DI NELLO BALZANO
Piccoli accenni delle vicende riguardanti ILVA ed ALITALIA sui media nazionali, la politica ruba spazio con le sue nauseanti parabole autoreferenziali, nonostante si debba parlarne con insistenza, ma si sa le tematiche sul lavoro non portano voti, anzi vista la piega che si sta prendendo aumentano il rischio di un voto di protesta sempre più in crescita, un virus da combattere per chi cerca di allontanare gli elettori per gestire meglio la spartizione del potere.
Se ne parla poco perché ciò che si sta contendendo non è il destino di decine di migliaia di lavoratori con le loro famiglie, ma come sfruttare al meglio, a vantaggio del solo guadagno per i futuri azionisti, le potenzialità di questi colossi economici, una volta, ricordiamolo sempre, fiore allocchiello di un Pubblico che sapeva come creare ricchezza, uno Stato che non è riuscito a limitare i danni, però, di una politica miope che guardava al suo interesse di parte.
Ecco perché la grande finanza ha avuto gioco facile, non è quindi importante, per loro, un’economia che ruota sul potenziale di spesa dei lavoratori, ma spremere il più possibile il ricco patrimonio di mezzi, per fare questo bisogna quindi annichilire ogni piccolo tentativo delle forze sociali dei lavoratori di ribaltare i disegni, la politica del “meglio una gallina domani” tagliando diritti riducendo gli spazi per una ribellione futura, lasciando “l’uovo oggi” ai dipendenti sempre più preoccupati di un futuro sempre più nero.
Meglio quindi appropriarsi degli stabilimenti, degli aerei e delle strutture collegate ed il minimo indispensabile di personale per continuare le attività, ovviamente in santa “pace sociale”; ecco l’inversione dei ruoli, un sindacato destinato senza più la forza necessaria per lottare a gestire l’emergenza ed elemosinare piccoli incentivi economici in cambio di norme anni ’50.
Non deve ingannare la finta rottura del tavolo da parte del ministro Calenda, dovuta solo all’annuncio di un taglio degli stipendi da parte della cordata Arcelor-Mittal, è importante questo punto non si contesta la riassunzione con il Jobs Act del residuo di forza lavoro per ILVA, nemmeno la cancellazione di norme conquistate in decenni di lotte da parte del governo, la loro unica preoccupazione è calmare gli animi in vista delle imminenti elezioni nella solita logica di accontentare le persone solo dal punto di vista di un’occupazione, dove ognuno deve rassegnarsi alla precarietá in nome di una concorrenza alla globalizzazione, che mette i profitti prima dei diritti.
Ecco la vera sconfitta, la guerra tra poveri sul palco, in platea chi si gode lo spettacolo incitando gli eserciti nel continuare.
L’aereo non viaggia senza pilota, l’altoforno non produce senza l’operaio, ma il pilota e l’operaio non riescono a far valere il loro incommensurabile valore di qualità ed esperienza, sta prevalendo sempre più la logica che ci sarà qualcuno disposto a sostituirli a costi e diritti inferiori, un aspetto questo che dovrebbe indignare tutti, invece di accogliere l’invito di osservarli come privilegiati che ci arriva dalla politica finanziata dai liberisti.