DI NELLO BALZANO
La vertenza dei lavoratori di Amazon sta raggiungendo l’apice del paradosso, tanto che la parlamentare De Micheli del PD se n’è accorta e stigmatizza il comportamento della controparte aziendale.
Andiamo ai fatti, era previsto un incontro presso la prefettura di Piacenza, con lo scopo di trovare una conciliazione tra le parti, il Prefetto, ovvero il rappresentante del governo sui territori, riveste il ruolo di arbitro e nello stesso tempo di mediatore, una prassi di consuetudine non nuova, ma prevista per legge in tutte le attività che riguardano le vertenze sindacali nei servizi minimi essenziali, ovvero quelle attività che comunque devono essere salvaguardate nell’interesse di tutti i cittadini, trasporti, sanità, scuola, informazioni, fornitura di beni come acqua, luce e gas ecc. quindi per quanto concerne Amazon siamo probabilmente fuori dalle norme previste, ma vista la gravità della situazione, il governo vuole contribuire nel trovare una soluzione.
L’azienda in spregio all’autorità prefettizia non si presenta al tavolo, la naturale conseguenza è la proclamazione dello sciopero, come se non bastasse l’azienda impedisce ai lavoratori chiamati dal sindacato di partecipare ad assemblee regolarmente convocate, tanto che sono dovute intervenire le forze dell’ordine per far entrare i lavoratori.
Questo in sintesi il clima, se poi ci aggiungiamo che il direttore della filiale di Piacenza addirittura chiedeva di spostare lo sciopero in una data che non compromettesse le consegne natalizie, che ricordiamo non sono beni di vitale importanza, si può dire che in questi anni chi ha agevolato in tutte le maniere queste attività deve iniziare a comprendere l’errore fatto.
Favorire contratti di lavoro pieni di ricatti, la possibilità di abusare di servizi esterni, tipo agenzie interinali e cooperative, il mancato rispetto di norme di orari e di riposi, la leggerezza con la quale si affronta il tema della sicurezza, tutto in nome del mero fattore economico, porta a questo: l’imprenditore non si fa più scrupoli, sa che può agire perché le leggi di questi ultimi anni lo permettono, va addirittura oltre, e con atteggiamento paragonabile a quello del Marchese del Grillo impersonato da Alberto Sordi (“Io son io e voi nun siete un cazzo”) diserta i tavoli, con l’implicita motivazione che non riconosce le richieste di una controparte legittimamente riconosciuta anche dalla Costituzione.
Ben venga tutto questo, ben venga che un’azienda interpreti in questo modo il potere che la politica ha concesso agli imprenditori, chissà forse finalmente si capirà che prima di ogni cosa c’è la dignità delle persone, che il capitalismo finanziario, se vuole esistere, deve rispettare i lavoratori e le Istituzioni nel suo complesso, speriamo quindi che l’arrivo dell’anno nuovo porti giudizio.
BUON 2018 a tutti i lavoratori e alla Politica del buon senso.