione dei crediti deteriorati.