La storia del sindacato. I giorni nostri in Italia.

I giorni nostri in Italia. Riflessioni e conclusioni.

 

“15. CLAUSOLE INTEGRATIVE DEL CONTRATTO INDIVIDUALE DEL LAVORO. Le parti convengono che le clausole del presente accordo integrano la regolamentazione dei contratti individuali di lavoro al cui interno sono da considerarsi correlate ed inscindibili, sicché la violazione da parte del singolo lavoratore di una di esse costituisce infrazione disciplinare di cui agli elenchi, secondo gradualità, degli articoli contrattuali relativi ai provvedimenti disciplinari conservativi e ai licenziamenti per mancanze e comporta il venir meno dell’efficacia nei suoi confronti delle altre clausole.” Questo è il punto 15. dell’accordo siglato in data 29 dicembre 2010 dalle organizzazioni sindacali nazionali e territoriali di Napoli di FIM-CISL, UILM-UIL, FISMIC, UGL Metalmeccanici e dalla dirigenza FIAT per lo stabilimento di Pomigliano ed è un estratto molto significativo di ciò che rappresenta il movimento sindacale attualmente in Italia.

La spaccatura marcata fra le confederazioni, arrivate a sottoscrivere accordi separati con le varie aziende, tagliandone fuori questa o quella, nella fattispecie e quasi ovunque, soltanto la FIOM; l’arrivare ad avvallare accordi del genere dove di fatto si permette, da quel momento in avanti, di licenziare liberamente; le modifiche sostanziali applicate dal Governo all’Articolo 18 dello Statuto dei diritti dei Lavoratori (esso regola il reintegro di un lavoratore licenziato ingiustamente, un risarcimento economico per le mensilità perdute ed un indennizzo ulteriore nel caso in cui il lavoratore, non ritenesse opportuno ritornare ad occupare il precedente posto di lavoro, dopo l’accaduto), un diritto fondamentale ed irrinunciabile per tutti i lavoratori ed aspiranti tali, una tutela concreta: annientato; firmare accordi (CISL e UIL con il Governo Monti) quali quello sulla “produttività”, per mezzo del quale e nel nome della ripresa delle aziende, diventa lecito demansionare ed abbassare i salari dei lavoratori ecc.

Oltre a queste situazioni, gravissime già di per se, il nostro Paese, così come molti altri nel mondo occidentale capitalista, è colpito duramente dalla crisi economica, che sta mettendo a dura prova le classi sociali più deboli (proletari ma anche artigiani, commercianti e piccolo-medio borghesi) e per mezzo del Governo tecnico del Premier Sig. Monti (nel momento in cui scrivo dimissionario), è chiamato a risollevarsi ma per far ciò le varie manovre messe in atto vanno a  ledere appunto i lavoratori: pensioni posticipate negli anni e ridotte all’osso, tagli agli stipendi, licenziamenti più agevoli, mobilità, esodati, disoccupazione, precarietà, aumento delle tasse ecc.

Il quadro sin qui descritto prevede grande impegno e profusione da parte del sindacato in genere, tutte le sigle sindacali hanno il dovere morale e civile di mobilitarsi e mobilitare. Le crisi trascorse, nella storia, hanno insegnato quanto sia pericoloso, come esperienza rivoluzionaria e violenta l’avvento di forme differenti di fascismo, atte a risanare il capitale finanziario, facendo leva sulle masse deluse ed arrancanti che vedono l’eventuale novità come una speranza, nulla di più falso, assolutamente da scongiurare ed abbattere alla radice con una controrivoluzione socialista. Attuata non solo dai partiti politici coscienti di ciò ma anche dalle organizzazioni sindacali (e parlo di sindacati reali, di nome e di fatto, insomma di associazioni rivolte unicamente a scudo delle classi più bisognose), di entrambi è dunque il compito di ostacolare l’ascesa delle destre sociali ed estremiste, per i sindacati anche con la sola attività di tutela dei diritti dei lavoratori e di informazione.

Proprio l’informazione è l’arma inizialmente primaria di chi vuole assestarsi al potere, per tale motivo è necessario intraprendere una controinformazione, ove si istruisce la massa del vero e la si spinge a ribellarsi verso chi ne vuole divenire padrone assoluto. Ma ciò si sta verificando? Al contrario, il Presidente del Consiglio Monti afferma: “La concertazione è finita”, esso decreta il termine del periodo di relazioni industriali, ritenute un ostacolo alle politiche di investimento e quindi alla produzione di profitto, causa, a suo dire, di tutti i mali.

In effetti tutto avviene come se il sindacato non esistesse, senza nessuna reale opposizione. Il sindacato sta vivendo un intervallo temporale molto delicato e di difficile inquadramento è la sua posizione all’interno di queste politiche di austerità globali.

