SPREAD IN FIBRILLAZIONE, RIFLESSO DI UN’INCERTEZZA POLITICA CHE FRENA I MERCATI

DI VIRGINIA MURRU

Lo spread Btp-Bund continua a salire (ieri è arrivato a 216 punti base), ultimo rilevamento delle 8:00 di oggi è di 206,7 pb), ossia un differenziale di rendimento ai massimi da quattro anni a questa parte. L’eziologia di questa febbre è evidente: l’incertezza di un quadro politico che i mercati interpretano con preoccupazione. Resta il fatto che in una decina di giorni Piazza Affari ha visto andare in fumo oltre 51 miliardi. Madrid non ha saputo fare di meglio, ma il Pil in Spagna viaggia a +3%, ossia al di là della media europea (2,4%), e marcia in positivo con +3% da tre anni consecutivi. Tutta un’altra storia.

La Borsa di Milano ha rilevato ieri perdite pesantissime  tra i maggiori istituti di credito (oggi a inizio seduta Piazza Affari è in negativo): Bpm è andata a -7,3%, Mediobanca -4%, Unicredit -3%, Intesa Sanpaolo -4%; insomma i maggiori istituti hanno subito le pressioni negative provenienti dalle incertezze dell’orizzonte politico. Vanno giù anche Eni e Saipem, che hanno risentito del calo di prezzo del petrolio.

Un baratro che si è aperto in poche settimane, dato che lo scorso 7 maggio, il Ftse Mib a Piazza Affari aveva chiuso la seduta con un massimo storico, risultati che non si vedevano dal 2008.

L’insofferenza di Matteo Salvini verso i richiami provenienti da Bruxelles, è una spia che lampeggia verso l’euroscetticismo, e un programma politico che certamente sarà espressione dell’ostilità nei confronti delle autorità dell’Unione europea.

In un momento così delicato per l’Italia, mentre l’economia negli ultimi anni ha cercato di risollevarsi da una congiuntura pesante e molto critica, allontanarsi dall’Europa non sembra indice di buon senso e di prudenza. In un momento in cui l’Italia stava imboccando la strada non semplice del controllo del debito, che da circa un anno ha cominciato a contrarsi, pensare ad un cambiamento di rotta, e avviarsi verso un itinerario politico ed economico, con un programma tempestato d’incognite, non sembra la chiave giusta per traghettare il Paese in una sponda che offra davvero la garanzia di una svolta sicura.

Certo, lo spread a 215 punti base rievoca lo spettro dell’incubo che l’Italia ha vissuto nel 2011, quando si superarono i 500 pb, e si scivolava inesorabilmente verso la recessione, mentre Fitch prendeva atto di quella bussola che sembrava impazzita, e tagliava il rating a 8 banche.

Momenti che dovrebbero fare riflettere, ma seriamente. La fiducia, in particolare all’estero, non è alle stelle. Il nuovo esecutivo presenta punti di programma (Flat tax sul piano fiscale, che rischia di danneggiare e non poco gli istituti finanziari, ma non solo..), che potrebbero destabilizzare i conti pubblici, già in sofferenza. “Bastano pochi mesi per smarrire le redini” – avverte l’attuale premier Gentiloni.

Ma è un coro unanime la sfiducia che circola negli ambienti finanziari, tra i pareri degli economisti ed analisti di tutto il mondo: questo è un governo che rischia di portare l’Italia allo sbaraglio.

Lo spread (termine inglese che significa differenza), torna ad agitare gli animi, ma perché si ha tanta paura del differenziale di rendimento tra i titoli italiani Btp (Buoni del Tesoro poliennali, che poi sono certificati di debito emesso dallo Stato, obbligazioni) e gli omologhi, ossia i Bund tedeschi?

La differenza consiste nell’indice di rischio che il titolo comporta per l’investitore che compra Btp e quello che acquista i Bund. Se lo spread aumenta, significa che nei confronti del Bund, il Btp esprime un rischio maggiore, e di conseguenza ‘prestare denaro allo Stato italiano’, è più pericoloso, perché lo stato dell’economia riflette incertezze di fondo, e potrebbe non garantire la restituzione del debito.

Lo spread ci dice, con i suoi punti base, quanto è più rischioso il Btp nei confronti del Bund, di per sé solido come una roccia, e per questo per il mercato è il più indicativo quanto a stabilità di valore.

Più aumenta lo spread, e più l’economia – in questo caso quella italiana – è vista dai mercati come un’incognita della quale diffidare, e come ovvia conseguenza anche acquistare Btp diventa un mezzo salto nel buio. Il contrario avviene quando il differenziale si riduce: è segno che ci si può fidare delle garanzie dello Stato, l’economia e i dati macro sono incoraggianti, e quindi acquistare Btp allenta il rischio per gli investitori.

Il metodo di calcolo del differenziale non è difficile, sostengono  gli esperti: si tiene conto di un Btp con scadenza a 10 anni, e si arriva al calcolo del rendimento alla scadenza del titolo. Poi si confronta, seguendo la stessa procedura,  con il Bund tedesco, sempre decennale. Sono i valori espressi dai due titoli che metteranno in evidenza la differenza di rendimento, e qui scatteranno anche i cosiddetti “punti base”.

Uno spread a 215 punti base, significa che il Btp italiano rende intorno al 2,15% in più rispetto al titolo di Stato tedesco. Può certo essere una buona notizia per chi investe, perché aumenta il rendimento, ma non lo è per lo Stato italiano, perché costretto a spendere di più, e perché dal maggiore rendimento si valuta anche il rischio d’insolvenza.

Lo spread pertanto rappresenta le due facce di una medaglia, ed è  uno degli indicatori che misurano lo stato di salute di un’economia.