LEROY MERLIN UNA MULTINAZIONALE FONDATA SULLO SFRUTTAMENTO?

DI PERLUIGI PENNATI

È quanto ha affermato apertamente USB, il sindacato di base che ha avviato da solo una protesta a Castel San Giovanni presso il polo logistico della multinazionale francese dove operano cooperative che tratterebbero in modo che viene giudicato a dir poco spregiudicato con le buste paga dei dipendenti.

Più precisamente, Leroy Merlin ha un ruolo che è quasi possibile definire secondario nella vicenda, dato che sarebbe solo la proprietaria degli impianti dove opera il personale in protesta, mentre la colpa di quanto sta accadendo sarebbe da attribuire solo alle società che impiegano il personale da essa in appalto e che, proprio per questo, è chiamata in causa dal sindacato di base per porre fine alla situazione dall’alto della sua posizione dominante.

Scelta che si è rivelata vincente ed ha portato, una volta tanto, ad un primo risultato positivo.

I FATTI

Uno dei dipendenti extracomunitari di una delle molte cooperative in appalto, scopriva per puro caso, dovendo rinnovare il permesso di soggiorno, che nonostante lavorasse nel magazzino da molti anni, risultava disoccupato.

La ragione di ciò risiedeva nel fatto che ogni sei mesi il lavoratore veniva licenziato a sua insaputa dalla cooperativa dove era impiegato e riassunto dopo due settimane in un’altra con un nome simile, così, evitando il lungo periodo e la continuità di servizio, evitavano di far maturare al lavoratore, ignaro dei propri diritti, tredicesima e TFR e lavorando senza contratto e senza assicurazione infortuni nei periodi di “disoccupazione” ufficiale.

Proprio la concomitanza dei controlli di polizia con il periodo di lavoro nero avevano permesso l’emersione del comportamento aziendale.

La preoccupazione di molti addetti li faceva rivolgere al sindacato di base USB che scopriva una situazione generalizzata all’interno del magazzino e dopo aver chiesto informazioni alle cooperative trovando le porte degli uffici sbarrate, avviava una prima protesta il 24 aprile di fronte al punto vendita Leroy Merlin di Castel San Giovanni per sensibilizzare la multinazionale francese a porre fine alla grave situazione di degrado che veniva perpetrata all’interno delle sue proprietà.

Il previsto volantinaggio pacifico si trasformava presto però in protesta di lavoratori che costituivano un presidio e che a causa delle polemiche scatenate provocava come risposta delle cooperative interessata il licenziamento dei tre rappresentanti sindacali USB interni che avevano denunciato la cosa.

Decisi a non far cadere tutto USB sfilava in Lombardia il 1° maggio con slogan contro lo sfruttamento eccessivo dei lavoratori ed apriva i cortei con i pony express precari e gli striscioni contro l’immobilità di Leroy Merlin di fronte alla situazione.

In totale assenza di risposte gli iscritti della logistica di USB si erano così presentati il 3 maggio presso gli uffici della direzione Leroy Merlin a Rozzano, nell’hinterland milanese, dichiarando di non volersene andare fino a quando non fossero stati ricevuti per chiedere, indipendentemente dall’azienda di appartenenza, il reintegro dei tre operai licenziati ed intervenire, sono parole degli occupanti, sulle “condizioni di lavoro da caporalato operate nel polo logistico di Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza”.

L’intervento delle forze dell’ordine sgomberava gli occupanti, mentre le cooperative appaltanti procedevano con la sospensione dal lavoro di tutti partecipanti, una trentina di persone.

L’EPILOGO

È il 10 maggio quando, dalle 6:30 del mattino, un gruppo composto da un centinaio di lavoratori della logistica accompagnati dalle famiglie dei dipendenti licenziati e sospesi bloccava il polo logistico di Castel San Giovanni affermando che “le cooperative hanno rimesso indietro l’orologio al medioevo”.

Chiediamo buste paga e contratti regolari, la fine del caporalato, il reintegro dei colleghi licenziati, la stabilizzazione di tutti i lavoratori a tempo determinato, un giusto inquadramento professionale e il rispetto dei diritti dei lavoratori da parte delle cooperative che gestiscono il lavoro per Leroy Merlin“, si legge in una nota del sindacato di base USB.

L‘intervento delle forze dell’ordine richiamava la solidarietà di altri lavoratori ed attivisti che si univano alla protesta in un grande sit-in che, a causa del blocco stradale conseguente, provocava le cariche degli agenti ed il rientro d’urgenza del Prefetto di Piacenza da Roma, dove si trovava, e che otteneva lo sgombero del sindacato dietro la promessa di mediazione con un tavolo negoziale convocato in prefettura.

Dopo una prima delusione, per la quale Riad Zaghdane, dirigente USB, dichiarava: “è uscito sconfitto lo Stato: le cooperative che praticano illegalità stanno dentro ed i lavoratori che chiedono il rispetto delle leggi vengono sgomberati.”, l’incontro in Prefettura portava i suoi frutti e Roberto Montanari, coordinatore USB di Piacenza, all’uscita poteva affermare trionfante: “Un ringraziamento a tutti i compagni che hanno partecipato alla giornata di lotta a fianco dei lavoratori di Leroy Merlin di Castel San Giovanni a Piacenza. È stata una giornata importante, siete stati in molti, in molti abbiamo praticato l’unità e la solidarietà di classe, oggi è stata una giornata di lotta dura, la polizia è intervenuta più volte, ha sgomberato il presidio ma alla fine siamo contenti di dirvi che i tre lavoratori che sono stati licenziati domattina, invece, riprendono il loro posto di lavoro con la prospettiva di essere stabilizzati. Grazie a tutti, chi tocca uno tocca tutti e oggi abbiamo dimostrato che uniti e lottando con forza si riesce a vincere. Viva USB, viva i delegati ed i lavoratori di USB

Una storia di oggi come tante altre, che per una volta ha un lieto fine, ma purtroppo non è sempre così, ormai la normalità sono vessazioni ed i licenziamenti per un profitto sempre più sfrenato ed irrispettoso della dignità umana, se oggi sono possibili queste scene di miseria, ricatto e privazione di diritti dei lavoratori non è certo per colpa di chi accetta il lavoro in queste condizioni, è invece colpa di chi a deciso di non scandalizzarsi più pensando che “troppi diritti fanno male all’economia”, frasi fatte e slogan spregiudicati di chi ci vuole distrarre dall’obiettivo reale: la cancellazione dei diritti di tutti facendoci credere che solo “altri” sono toccati.

Invece, chi tocca uno tocca sempre tutti, si inizia dai più deboli, perché nessuno li aiuta, e si finisce con il colpire la collettività, quando lo capiremo tornerà la solidarietà e la recessione avrà davvero i giorni contati.