CHI SONO OGGI I CONSERVATORI?

DI NELLO BALZANO

La sinistra, i sindacati sono stati fermi quando, con la scusa dell’emergenza economica, la ministro Elsa Fornero ha iniziato ad intaccare sacrosanti diritti, non parlo delle pensioni, che ogni legislatura dal 1993 subiscono stravolgimenti, parlo dell’art. 18.

Un vero attacco ad un diritto che sembrava inviolabile, a vantaggio delle imprese e dannoso per i lavoratori, dove si decise che per motivi economici un’azienda può liberarsi di un lavoratore, attenzione, non per una crisi sistemica dell’azienda, è sufficiente un reparto non redditizio per la troppa presenza di manodopera umana, a fronte di un’automazione spinta, un piccolo esempio per evitare di perdersi nei continui “ritocchi” delle regole del mercato del lavoro messi in atto da tutti i governi della seconda repubblica, di qualsiasi colore, tutte operazioni mirate a ridurre il potere economico e contrattuale dei lavoratori.

Ma senza voler insistere su questa tematiche, pensiamo alle privatizzazioni selvagge nella sanità, ai continui tagli nella scuola e università pubbliche, alla drastica riduzione dei servizi del trasporto pubblico in mano ad imprenditori senza scrupoli, ai servizi ormai considerati essenziali per la vita di ogni persona, luce, acqua, gas.

Insomma tutto quello che negli anni era stato creato per rispondere ai dettami costituzionali, non per una modernità casuale, di colpo cancellato con un colpo di spugna e si continua ancora oggi, arrivando addirittura agli attacchi a diritti civili conquistati con dure battaglie anche referendaria, si pensi alla legge 194 sull’aborto e quella sull’aborto, qualcosa che ha visto in campo l’80% della popolazione chiedere a gran voce il riconoscimento di importanti principi di libertà.

Contesti che hanno stravolto anche l’impronta politica dei due distinti schieramenti politici principali, destra e sinistra. La destra da sempre considerata conservatrice, la sinistra progressista, oggi si può dire che la destra è diventata retrograda la sinistra costretta in difesa, quindi, suo malgrado, nel ruolo di conservatrice.

Non è un eccesso questa considerazione è un dato di fatto, qualcosa che si tocca con mano, soprattutto in Italia, dove non si è stati capaci di comprendere le profonde e veloci mutazioni della società, non si sono compresi i confronti e le competizioni con l’inevitabile globalizzazione, la destra quindi a seguire indietreggiando chi si affacciava in un mercato, senza uno straccio di regola, né rispetto per la dignità del lavoratore, solo produrre in grande quantità a basso costo.

Un compito quindi facile, cancellare i progressi in termini di diritti, per tornare indietro come gli altri ed essere quindi competitivi, un compito in parte copiato da chi si definiva sinistra, con l’unica scusa dell’emergenza.

Ecco perché la destra oggi ha vita facile, perché la sinistra sta svolgendo un ruolo che non è suo, difendere, fermare i continui attacchi, perdendo di vista ciò che più era per essa consono, progredire nella qualità della vita a tutela della dignità e libertà delle persone.

La sinistra ha quindi perso la sua identità, in una società condizionata da un unico problema, ovvero procurarsi denaro anche per un minimo di sopravvivenza, diventa complicato proporre qualcosa di innovativo, che stravolga una visione limitata del futuro, visto come competizione tra individui, dove la collettività è smarrita completamente, senza il minimo di forza in termini di consenso, senza la capacità di organizzare un minimo di lotta politica o sindacale degna di nota.

Certo sono importanti le manifestazioni anche per fermare volgari e retrogradi tentativi di un ritorno al passato più infelice, e cos’è quindi questa presa di posizione se non cercare di difendere,  “conservare”.

È quindi normale e comprensibile che chi non riconosce questo ruolo della sinistra, non si esponga più, nemmeno con il diritto di voto, tra i principali motivi di orgoglio di appartenenza a questo schieramento, non spaventa nemmeno la crescita esponenziale di una destra sempre più arrogante, non si ascoltano quindi nemmeno i richiami alle urne per cercare di arginare.

La fine della rappresentanza di un’ampia fetta di popolazione, ecco cosa sta succedendo, non basta parlare di lavoro, di periferie da riconquistare, una crisi politica di questa portata non si risolve con una bella presenza o parlantina. Purtroppo.