FINANZIARIA 2018. TROPPE RICHIESTE, LE RISORSE NON SONO UN POZZO SENZA FONDO

DI VIRGINIA MURRU

 

Si è cercato di tendere le braccia in tutte le direzioni, accogliendo più emendamenti possibili ed effettuando correttivi anche al di là forse dei limiti, ma la finanziaria 2018 non è un cappello per illusionisti, né un pozzo senza fondo, oltre non si può andare. Il piano di spesa deve essere contenuto in un ‘portafoglio’ alla portata dell’azienda Italia, impegnata più che mai a fare quadrare i conti secondo le regole imposte dai trattati dell’Unione europea.

Troppi gli emendamenti presentati, non ci poteva essere attenzione per arrivare a tutto; avranno spazio (oltre ai ritocchi riguardanti le materie più dibattute, ad esempio le pensioni, e l’esenzione da ‘quota 67’ delle 15 categorie di lavori gravosi) anche i fondi per rivedere il superticket e il rifinanziamento dei cosiddetti ‘bonus bebé’, un incentivo ‘salva librerie’, che non siano parte di una catena facente capo allo stesso editore. E ancora sostegno per giovani e donne, e perfino un fondo (di 2 milioni) per i festeggiamenti del carnevale.

Ok alla web tax, anche se entrerà in vigore dopo un anno (approvata il 26 novembre), ossia il 1° gennaio 2019. Partirà quindi una flat tax pari al 6%, che sarà applicata a tutte le transazioni on line (ad eccezione di agricoltori e aziende agricole). L’emendamento relativo alla web tax è stato presentato da Massimo Mucchetti, il quale sottolinea che ‘una volta a regime le entrate che ne deriveranno saranno prossime al miliardo di euro, sicuramente ossigeno per l’Erario’.

Secondo la relazione tecnica di Massimo Mucchetti, senatore Pd e presidente della Commissione Industria, una prima stima del gettito però sarà di 114 milioni di euro. L’iniziativa sulla web tax è solo italiana, al momento, ma in ambito europeo se ne discute già da mesi con altri paesi, Germania in primis. Tutti concordano sulla necessità di mettere un argine ai lauti profitti delle multinazionali, le quali, fino ad ora, hanno solo cercato di eludere il fisco dei paesi nei quali avvengono effettivamente le transazioni.

L’iniziativa è solo italiana, si diceva, perché se si aspetta la locomotiva dei paesi Ue interessati a regolamentare i traffici commerciali della rete, si finisce come ‘Godot’, per dirla come il senatore Mucchetti.

E infatti a settembre, nel corso del summit dei Ministri delle Finanze europei a Tallinn, si è parlato dei giganti del web e del loro agire illecito nei confronti del fisco, tanti buoni propositi, convergenza di vedute, sdegno, oltre che da parte del rappresentante italiano, anche di quello francese, tedesco e spagnolo. Ma poi di nuovo silenzio, attese estenuanti per un intervento che dovrebbe avere priorità d’agenda in ambito europeo.

La tassa sul fatturato delle multinazionali che operano nell’ambito della digital economy, non ha trovato concreta applicazione, né un accordo definitivo. Dietro le incertezze i timori delle ‘ritorsioni’ degli stessi giganti che operano con i loro traffici commerciali sul web, i quali potrebbero decidere di fare le valigie e ‘migrare’ in altri lidi più accoglienti.

Importante per la Finanziaria anche il fondo istituito in favore dei caregiver, che sostiene un’ampia platea di familiari impegnati non di rado notte e giorno ad assistere familiari affetti da gravi patologie, e dunque non autosufficienti.

Il senatore Pd Giorgio Tonini, presidente della Commissione Bilancio, è preoccupato, il dibattito non segue una procedura spedita, slitta di qualche giorno il voto finale, è un iter simile ad una corda piena di nodi, probabilmente entro il 29 novembre si dovrebbe avere una visione più chiara degli interventi. Il problema è anche una maggioranza risicata, a svolgere un ruolo di discrimine sono due senatori di Ala (Alleanza Liberalpopolare-autonomie), i loro voti sono stati determinanti per la Commissione Bilancio del Senato.

Si è discusso forse troppo sul sovraprezzo imposto dalle regioni per le prestazioni specialistiche di carattere sanitario, anche perché ognuna ha parametri di applicazione diversi e non è facile districarsi in questa giungla. Il Governo ha arginato gli ostacoli con un fondo di 60 milioni, ma non tutto è stato definito, questo punto si è rivelato uno dei più difficili da superare in termini di accordi.

Un occhio alla spia rossa delle risorse disponibili, e uno alle raccomandazioni della Commissione europea, che ha sospeso il giudizio sui conti italiani fino alla prossima primavera, in attesa di prospettive più certe.
In seguito alla lunga serie di intoppi, di stop and go, la finanziaria arriverà in Aula a Montecitorio quasi sicuramente mercoledì.