ISTAT. CALA IL POTERE D’ACQUISTO DELLE FAMIGLIE, AUMENTA LA PRESSIONE FISCALE

DI VIRGINIA MURRU

 

Secondo i rilievi  Istat, presenti nell’ultimo comunicato, nel terzo trimestre 2018 aumenta lievemente in termini nominali il reddito disponibile delle famiglie,  dello 0,1%, rispetto al trimestre precedente, così come anche i consumi risultano in crescita dello 0,3%. L’Istat aggiunge una nota, per evidenziare che, in rapporto alla variazione dello 0,3% del “deflatore implicito dei consumi” – ovvero la  misura dell’andamento dei prezzi – è in calo il potere d’acquisto delle famiglie consumatrici,  -0,2%, in relazione al precedente trimestre.

In questo quadro certo positivo, ma non esaltante, la propensione al risparmio delle famiglie risulta in diminuzione dello 0,2% – pari all’8,3% tra i mesi di luglio e settembre 2018 – sempre in riferimento al trimestre precedente. La dinamica dell’inflazione è stata poco rilevante, secondo l’Istituto di Statistica, determinando così un calo congiunturale del potere d’acquisto (-0,2%). In relazione a questo trend, le famiglie, in virtù della lieve riduzione della propensione al risparmio, hanno mantenuto un livello dei consumi, in termini di volume, pressoché inalterato.

I dati Istat mettono inoltre in evidenza l’impatto dello spread nei tre mesi estivi (luglio-settembre); in termini di spesa per interessi, l’Italia ha pagato un conto piuttosto salato, ossia 1,7 miliardi, rispetto allo stesso trimestre del 2017. Il rapporto percentuale è del 12%.

Risulta essere in flessione invece il rapporto deficit/Pil, da questo dato emerge che, sempre in riferimento al terzo trimestre dell’anno appena trascorso, l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche, in rapporto al Pil è stato di -1,7%, nello stesso trimestre 2017 era di -1,8%. L’indebitamento al netto degli interessi passivi delle AP, ossia il saldo primario, registra un dato positivo, l’incidenza sul Pil è pari al 2,0%, era dell’1,6% nello stesso trimestre del 2017.

Il saldo corrente è risultato ugualmente positivo, con un’incidenza sul Pil dell’1,1% – era dell’1,6% nello stesso periodo dell’anno precedente. La pressione fiscale va oltre il 40%, nel trimestre di riferimento, in aumento di 0,1% punti percentuali nei confronti del terzo trimestre 2017. In complesso, nei primi 3 trimestri del 2018, le AP hanno registrato un indebitamento netto di -1,9% del Pil, dato che è migliorato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando era pari a -2,6%.

Per quel che riguarda la quota dei profitti, sul valore aggiunto delle società non finanziarie, che è del 41,4%, si rileva un calo di 0,9 punti. E’ aumentato il tasso d’investimento delle società non finanziarie, di 0,1 punti, pari a 22,2%.

L’andamento dei redditi dei nuclei e quello delle finanze pubbliche, nonché l’impatto dello spread, secondo i dati emersi dai conti trimestrali divulgati dall’Istat, porta in superficie un periodo piuttosto travagliato, con riflessi positivi alquanto marginali, se soltanto si pensa, per quel che concerne la PA, alla crescita della spesa per interessi. In termini di cifre, era pari a 14,373 miliardi nel 2017, ed è cresciuta fino a 16,103 miliardi nello stesso trimestre del 2018.