MOLISE. VASTO INCENDIO A TERMOLI, EVACUATO LO STABILIMENTO FIAT

DI IMMACOLATA LEONE
Oggi pomeriggio, intorno alle 14.00, un piccolo incendio ,iniziato tra le sterpaglie circostanti lo stabilimento Fiat di Termoli, è divampato in maniera violenta, fino ad arrivare in un deposito vicino ai locali mensa di “Termoli III”.
Panico per gli operai, alle ore 15,00 sono stati fatti uscire tutti.
Sono intervenuti sul posto alcune squadre di pompieri per le fiamme, alte diversi metri, sono intervenuti due canadair.
Chiusi i tratti di autostrada in entrambe le direzioni di 20 chilometri tra Vasto Sud, Chieti e Poggio Imperiale, Foggia.
Trenitalia ha sospeso la tratta Termoli-Foggia.
Alle 18,00 era già tutto sotto controllo, le fiamme non hanno raggiunto né gli impianti produttivi né materiali pericolosi.

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VACANZE DA VIP PER UNA FAMIGLIA ROM

DI PIERLUIGI PENNATI
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Avevano pianificato la vacanza a Porto cervo, la villa scelta era quella dove in passato l’ex presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, trascorreva le ferie, la lussuosa “Villa Le Grazie” di proprietà di Alberto Perego e situata sulle colline che dominano il Pevero in Costa Smeralda.
«Anche i nostri figli hanno diritto a una vacanza al mare», avrebbero dichiarato i nuovi “inquilini” alle forze dell’ordine quando, avvertiti dalla domestica che si recava a preparare la villa per l’arrivo dei proprietari, hanno chiesto loro perchè si trovassero sul posto.
La famiglia, di etnia ROM di origine slava, ma residente ad Osidda in provincia di Nuoro, che era entrata nell’edificio lunedì, dalla porta principale, senza forzare serrature e senza che l’impianto di allarme reagisse, si trovava sul posto da una sola notte, nemmeno il tempo di disfare le valige, ma è stata costretta ad andarsene subito.
Pensavano ad una vacanza da sogno, da veri VIP, nell’esclusivissima Porto Cervo che non si potevano permettere economicamente, così approfittando dell’assenza dei proprietari, hanno pensato di servirsi della casa vuota.
Durante il loro soggiorno, seppur breve, nella villa di 13 stanze, otto bagni, cucina, verande, salone, solarium e piscina, non hanno toccato quasi nulla e tutto è stato lasciato in perfette condizioni, così la coppia e stata denunciata per la sola occupazione abusiva dell’immobile.

TORINO. SCONTRI TRA POLIZIA E GIOVANI DEI CENTRI SOCIALI

DI IMMACOLATA LEONE
Ieri sera, in piazza Santa Giulia, nel quartiere Vanchiglia, cuore pulsante della movida torinese, ci sono stati scontri e tafferugli con feriti.
Tutto è successo, a seguito dei controlli a tappeto della polizia, per il rispetto della nuova ordinanza comunale, del sindaco Appendino di Torino, che vieta, dalle ore 20.00 fino alle 6.00 del mattino, la vendita di alcolici da asporto.
Il centro sociale Askatasunan aveva organizzato un raduno per protestare proprio contro l’ordinanza del sindaco.
Viste le contestazioni dei giorni scorsi, stavolta gli agenti schierati erano di numero maggiore, circa una cinquantina tra Polizia di Stato e Polizia Municipale.
Notata la calma piatta, il contingente dei poliziotti si è allontanato, lasciando pochi funzionari.
Ad un certo punto due commissari, un uomo ed una donna , sono stati circondati e picchiati.
L’immediato ritorno degli agenti ha scatenato un putiferio, hanno caricato la folla, urla, spintoni e colpi sono partiti tra forze dell’ordine e manifestanti, gente che scappava travolgendo sedie, tavolini e persone, chi poteva si è rifugiato nei locali.
Un agente è stato colpito in pieno viso da una bottiglia, altri tre in maniera piu lieve.
Due manifestanti sono stati fermati dalla polizia.
Alle 23.00 era finito tutto.

