DI IMMACOLATA LEONE
Il Muslin ban, l’ordine esecutivo fortemente voluto dal presidente Donald Trump, che vieta l’ingresso, in territorio americano, a persone di origine musulmana tra cui Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria, Yemen, entrerà parzialmente in vigore.
Una decisione presa dai giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti, che lo vaglieranno definitamente ad Ottobre, dopo aver esaminato le sentenze di opposizione dei giudici federali dei vari Stati. Tra le più significative ricordiamo:
in Virginia la corte d’Appello del quarto distretto di Richmond, ha stabilito che il Muslim ban viola il primo emendamento della Costituzione americana che assicura parità di trattamento ai fedeli delle diverse religion;
a San Francisco, la Corte d’Appello, ha altrettanto concluso che il Muslin ban “esorbita i poteri costituzionali assegnati al presidente degli Stati Uniti”.
Ad ottobre, nel cerchio magico dei giudici, avrà voce in capitolo Neil Gorsuch, nominato dal presidente Trump, fortemente propenso al Muslan bun senza modifiche.
La Corte Suprema, nel nuovo Muslin ban, ha stabilito che il divieto si può applicare solo alle persone che non abbiano legami familiari o con una entità negli Usa.
Quindi, per usufruire dell’esenzione, chiunque dovrà dimostrare una relazione familiare con un parente residente negli Stati Uniti, oppure provare, con documentazione dettagliata, di lavorare presso una azienda.
Gli studenti ammessi alle università americane sono esentati dal bando.
Il provvedimento sarà operativo il 29 giugno, ed avrà la durata di 90 giorni, come da decreto appena approvato.
La paura, adesso, è che giovedì si possano verificare di nuovo momenti di confusione e di panico generale come è già successo il 27 gennaio, alla prima messa in esecuzione del Muslin Ban.
Un susseguirsi di situazioni senza precedenti, sia quando gli agenti di frontiera hanno cominciato ad impedire a decine e decine di persone di tutto il mondo di imbarcarsi sugli aerei diretti negli Stati Uniti, sia per i passeggeri, che al momento della firma dell’ordine, erano già in viaggio o si trovavano in un aeroporto statunitense.
Testimonianze di funzionari raccontano di aver lavorato senza direttive precise sulle nuove regole, e su come comportarsi nei confronti di chi aveva già un visto approvato.
L’esenzione dal divieto per possessori della green card è arrivata dopo due giorni che le persone erano state “fermate” all’aeroporto, nonostante avessero dimostrato di vivere e lavorare negli Stati Uniti.
In tutti gli aeroporti si sono verificate le medesime difficoltà, con momenti di tensione.
Migliaia di persone hanno protestato in tutti gli Stati Uniti, contro il Muslin ban equiparandolo ad una discriminazione religiosa.
Gli aeroporti si sono riempiti di avvocati, traduttori e organizzazioni di attivisti peri diritti umani, che hanno iniziato le prime pratiche legali contro il provvedimento.
E la prima sentenza è arrivata dal Tribunale di Brooklin, la sera del 29 gennaio, la giudice federale Ann Donnelly, in una udienza urgente, richiesta dall’American Civil Liberties Union, ascoltati gli avvocati di due siriani, i quali obiettavano che il governo li stava rispedendo con effetto immediato a casa loro senza sentire nessuna giustificazione, e con il rischio della loro incolumità al ritorno a Damasco, ha deciso di applicare la legge.
Ha trovato nel primo emendamento costituzionale la parte in cui si vieta al governo di promulgare leggi «che riconoscano ufficialmente una religione o ne proibiscano la libera professione”.
Quindi ha concluso che i due siriani e tutti coloro che si stavano trovando nella loro stessa situazione incresciosa, avevano «una forte probabilità di successo di provare davanti a una giuria il loro diritto a un giusto processo e che la stessa protezione di questo diritto è stata violata».
La giudice ha firmato l’ordinanza di emergenza con la quale temporaneamente, ha bloccato l’ordinanza di Trump, il Muslim Ban, ed ha impedito al governo degli Stati Uniti di espellere i rifugiati che provenivano dai sette paesi a maggioranza islamica.
Prima giudice donna diventata il simbolo di resistenza contro Trump e dei suoi “abusi di potere”.
Intanto il presidente Trump fa sapere che non ha tempo per commentare, e che ci sono situazioni molto più urgenti, come quella nordcoreana e quella siriana dove si sospetta che si stiano preparando nuovi attacchi chimici.
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