CON L’ACQUISIZIONE DI ADNOC REFINING, ENI INCREMENTA LA CAPACITA’ DI RAFFINAZIONE

DI VIRGINIA MURRU

 

Un bel colpo andato a segno per Eni, e così inizia con buoni auspici il nuovo anno, l’attività del gruppo si espande negli Emirati Arabi, attraverso l’acquisizione del 20% di Adnoc Refining, società del gruppo Adnoc,  che è la Compagnia petrolifera di Stato degli Emirati. Le sue raffinerie sono tra le più efficienti nel settore, con una capacità di raffinazione pari a 900 barili al giorno. Eni può veramente festeggiare l’evento, dato che nessun investitore straniero nel campo dell’energia si era spinto fino a questi livelli negli Emirati Arabi Uniti.

L’accordo (Share Purchase Agreement) è stato siglato alla presenza del premier italiano Giuseppe Conte, il Principe della Corona di Abu Dhabi Mohamed Bin Zayed Al Nahyan, ed altre autorità degli Emirati. Così il cane a sei zampe ha accelerato il passo in uno dei centri strategici a livello mondiale nella raffinazione del petrolio, elevando un prestigio che gli deriva da 70 anni di esperienza nel settore degli idrocarburi.

Gli Emirati sono un punto geografico strategico in quanto consente di raggiungere agevolmente i mercati del continente africano, nonché asiatico ed europeo, grazie alle raffinerie di Ruwas East e West, e quelle di Abu Dhabi Refinery. Per importanza e capacità di lavorazione risulta essere il quarto ‘polo’ al mondo.

Il gruppo Adnoc ha poi comunicato la cessione del 15% di Adnoc Refining a Omv (il più grande produttore austriaco nell’ambito della raffinazione), pertanto i tre grandi gruppi, Eni, Adnoc e Omv, formeranno una joint-venture che si occuperà della commercializzazione dei prodotti petroliferi, il cui volume, in termini di produzione complessiva, sarà di circa il 70%.

Dall’operazione appena conclusa, si calcola che per Eni ci saranno 400 mln di cash flow l’anno, che in termini di enterprise value ammonterà a 3,9 mld di dollari, ossia un imponente vantaggio in termini di capacità di raffinazione. L’intesa con Adnoc prevede un piano d’investimenti che oscillerà tra uno/due miliardi l’anno, ma secondo il parere autorevole del mondo della finanza, l’Eni se li può permettere.

Inutile sottolineare l’importanza di questa operazione per l’Eni, che renderà più ampia la sua sfera d’influenza nell’ambito degli idrocarburi, estendendo il suo potenziale di produzione in un’area di enorme interesse in questo ambito. L’accordo porta la firma del Ministro di Stato degli Emirati, Sultan Ahmed Al Jaber, che ricopre anche la carica di Ceo di Adnoc, e per Eni l’Amministratore delegato Claudio Descalzi.

Il Ceo Eni ha affermato che un’operazione di questo livello spalanca le porte del gruppo nel settore downstream degli Emirati, frutto di un piano strategico volto a rendere il portafoglio attivo geograficamente nei migliori centri della raffinazione, e pertanto più resiliente alle sfide sul piano globale, più solido nei confronti della volatilità del mercato.

Soddisfatto anche il premier Conte, il quale dichiara che la maxi operazione “è il frutto naturale derivante dalle specifiche competenze maturate dall’Eni, azienda partecipata, che continua a portare nel mondo l’eccellenza italiana in campo energetico, e il cui impegno è anche orientato alla riduzione delle emissioni per evitare d’incidere sull’equilibrio dell’ecosistema nel pianeta”.

E’ superfluo rimarcare che il gruppo Eni, con questa rilevante operazione, rende più solido il suo business, e incrementa la capacità di raffinazione, passando da 550 mila barili al giorno a 730. Un progresso che lo renderà certamente più competitivo sul piano globale, dove le sfide nel settore energetico sono sempre più difficili.