DI NELLO BALZANO
È normale che nel 2018 si senta ancora parlare di lavoratori sfruttati in nero e pagati una miseria? Sì. L’ennesima scoperta con l’imprenditrice di Credaro in provincia di Bergamo che “poverina” cade dalle nuvole era solo 6 mesi che aveva iniziato la sua redditiva attività e pagava in nero per una miseria 8 operaie che in casa svolgevano lavori di rifinitura dei suoi prodotti che uscivano dal capannone dove quattro dipendenti in regola producevano guarnizioni in gomma.
Alle 8 schiave, 7 straniere e una italiana, il compito a casa di strappare il materiale in eccedenza, la retribuzione: da 70 centesimi a un euro ogni mille pezzi per completarli impiegavano 2 ore, quindi dai 35 a 50 centesimi all’ora per un totale di 250 euro al mese, praticamente 500 ore di lavoro al mese, il triplo delle ore normalmente svolte da chi lavora nel rispetto delle regole, per un quinto di uno stipendio minimo, ovviamente i contributi erano fantascienza.
Così mentre veniamo distratti dalle polemiche dell’obbligo di pagamento dei sacchetti biodegradabili che vengono giustificati dal recepimento di una normativa europea, pena sanzioni, ci accorgiamo che l’Europa non sanziona come dovrebbe i Paesi dove non si fa niente o poco contro lo sfruttamento delle persone a livello della peggiore schiavitù.
Le regole sono demandate ai singoli, tanto che ognuno pur di battere in termini di concorrenza gli altri all’interno dell’Unione, permette loro di fare ciò che vogliono.
Così capita che l’imprenditrice italiana paga solo una multa da 27.000 euro per 8 lavoratrici ridotte in schiavitù, che in Polonia, Serbia e Romania si guadagni un quarto rispetto agli altri stati, tanto da essere meta di molti imprenditori senza scrupoli che delocalizzano a danno dei Paesi che per anni li hanno agevolati, ma trovano più comodo per mantenersi lo yacht andare dove la mano d’opera costa meno, invece di investire per migliorare la produzione.
Una divagazione forse eccessiva rispetto alla notizia dalla quale è partito questo articolo, ma a mio giudizio il vero problema è questo.
Un’unione europea che si perde in dettagli, seppur importanti e trascura i diritti delle persone, un contesto dove a livello continentale bisognerebbe legiferare con severità su questi argomenti e dire che in ogni Paese della comunità chi riduce in schiavo una persona lo metti in galera e gli applichi pene pesanti.
Perché se no è inutile la nostra indignazione quando vediamo i migranti che non riescono a scappare dalla Libia, e vengono venduti come nei secoli scorsi.
Insomma forse è giunto il momento di unire realmente l’economia dei 27 stati ponendo delle basi imprescindibili: chi sfrutta, chi non fa rispettare i diritti delle persone deve essere sanzionato in modo serio, per fare ciò pene severe comuni per tutti per chi trasgredisce, solo così si può dire che l’Europa è qualcosa di serio, altrimenti continueremo solo ad indignarci inutilmente.