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UN SERIAL KILLER IN FAMIGLIA

DI PIERLUIGI PENNATI
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“Non sei pronto per uccidere nonna e zia”.
Sono molte le incredibili affermazioni di Laura Taroni, 40 anni, l’infermiera killer di Saronno, che gli investigatori hanno registrato e dalle quali emerge che avrebbe allevato i suoi due figli chiamandoli con nomi in codice, «l’angelo blu» per il maschio di 11 anni e «l’angelo rosso» per la femmina di 8 anni.
Due angeli che non sarebbero a lor volta scampati alla morte se la madre avesse dovuto compiacere il compagno, l’anestesista Leonardo Cazzaniga di 60 anni, che considerava se stesso quell’«angelo della morte» che, come in un film dell’orrore, poteva decidere di togliere la vita alle persone, ai suoi pazienti colpevoli di essere «indegni» di continuare a vivere.
«Se vuoi uccido anche i bambini», dice lei in una delle intercettazioni dei carabinieri, «No, i bambini no», risponde lui, in un freddo delirio di onnipotenza, vita e morte di chiunque gli stesse attorno.
Quarantacinque decessi, avvenuti tra il 2011e il 2014 durante i periodi di turno nel reparto di Pronto soccorso dell’ospedale di Saronno del vice-primario Leonardo Cazzaniga, è il conteggio finale dei casi sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori e secondo i quali una ventina, sarebbero già stati “verificati”: cinque omicidi certi, tra cui quelli di Massimo Guerra e Maria Rita Clerici, marito e madre della Taroni, sei sospetti e nove che non hanno evidenziato anomalie riconducibili a sovra dosaggi o mix letali di farmaci.
Tra i restanti 35 casi sospetti, al momento, c’è anche quello del padre di Cazzaniga, anch’egli morto nell’ospedale, oltre la possibilità di allargamento ad altri casi non ancora valutati, ma che sarebbero riconducibili al “protocollo Cazzaniga”, il mix di farmaci applicato dal medico ai pazienti con stato di salute compromesso.
Sette infermieri della struttura hanno già confermato in interrogatorio l’esistenza del “protocollo”, “Siamo sconcertati”, ha dichiarato l’assessore regionale al welfare, Giulio Gallera, istituendo a sua volta una commissione d’inchiesta regionale sul pronto soccorso dell’ospedale di Saronno.
Ma l’aspetto più eclatante riguarda forse proprio la famiglia della Taroni, da lei decimata e che avrebbe allevato i figli per diventare a loro volta dei serial killer.
In particolare il suo «angelo blu», di soli 11 anni a cui dice «Ma poi la nonna Maria la facciamo fuori…», ottenendo dal figlio una risposta agghiacciante: «Non sai quanto le nostre menti omicide messe insieme siano così geniali».
«Tua nonna non è possibile… A tua nonna e a tua zia non è semplice… A meno che non gli fai tagliare i fili dei freni a tua zia… Gli tiri l’olio dei freni… Poi c’è tua zia Gabriella… Non sei abbastanza grande per poter… Non sei abbastanza grande!». Mamma e figlio si scambiano “opinioni” su progetti violenti: «E poi cosa avresti fatto? Le avresti fatte sparire così? Non è così semplice, sono grosse! L’umido da noi passa solo una volta a settimana… Non abbiamo più neanche i maiali».
La mamma in passato gestiva un’azienda agricola ed i “maiali”, quelli veri, sarebbero stati utili per far sparire con loro eventuali cadaveri o forse si tratta solo di farneticazioni, fatto sta che gli assistenti sociali hanno preso in affidamento i bambini ai quali dovrà essere “resettato” il cervello per fargli condurre una vita “normale”, se ancora possibile.
Secondo gli assistenti sociali sarà un percorso lungo, ma che porterà a risultati positivi. Al Giornale uno degli psicologi che hanno effettuato i primi colloqui terapeutici spiega: «Tra i due minori quello che presenta maggiori criticità è il maschio. Il maschio, 11 anni, veniva trattato dalla madre come una sorta di complice, un potenziale baby killer, per ipotetici delitti futuri con vittime in famiglia. E il dramma nel dramma è che il ragazzino probabilmente era convinto della bontà del progetto criminale, sentendosene addirittura gratificato. Immaginare un suo impegno attivo nella presunta soppressione della zia e della nonna (come emerge dalle intercettazioni) era un’opzione considerata praticabile e meritoria».
È come se Laura Taroni volesse allevare un piccolo sicario, pronto ad essere anch’egli sacrificato per quell’“amore” malato ed assoluto verso il Cazzaniga.
Gli psichiatri spiegano il trauma che i bambini potrebbero subire se scoprissero che la loro madre, che avrebbe dovuto amarli e proteggere, in realtà era una omicida fredda e calcolatrice, al punto di sacrificarli senza ripensamenti: «Se il bambino saprà che la mamma non escludeva di ucciderlo, l’ulteriore choc sarà enorme. La consapevolezza che una madre era in realtà disposta ad ammazzarti per compiacere un uomo, è quanto di più traumatico possa accadere a un figlio in età evolutiva».
Un serial killer in ospedale, ma anche, tragedia nella tragedia, in famiglia.