Ora, lungo quali vie sarà possibile l’organizzazione degli interessi operai nel frangente in cui entrano in contatto diretto con le pretese del capitale? La CISL e la UIL formano una coalizione remissiva e permissiva e la sola CGIL comunque non contrasta questi provvedimenti Statisti, se non raramente e ad ogni modo senza azioni incisive. Il Partito Democratico tiene le redini della CGIL e la manovra a suo piacimento, un esempio: nel 2001-02 salvò l’Articolo 18 dall’attacco frontale del Governo Berlusconi (allora Forza Italia, ora PDL, in alleanza con la Lega Nord), adesso nel 2012 non lo soccorre dato l’appoggio del PD al Governo Monti, killer dell’Articolo 18. La FIOM, in questo contesto ha perso a mio avviso un’occasione di opporsi decisamente alla casa madre CGIL e per dare sfogo al senso di rivalsa ed alla rabbia di migliaia di lavoratori, non solo metalmeccanici che a quel punto l’avrebbero certamente seguita e sostenuta, si poteva creare un sindacato di rottura, sempre in trincea, sovversivo rispetto ad ogni sopruso di Governo (ormai non si contano più) e completamente estraneo ai palazzi del potere. “I lavoratori sono più uniti se i sindacati sono più uniti”, oggi utopia pura. Dall’interno della CGIL, sgorgano inevitabilmente nuove correnti di pensiero, come quella della Rete28Aprile che enuncia: “Dopo trent’anni di politica concertativa il bilancio è fallimentare: il lavoro italiano sta ai gradini più bassi del mondo industrializzato. Non è più tempo di restituire, ma di riconquistare salario vero, contratti veri, condizioni di lavoro libere dal supersfruttamento, diritti sociali e civili per nativi e migranti. Basta con la competitività a tutti i costi per il mercato, basta con la disoccupazione, vogliamo lavoro vero e dignitoso e per questo deve tornare l’intervento pubblico. La finanza le multinazionali, le banche, i veri privilegiati, i ricchi, devono pagare. Ci vuole un nuovo programma sindacale portato avanti da altri gruppi dirigenti, con gli iscritti e le lavoratrici e i lavoratori che decidono”.

I sindacati di base autonomi e corporativi, vivono una situazione ibrida, infatti non essendo mai stati concertativi, ora non possono più contrastare la CGIL quale sindacato concertativo e la stessa concertazione come strumento politico, proprio perché non si effettua concertazione, il loro ruolo ed il loro modo di agire è in una fase di stallo.

E’ strano come ai nostri giorni, quando il Governo si irrigidisce, le confederazioni si ammorbidiscono, neppure ripensare ai lustri del passato riesce a stimolare i sindacati attuali? Schiacciati letteralmente da queste amministrazioni dominanti e “fasciste”, attrici protagoniste e garanti di ogni intervento in qualsiasi ambito (da sottolineare gli scempi commessi con le operazioni attuate sulla scuola, sulla sanità, sull’ambiente ecc), fanno una fatica folle a fare breccia e muovere una reazione coinvolgendo la massa operaia e lavoratrice in genere, usurpata di ogni diritto sociale, morale, civile (la nostra carta Costituzionale è stata praticamente demolita).

I motivi sono diversi: dalla collusione, alla politicizzazione, alla scarsa organizzazione, alla classe dirigente datata e poco rappresentativa, alla coscienza non raggiunta ed inespressa di molti ecc.

Il gioco è duro ed i duri stanno giocando ma purtroppo non sono i sindacati. Del 16 ottobre 2010 e del 14 novembre 2012, le ultime due grandi manifestazioni sindacali, indette ed organizzate per lo più dalla FIOM ed assolutamente snobbate da UIL e CISL, le quali invece seguitano a chiedere soltanto dove necessita apporre la firma, veramente troppo poco.

Ultimamente, il campo di battaglia principale è quello del reddito, imposto solamente con una svalutazione progressiva dei salari ed in questo contesto lo Stato si occupa prettamente di stabilire le regole, o meglio le forzature, per favorire gli investimenti e le grosse imprese (in primis le banche). Così è tanto che, di fronte alla classe operaia, si preferisce “divertirsi” con la girandola o circolo vizioso del capitalismo finanziario.

Il ruolo del sindacato ed il suo “potere”, viene stretto in una morsa implacabile, devastante negli effetti, sino a renderlo impotente, inerme. Sempre un maggior numero di persone, però, chi perché vive ormai in condizioni precarie sotto diversi punti di vista, chi perché stanco del deterioramento nel sociale e nel lavoro, chi perché si sente usurpato della dignità ecc, esprimono il proprio dissenso in più forme, passando dalla semplice manifestazione organizzata dai sindacati o dai partiti extraparlamentari di sinistra ed attenzione anche di destra, all’ aperta contestazione ai “Governanti tecnici” del momento (dimissionari), oppure ad azioni eclatanti ed “assurde” (tali dovrebbero essere) quali il suicidio. Ciò è testimonianza che il sindacato sta perdendo la battaglia, tra l’altro facendolo in malo modo, ovvero con rassegnazione ed ancor peggio appoggiando questi mattatori sociali. Il sindacato deve credere in sé stesso, nelle sue potenzialità, solo un’organizzazione di massa può combattere e vincere questo sistema ed il sindacato può esserne il promotore, il mezzo.

Il sindacato, quale difensore degli sfruttati, ovvero gli operai salariati figli del capitalismo, si può definire a sua volta un prodotto autorizzato dallo stesso sistema capitalistico, un’arma data proprio dai borghesi ai propri sottoposti con il meccanismo democratico e teoricamente monco della lotta rivoluzionaria, quasi un sostanziale processo nel modo di ordinarsi del regime capitalistico, una “magistratura” intesa come forma squisitamente conservativa.

Queste critiche e considerazioni vogliono smuovere le coscienze titubanti o dormienti e dare energia al sindacato perché così non sia, perché ribalti queste teorie e si proponga in un’altra dimensione, perché impugni la propria bellicosità e divori i padroni promuovendo una vera lotta di class

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