STRESS

The Awakening di Seward Johnson - Foto di Hypnotica Studios Infinite da Flikr (CC BY 2.0)

La letteratura scientifica è concorde nell’affermare che, date le caratteristiche intrinseche dei compiti dei CTA/FISO, le responsabilità di cui farsi carico nel loro svolgimento, e la complessità degli scenari lavorativi, il lavoro che svolgiamo sia tra i più stressanti al mondo.

La premessa è doverosa, oggi, che assistiamo ad uno stravolgimento continuo di quelle best practices tanto care a chi scrive.

L’implementazione frenetica del piano industriale, che negli ACC prevede l’acquisizione in loco dei servizi di avvicinamento e tutta un’altra serie di implementazioni tecnologiche, della cui bontà operativa non vi è ancora certezza, non tiene conto del livello di stress e affaticamento che abbiamo raggiunto o che sia lecito raggiungere.

Se aggiungiamo a questo la mancata pianificazione del turn over e quindi la cronica carenza di personale, possiamo affermare con ragionevole certezza che un periodo di così prolungata sofferenza e fatica lavorativa la nostra categoria non lo abbia mai vissuto.

La sempre maggiore attenzione all’aspetto umano nell’ambito del controllo del traffico aereo, che trova concreta espressione nel regolamento 373 ai punti:

  • OR.310 stress;
    “…develop and maintain a policy for the management of air traffic controllers’ stress, including the implementation of a critical incident stress management programme …”;
  • OR.315 fatigue;
    “…develop and maintain a policy for the management of air traffic controllers’ fatigue…”;
  • OR.320 rostrering;
    “...An air traffic control services provider shall consult those air traffic controllers who will be subject to the rostering system, or, as applicable, their representatives, during its development and its application, to identify and mitigate risks concerning fatigue which could be due to the rostering system itself …”;

oggi trova pochi e sommari riscontri.

Contrariamente a quanto sarebbe lecito aspettarsi, e a quanto viene declamato dentro e fuori dalla nostra azienda, viviamo sulla nostra pelle un costante peggioramento delle condizioni lavorative, e un aumento notevole dello stress e dell’affaticamento.

Assistiamo ad un continuo fiorire di iniziative aziendali che ricadono in questo ambito e che fanno riferimento quasi esclusivamente a fattori connessi strettamente al lavoro del CTA/FISO

Il SUPPORT PROGRAMM/CISM ad esempio risponde:

  • per lo più all’esigenza di supportare il personale nella gestione di un evento critico o di altro evento di carattere personale che potrebbero inficiare le condizioni psicofisiche del personale operativo;
  • oppure al supporto psicologico per cause esogene dipendenti da particolari situazioni di stress dovute a situazioni personali;

Facciamo notare che gran parte dello stress e della fatica accumulata in questi anni e soprattutto in questa ultima estate, e che scontiamo sulla nostra pelle (è di tutta evidenza il repentino aumento delle assenze per malattia), è dovuta a cause endogene legate a:

  • l’impossibilità quasi assoluta di poter godere di ferie al di fuori del periodo estivo per la carenza di personale;
  • la nuova turnazione in vigore, non condivisa con i lavoratori e i loro rappresentanti, che porta in dote il duplice effetto di essere avversata dal personale operativo ed essere oggettivamente più affaticante;
  • l’ambiente di lavoro, sporco, male illuminato;
  • le postazioni di lavoro, sia ai settori che al FIC, continuano a rispondere sempre meno ai minimi requisiti di ergonomia, con spazi ristretti sui quali insistono più posizioni, con i nuovi enormi schermi che coprono altri schermi più piccoli, con tastiere accavallate le une sulle altre e diversi mouse con fili che si intrecciano;
  • un sempre crescente numero di specializzazioni/abilitazioni per i CTA, con notevoli difficoltà spesso nel maturare le ore per il mantenimento delle competenze;
  • una gestione della sala operativa che sovente prevede lo spostamento dei CTA da un’isola all’altra per fornire servizi diversi (TCL, APS, ACS), e settorizzazioni mai sperimentate prima, che forse tengono conto dei carichi ma non dell’impatto psicologico che si scarica sui CTA;
  • un continuo cambio di scenari operativi dovuti all’implementazione dei settori di avvicinamento nell’ ACC e di molteplici altri tools operativi e conseguente addestramento, senza che ci sia il tempo di prendere un poco di fiato e assimilare con maggiore cura e attenzione i cambiamenti;
  • l’incertezza sulle prospettive future all’interno della sala operativa per la mancanza di percorsi chiari e omogenei a cui fare riferimento;

Abbiamo elencato una serie non esaustiva di cause, fonte di stress e disagio, direttamente collegate al nostro lavoro, alle quali vanno ad aggiungersi quelle esterne.

