Accordi separati, che disastro!

L’accordo separato FIAT di Pomigliano sotto la lente di ingrandimento.

 

Assodato che viviamo in uno Stato semilibero o in semi dittatura (fascista) se preferite, dove la corruzione e l’associazione a delinquere sono all’ordine del giorno e sfiorano la legalità, dove il denaro dei contribuenti (alla faccia della crisi economica) viene sperperato in “donnine” e “vizietti” vari, dove le leggi vengono modificate o ne vengono create di nuove per coprire le “porcate” di certi mafiosi che ci governano o permettere di far lievitare il patrimonio di chi le tasche le ha già gonfie, anche l’universo sindacale resta coinvolto in questo scempio amministrativo ed è in assoluta difficoltà. Un declino pesante, dovuto all’irresponsabilità civile della quasi totalità delle confederazioni sindacali, ormai coinvolte, anzi “intrallazzate” con i politici della maggioranza, a loro volta accondiscendenti e protettori dei “potenti”, quindi delle aziende, dei “padroni”. Ma dove siamo arrivati? O meglio, dove siamo ritornati?

Prendiamo ad esempio gli accordi separati, siglati per gli stabilimenti FIAT di Mirafiori e Pomigliano, questi sono un affronto alla democrazia, sia per i contenuti degli stessi, sia per come sono stati raggiunti e poi avvallati e messi in pratica. Analizzando in particolare, il contratto di Pomigliano, firmato in data 29 dicembre 2010 (ormai quasi un anno fa ma terribilmente attuale) a Roma, dalle organizzazioni sindacali nazionali e territoriali di Napoli di FIM-CISL, UILM-UIL, FISMIC, UGL Metalmeccanici e dalla dirigenza FIAT, risalta immediatamente l’assenza della FIOM-CGIL (che detiene la maggioranza dei tesseramenti dello stabilimento in oggetto).

Trattasi per l’appunto di Accordo Separato, ove le sigle firmatarie (di origine e sponda democristiana e\o fascista) si sono prestate ad estromettere, in modo del tutto antidemocratico, non solo fisicamente ma anche nei contenuti, la sigla più rappresentativa degli operai di tutto gruppo FIAT. Tipiche e ricorrenti, sono frasi presenti nel “testo aziendale” che individuano le sole sigle firmatarie, come uniche referenti, uniche in rappresentanza dei lavoratori sia in ambito RSU che RLS, uniche responsabili di ogni articolo concordato (circa il comportamento da tenere in azienda; gli orari e le modalità di lavoro; le pause; la mensa; le ferie; le remunerazioni; l’assenza; il trattamento di fine rapporto; le sanzioni disciplinari ecc), uniche facenti parte delle varie commissioni istituite per i rapporti con la proprietà.

Il commento più azzeccato in merito arriva dal presidente del comitato centrale della FIOM Cremaschi, il quale si esprime così: “Angeletti (UIL) e Bonanni (CISL) sono la vergogna del sindacalismo italiano. Non è mai successo dal ’45 ad oggi che un sindacato italiano firmasse l’esclusione di un altro sindacato. E’ una macchia indelebile sulla storia di CISL e UIL. Per noi non contano più niente. Sono fuori dalla cultura democratica sindacale dell’Italia costituzionale. Le manifestazioni di protesta FIOM scuoteranno il Paese.”.

Recepito tutto ciò, da sottolineare è assolutamente il contenuto stesso dell’accordo, nel quale, in maniera unilaterale l’azienda: decide e nomina sia i rappresentanti sindacali dei lavoratori (divenuti quindi RSA), sia quelli della sicurezza sul posto di lavoro (RLS); impone orari di lavoro e riduce le pause; ordina comportamenti da tenere discutibili e sui più svariati argomenti (no alle affissioni, no alle vendite di lotterie, indirizza circa i rapporti interpersonali ecc); crea normative circa l’assenteismo, prevedendo sanzioni disciplinari anche gravi; organizza i cicli lavorativi nel dettaglio; riformula le tabelle di retribuzione e le indennità professionali; ridefinisce le figure professionali; amministra la ristorazione aziendale, la prevenzione complementare, l’assistenza sanitaria integrativa (ma se non ci si può ammalare?!) ecc; stabilisce permessi per ogni necessità ecc.

In fondo, al primo tentativo, l’Accordo Separato, ha dato subito risultati indiscutibilmente negativi, la FIAT ha imposto ed il sindacato “filo aziendale” ha solo firmato, sulla fiducia direi.

A rafforzare questa mia tesi, sono le dichiarazioni di alcuni politici: l’allora Presidente del Consiglio Berlusconi: “E’ un accordo storico e positivo. Si tratta di un’intesa innovativa e di un investimento importante per il Paese.”; il senatür della Lega Nord Bossi: “Se si sono accorti anche i sindacati, vuol dire che qualcosa da cambiare c’era.”; l’ex segretario dei DS Fassino: “L’azienda deve avvertire la responsabilità di compiere atti per favorire un clima più disteso.”; l’esponente del PD Tonini: “Il PD è il partito del cambiamento e non della conservazione.”. Per onore del vero, è corretto ricordare che sono stati espressi anche pareri del tutto opposti a quelli appena citati, da personaggi politico\sindacali altrettanto importanti, fra i quali l’ex segretario nazionale CGIL Cofferati e l’ex leader di Rifondazione Comunista Bertinotti, che rivendicano la volontà di rovesciare la deriva autoritaria, ridando centralità politica al lavoro; altri commenti più moderati arrivano dall’allora segretario del PD Bersani e dal responsabile economico del PD Fassina, loro si limitano a sperare che questi cambiamenti possano essere positivi e se così non sarà, significherà che è stato commesso un errore.

La storia racconta poi che sotto ricatto, di sicuri licenziamenti e del trasferimento della produzione all’estero se non fosse passata tale piattaforma, al referendum, la maggioranza dei lavoratori ha avvallato tale pessimo contratto di lavoro (2888 SI’ contro i 1673 NO), molti hanno rischiato ed avuto il coraggio di rigettarlo ma non è stato sufficiente. La FIOM dal canto suo si è battuta duramente, non ha lasciato nulla di intentato, sia a livello mediatico che sul pezzo con presidi, scioperi, manifestazioni ecc, con l’impegno enorme in prima persona del suo segretario generale Landini. A nulla è valso, la battaglia l’ha vinta il Sig. Marchionne, amministratore delegato del gruppo FIAT e “uomo del potere”. Costui ha organizzato e diretto la trattativa sindacale, riuscendo a comminare questa tipologia di accordi, ignorando e fregandosene dei lavoratori e delle loro famiglie, intanto lui guadagna diversi milioni di € annui ed è proprietario di una grossa fetta azionaria della FIAT stessa (in poche parole ne è in parte “padrone”).

Concludo menzionando una clausola su tutte, contenuta al punto 15 dell’accordo separato: “15. CLAUSOLE INTEGRATIVE DEL CONTRATTO INDIVIDUALE DEL LAVORO. Le parti convengono che le clausole del presente accordo integrano la regolamentazione dei contratti individuali di lavoro al cui interno sono da considerarsi correlate ed inscindibili, sicché la violazione da parte del singolo lavoratore di una di esse costituisce infrazione disciplinare di cui agli elenchi, secondo gradualità, degli articoli contrattuali relativi ai provvedimenti disciplinari conservativi e ai licenziamenti per mancanze e comporta il venir meno dell’efficacia nei suoi confronti delle altre clausole.”. Traduzione: ti licenzio quando e come voglio. Da rabbrividire!

 

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