
Il 25 Aprile oggi in Italia.
Il 25 Aprile coincide con la sconfitta del fascismo e del nazismo (peraltro forma quest’ultima di fascismo) come comunemente li intendiamo, festa della liberazione ad opera della Resistenza italiana.
Compito dell’ANPI è ricordare ciò che fu, spiegare le barbarie della dittatura nazifascista, commemorare avvenimenti storici importanti su scala nazionale e del territorio, sottolineare il sacrificio di tanti uomini, partigiani e patrioti che hanno contribuito a fare del nostro un Paese libero e democratico, tutto ciò per scuotere le coscienze affinché ciò che è stato non debba riproporsi.
Per fascismo si intende una malsana filosofia illogica, basata sull’idealismo, ovvero sull’idea dell’uomo come unico essere e di tutto ciò che è materiale e reale come frutto delle proprie sensazioni, un ideologia poi attuata con una presa del potere violenta e spesso militare, con l’instaurazione della dittatura mediante false promesse (oggi diremmo populismo) e con l’appoggio dai ceti più agiati, con l’assoggettamento brutale del popolo costantemente sotto ricatto e brutalmente schiacciato con la possanza e con l’annullamento dei diritti e delle libertà, con il mito della razza e dell’uomo forte. Quale differenza con i moderni Governi che impongono, spavaldi ed arroganti, i dettami della Troika partoriti dal capitalismo finanziario, ovvero l’accrescimento degli introiti economici per pochi padroni detentori di monopoli a discapito dei molti lavoratori? Quale differenza con i moderni Governi che annullano e violentano i diritti base della società, quali il lavoro, la casa, la scuola pubblica, la sanità pubblica ecc? Quale differenza con i moderni Governi imperialisti che invadono Stati più deboli con le scuse più assurde e li rendono colonie da sfruttare economicamente e geopoliticamente compiendo dei veri e propri genocidi anche fra la popolazione civile (vedasi ad esempio quanto sta accadendo in Siria oppure quanto accaduto in Libia)? Quale differenza con i moderni Governi che appoggiano o restano indifferenti all’instaurazione di dittature naziste, vedasi quanto accaduto in Ucraina? Quale differenza con i moderni Governi che erigono muri o fili spinati o inneggiano ad ideologie razziste contro chi emigra dalle guerre? (Come se qualcuno si diverta e provi piacere ad abbandonare la sua casa, o quello che ne resta, le sue cose ed i suoi affetti, oltretutto sapendo di rischiare la vita e senza sapere cosa gli riservi ilo futuro, per se e per i propri figli, se ancora ne ha vivi, se non sono finiti uccisi dagli invasori). Non sono forse forme di fascismo queste?! I moderni Governi, ed ora mi riferisco esclusivamente all’Italia, hanno nel tempo distrutto ciò che nacque dai valori della Resistenza sanciti nella Carta Costituzionale, depauperando i diritti essenziali del vivere sociale, dando così, fra le altre cose, la possibilità di acuire gli animi con facili populismi, tipico delle metodologie fasciste. I ceti sociali si sono livellati verso il basso, il potere di acquisto si è notevolmente affievolito e la soglia di povertà viene raggiunta da un numero in costante crescita di famiglie. A tutto ciò si aggiungono politiche sconsiderate che tendono a risollevare la grande impresa ed il sistema finanziario internazionale (le banche, la borsa dei grandi capitali ecc), affossando i lavoratori dipendenti, la piccola imprenditoria, i piccoli commercianti, i piccoli artigiani (oltre che tutti i disoccupati, gli studenti, i bambini e gli anziani). Ad esempio: sono stati effettuati tagli importanti a tutti quei fondi destinati al pubblico ed al sociale (sanità, casa, scuola, trasporti ecc); la pressione fiscale non è diminuita, anzi aumentata; è stata aumentata l’IVA; la riforma sul lavoro ha portato alla modifica dell’art. 18 (concedendo possibilità di “licenziamenti facili”), ha incentivato i contratti a termine, avvallato la possibilità di siglare accordi separati, legittimato le deroghe ai Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, ridotto all’osso le agibilità sindacali, decurtato stipendi, reso normale demansionare (con intrinseco mobbing) ecc; la vergognosa riforma delle pensioni ha spostato l’età pensionabile al limite della vecchiaia e ne ha ridotto l’importo; hanno privatizzato gran parte del patrimonio pubblico; e molto altro ancora.
Si parte quindi da una presupposta carenza di risorse per escludere i bisogni sociali. Tutto sembra ruotare attorno all’economia mentre delle reali esigenze della gente, dei loro diritti nessuno se ne interessa, o meglio vengono sfruttati e strumentalizzati questi temi dai potentati a loro esclusivo vantaggio. Diventano inevitabilmente temi secondari anche la conservazione di conquiste precedenti e la democrazia stessa che si trasforma invece in accentramento di potere, annullando il parere del popolo. Non è tutto quanto appena descritto una forma di repressione e quindi di fascismo? Costoro sfruttano l’incultura ed il malcontento del popolo, Gramsci diceva: “Il padrone conosce mille parole e voi (si rivolgeva ai lavoratori) molte di meno e per questo lui avrà sempre un qualcosa in più nel confrontarsi con voi”.
Compito dell’ANPI e di tutti gli antifascisti, è anche quello dunque di scovare nuove forme di fascismo, ovunque si manifestino, condannarle e combatterle con tutte le forze.
Il 1945, così come tutto il periodo della seconda guerra mondiale e del periodo fascista, non è un passato molto remoto, tutt’altro, eppure pare ormai un ricordo sbiadito, specialmente se di ciò si discorre con le nuove generazioni, così generalmente latitanti e sfuggenti purtroppo a tali argomenti.
Non è sufficiente organizzare esclusivamente iniziative commemorative di avvenimenti storici chiusi fra quattro mura e sempre con le stesse poche persone; un tale comportamento, seppure sia un buon punto di partenza, sarebbe riduttivo e resterebbe sterile nella pratica. L’ANPI e l’antifascista in senso generale, ha il dovere morale di comunicare con tutti ma specialmente con i più giovani, con coloro che sono il futuro del Paese, di entrare nelle scuole, di parlare nelle piazze, non necessariamente della propria città, di coinvolgere chiunque, specialmente gli scettici e, partendo dai problemi sociali più comuni, aprire una discussione attuale e costruttiva, che porti ad una presa di coscienza seria ed importante e conseguentemente generare un atteggiamento più consapevole.
Non lasciamo che il sacrificio di coloro che hanno lottato alla morte per ideali di libertà, democrazia e giustizia sociale, diventi solo un ricordo di eroi che non torneranno, nostro compito è continuare in quello che hanno cominciato e resistere alle ingiustizie ed alle oppressioni divenendo noi stessi partigiani e patrioti.
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