Il fattore umano non si riduce a una materia da smarcare nei CT o al programma CISM, riteniamo, anzi, che esso faccia parte del patrimonio (etico) collettivo e che, se fosse così declinato, sarebbe anche fattore di crescita umana, professionale e produttiva.

Delle due l’una, o il fattore umano è importante sempre, ed è in grado anche di orientare le scelte aziendali, o, al contrario, è una faticosa e fastidiosa serie di incombenze da portare a termine, per tutti, mera burocrazia, svuotata del suo grandissimo valore.

Il recepimento del reg. 373, ivi compresi il monitoraggio e l’attenzione dello stress e dell’affaticamento dei CTA/FISO, non comprende solo la necessità di definire degli adeguati limiti d’impiego ma, a nostro avviso, stabilisce una correlazione tra le turnazioni e l’affaticamento, e tra questo e il calo delle prestazioni, con le conseguenze che tutti noi abbiamo toccato con mano quest’estate, e stabilisce che per tali motivi ci sia una condivisione tra azienda e lavoratori e/o OO/SS.

Se questo non bastasse aggiungiamo che questo “supplemento” di attenzione dovuto appunto alle specifiche del nostro lavoro, dovrebbe sommarsi alle normali pratiche di valutazione del rischio sulla salute e sicurezza in vigore per tutti i lavoratori italiani e dettagliate nel DDL81.

Al contrario ci risulta che il DVR sulla valutazione del rischio, ivi compreso lo stress lavoro-correlato, sia già scaduto o comunque sia da rinnovare a stretto giro.

È lecito, quindi, chiedersi fino a che punto altre ragioni, siano esse economico-produttive, congiunturali o culturali, possano, nei fatti, essere prioritarie rispetto alla tutela della salute e fino quale punto si possa chiudere un occhio e far finta che tutto sia a posto.

Crediamo che tra i compiti più importanti e purtroppo maggiormente sottovalutati in questi anni, dalle OO/SS in azienda, ci sia la tutela della salute dei lavoratori, quindi noi saremo in prima fila per far valere questo diritto.

Siamo stanchi di essere spettatori inermi di quello che accade, anche quando il quadro normativo ci dà modo di far sentire la nostra voce.

Siamo ancora più stanchi di vedere l’azione sindacale piegarsi solo alle “urgenze” aziendali e non affrontare questioni importanti come la tutela della nostra salute, oggi, non meno urgenti del rinnovo contrattuale.

Su questo tema, non vogliamo dividere i colleghi e metterci a questionare su quanto non sia stato fatto nel passato, su chi magari distratto da altro abbia lasciato correre, al contrario, vorremmo unire tutti a prescindere dall’ appartenenza sindacale o meno, perché facciamo tutti lo stesso mestiere, perché chi vive le sale di controllo sa di cosa parliamo.

Parliamo di un lavoro bellissimo che diventa sempre più “difficile” per chi lo fa.

Perché la nostra voce ha perso di autorevolezza e forse anche per colpa nostra che ci sentivamo intoccabili.

Perché siamo tutti in credito verso un’azienda che può e deve fare molto di più per accrescere il benessere del suo capitale umano e tutelarne la salute.

Per fare ciò, ci rivolgiamo direttamente alle altre OO/SS in azienda dicendo loro che è ora di ricominciare ad occuparci anche delle prospettive della salute e della sicurezza dei CTA/FISO, nei modi stabiliti dalle norme e dalla legge; e non solo rincorrere infruttuosamente le emergenze, utilizzando, per altro, gli strumenti già in vigore, ma sostenendo e facendo funzionare i nostri RLS come dovrebbero.

Infine, chiediamo che venga fatta una accurata valutazione del rischio stress lavoro-correlato, che secondo l’ultimo DVR ancora NON risulta meritevole di alcun miglioramento, e che i lavoratori siano adeguatamente coinvolti (RLS) nei modi e nei tempi stabiliti dalla “metodologia di valutazione del rischio SLC” dell’INAIL onde evitare di avere misurazioni approssimative e di scarso valore.

Siamo sicuri che chi ha veramente a cuore la salute, il benessere e il miglioramento delle attuali condizioni di lavoro sarà al nostro fianco.

Roma, 3 novembre 2022                                                             RSA USB ROMA ACC

 

Allegati:

2022 11 03 comunicato STRESS