
Attuale situazione sindacale in Italia.
La crisi finanziaria imperversa, il suo termine non è prevedibile, anzi, il sentore è che durerà ancora molto tempo ed a detta di alcuni, porterà il nostro “bel Paese” (senza voler uscire dai confini nazionali) al tracollo più totale, al fallimento economico e non (si pensi alla sorte della Grecia, quale Paese della Comunità Europea).
La privatizzazione di ogni bene comune è alle porte, l’ingresso di multinazionali straniere e di banche che acquisteranno ogni istituto pubblico e molto altro del privato è quasi scontato, con un conseguente e progressivo aumento dello sfruttamento dei lavoratori e della precarietà (come se già non bastasse il disastroso stato attuale delle cose).
Le scuole saranno costrette a chiudere e l’analfabetismo tornerà, la sanità non avrà fondi e sarà a disposizione solo per pochi, l’ambiente degraderà velocemente e le proteste delle persone saranno fini a sé stesse ma con il “rischio” di sfociare in vere e proprie battaglie, guerre, rivoluzioni popolari.
Questo è un quadro ovviamente pessimistico ma non lontano da quello che potrebbe divenire la prossima realtà, non è un film di fantascienza oppure una previsione apocalittica (in Grecia è già così, come lo è stato e lo è ad oggi in diversi Stati del Nord Africa, Sud America e Medio Oriente), occorre riflessione e soprattutto occorre agire.
Premettendo che, colui che contribuisce maggiormente al sostentamento delle Casse dello Stato, è il lavoratore dipendente, il quale, versa puntualmente, ogni mese, le tasse governative e che con l’aumento della precarietà e della disoccupazione si aggrava la situazione di crisi economica, un ruolo fondamentale, per la tutela del posto di lavoro e del giusto salario, per la garanzia del mantenimento dei diritti acquisiti dai lavoratori, per la salvaguardia e la sicurezza degli ambienti di lavoro, dovrebbe averlo il sindacato.
Il compito del sindacato non è affatto semplice, bensì arduo, è indubbio, a maggior ragione se si pensa che questo governo tutto fa, tranne aiutare le classi sociali meno abbienti, non si interessa affatto dei lavoratori e delle loro famiglie, al contrario si prodiga a favorire chi le tasche le ha già piene di quattrini (ottenuti grazie e sulle spalle dei lavoratori stessi), a sanare bilanci in perdita, a condonare debiti, a creare leggi appositamente per favorire i “potenti” e molto altro ancora. L’opposizione, dal canto suo, risulta essere inerme, immobile, ne sono eclatanti esempi, le poche parole spese e le “zero” azioni intraprese, dopo i fatti sindacali riguardanti la FIAT ed il silenzio divenuto assordante, in merito il recente accordo siglato dalle più importanti confederazioni sindacali con Confindustria. In entrambi questi casi si vanno a ledere diritti acquisiti in anni di lotte sindacali e cosa ancor più grave, vengono ignorati e non rispettati ed applicati, molti e fra i più importanti e significativi articoli della Costituzione Italiana (a tal proposito ci si sarebbe aspettati almeno un intervento del Presidente della Repubblica mai avvenuto).
Solo qualche fazione di estrema sinistra mostra disappunto ed indignazione ma è sola e quindi poco in evidenza, purtroppo.
Esistono addirittura realtà lavorative ove il sindacato è utopia, risulta impalpabile e sconosciuto, ove il “padrone” regna sovrano, impone ogni cosa senza incontrare ostacoli.
In tutta questa confusione, fra accordi separati, altri indecenti ed improponibili firmati da tutte le confederazioni sindacali, fra le quali anche l’insospettabile ma invece traditrice CGIL, altri disdetti unilateralmente dalle aziende e mai contestati, referendum non effettuati, deroghe assurde ai Contratti Nazionali che lasciano adito a modificarli in qualsiasi momento dalle aziende, RSU diventate fantasmi e senza possibilità di intervento oppure eletti in carica dalle aziende stesse e non dai lavoratori (RSA), viene naturale porsi una domanda: “Ma il sindacato esiste ancora? E se si, cosa è diventato?”.
Provo a dare una risposta: “Il sindacato esiste e prevalentemente è uno strumento nelle mani delle aziende opportuniste e dei “politici loro amici”.
Stanno facendo l’impossibile per “togliere di mezzo” chi ancora nel sindacato vero ci crede e chi ancora il sindacato lo vive e lo svolge con impegno, passione e convinzione. Sigle sindacali quali SDL, USB oppure COBAS (e solo altri pochissimi ancora) sono ultimi baluardi, capaci di lottare, di mobilitare, di unire. Sigle intelligenti, in grado di valutare correttamente e saggiamente ogni situazione gli si profili innanzi, proporre soluzioni, respingere e combattere soprusi con grande forza, la forza derivata da quei lavoratori in
grado di sostenerle, desiderosi di un futuro con meno ombre e molte più luci.
Ecco che la politica di opposizione dovrebbe spingere in questa direzione, verso un appoggio completo a costoro che possono essere definiti degli eroi moderni (purtroppo una minoranza all’interno della loro “stessa specie”).
Doveroso è dunque sensibilizzare i giovani e nuovi lavoratori oltre che i più scettici. Non occorrono solo i valori e gli ideali, è necessario aprire gli occhi ed agire.
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