
Il sindacato, il lavoro e la crisi economica.
Il sindacato in generale, sta attraversando una fase particolarmente critica, per non dire buia. Questa crisi terribile, probabilmente la peggiore di sempre che sta subendo il capitale finanziario e quindi i Paesi capitalisti, ha provocato una reazione cruenta e spietata da parte di chi manovra il capitale, arrivando a rivalersi in maniera interclassista sui popoli, sempre più allo stremo. Non la subiscono solo gli operai, ma piccoli commercianti, piccoli imprenditori, dipendenti pubblici ecc e solo i “pesci grossi” riescono a salvarsi, mettendo in ginocchio tutto ciò che può ostacolare una loro ripresa, un loro mantenimento, ovvero tutto ciò che non fa parte del loro “ristretto universo”. Anche la sanità, la scuola pubblica, le infrastrutture, le amministrazioni territoriali ecc, sono messe a dura prova, subendo tagli ai finanziamenti, con l’evidente aumento del disagio sociale.
In alcuni Stati, la popolazione ha preso coscienza e si sta ribellando, subendo una devastante repressione, anche fisica ed i nostri mezzi di informazione canonici ci tengono all’oscuro di tutto. In Italia, tutta la politica parlamentare, ha scelto di difendere il capitale, approvando manovre assurde, per sostenere le banche (private) strozzine della Comunità Europea, assicurazioni, aziende multinazionali votate al profitto ecc, insomma si è schierata dalla parte dei potenti, sperando che il capitale possa risorgere e tornare a splendere.
La metodologia è la più “semplice”: prendere al povero per dare al ricco. Le manovre che gli ultimi governi hanno approvato sono allucinanti e per restare solo nel mondo del lavoro deleterie: riforma pensioni, accordo produttività (stipendi decurtati e demansionamenti legalizzati), rivisitazione drastica dell’articolo 18 (ora si può licenziare), possibilità di accordi separati, ridimensionamento del diritto di sciopero ed ultimo l’accordo scellerato ed antidemocratico sulla rappresentanza sindacale. Il tutto con la “firma” delle Confederazioni sindacali, passi che CISL e UIL chiamarle sindacati è fare loro un grosso complimento ma la CGIL non è stata da meno, con il “cappellone” del Partito Democratico (uno dei partiti più colpevoli) ha sostenuto tutto e qualora non fosse stata concorde non ha proclamato, in contrasto, un’ora di sciopero (vedasi pensioni ed articolo 18 ad esempio).
Solo pochi sindacati, quali COBAS, USB, SGB ecc si sono mossi appena sufficientemente (ma troppo poco) con qualche sporadica manifestazione e qualche presidio, senza risultati, anzi ora pure delegittimati di tutto.
Recentemente il Governicchio del Premier Letta, ha ottenuto fondi dall’Unione Europea per il rilancio dell’occupazione giovanile, staremo a vedere come verranno investiti questi denari. Personalmente ho poca fiducia, pensando a quanto ammonta il debito pubblico italiano, nei confronti proprio della Comunità Europea e che quest’ultima possa elargire una somma cospicua ad un Paese così debitore, mi suona quantomeno strano, qui gatta ci cova! Ad ogni modo ciò che è stato fatto, ormai compromette pesantemente e chissà per quanto tempo, le condizioni di lavoro di milioni di cittadini residenti in Italia. Credo che le organizzazioni sindacali, a questo punto, possano fare ben poco, si sono scavate la fossa da sole e per i prossimi anni saranno utili solo per la compilazione dei modelli 730 (per chi ha ancora qualcosa da dichiarare). Quest’ultima riflessione è un’estremizzazione ma nemmeno troppo distante dalla cruda realtà, può e deve essere considerata anche come una provocazione, con la speranza che “qualcuno” si risenta e torni a fare ciò che serve ai lavoratori, ovvero il sindacato vero, quello che lotta e si batte duramente per acquisire e mantenere diritti, per difendere condizioni di lavoro e di retribuzioni dignitose, per rappresentare democraticamente ed egregiamente, per concertare i rinnovi contrattuali e di secondo livello, per sostenere ed affiancare ogni singolo lavoratore. Ora come ora questa è una vera e propria missione impossibile.
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