WORLD ECONOMIC FORUM. SU WEB TAX TRA EUROPA E USA TREGUA IN ATTESA DI NEGOZIATI

DI VIRGINIA MURRU

Al World Economic Forum  2020, in corso a Davos, la Web tax è come una mina vagante nei rapporti commerciali tra gli Usa e alcuni Paesi Ue. Gli Usa, tramite il Segretario al Tesoro Steve Mnuchin, hanno espresso la loro contrarietà, non ne vogliono sapere di aumenti riguardo alla tassazione digitale sui colossi della Silicon valley.

Italia e Francia nei negoziati sono inflessibili al riguardo, ma le reazioni del Governo americano non sono rivolte alla tolleranza, ci potrebbero essere ritorsioni sulle Case automobilistiche europee (di Francia e Italia in particolare, unite in questo asse strategico contro i giganti del web Usa), e di solito i tuoni non arrivano mai soli, i fulmini sembrano la logica conseguenza di una politica fondata sul protezionismo. ‘America first’ è l’intercalare di ogni confronto o negoziato sul piano internazionale quando si tratta di tutelare gli interessi dell’economia statunitense.

Si sono esposti per primi i francesi, tramite il ministro dell’Economia Bruno Le Maire, e si è poi unita l’Italia per fare fronte unico sullo scottante tema della web tax, con l’omologo Roberto Gualtieri. L’Italia, come si sa, ha inserito nell’ultima legge di Bilancio la tassazione digitale a carico dei colossi del web, la cui entrata in vigore è prevista per il mese di febbraio.

C’è stata polemica sui metodi di applicazione della tassa perché la si vorrebbe diretta ai profitti e non al fatturato, a parità di trattamento in ambito fiscale. Nel modo in cui è stata impostata la web tax contribuirebbe a fare alzare i costi per le piccole medie imprese e consumatori, e pertanto agerebbe in modo negativo sulla crescita delle stesse imprese.

Il World Economic Forum è cominciato il 21 gennaio (a Davos, Svizzera), e migliaia sono gli ospiti attesi per la 50esima edizione, è considerato uno degli eventi ‘più ecosostenibili’ che ci sia mai stato fino ad ora, dato che nella sua agenda, il fulcro su cui convergerà l’attenzione degli invitati sarà proprio il tema ambiente.

Secondo l’81enne economista, Klaus Schwab, fondatore del Forum – “il pianeta versa in uno stato di emergenza, e lo spazio d’azione si sta rapidamente riducendo, pertanto è fondamentale intervenire con senso di responsabilità”. Gli investimenti green saranno in primo piano in questo ambito.

Ma il forum è anche un’occasione d’incontri strategici tra i rappresentanti di Stato per importanti questioni economiche e commerciali, come quelle riguardanti la web tax, e i dazi, a margine del Forum tanti i temi oggetto di confronto.

A Davos la questione relativa alla tassazione digitale è stata affrontata in un tavolo comune con i rappresentanti di due Paesi europei, Francia e italia, il Segretario Ocse Angel Gurria e il Segretario al Tesoro Usa, Mnuchin.

Francia e Italia intendono fare valere i loro diritti di esigere le imposte dalle multinazionali americane, anche se la risposta degli Usa di questi tempi lascia poco spazio al dubbio circa la reazione su simili iniziative. Nel mirino ci sono i dazi con cui colpire, non si concedono sconti a nessuno, e del resto non è la prima volta che l’Amministrazione Trump minaccia i Paesi dell’Ue con ritorsioni sui prodotti che varcano le sue frontiere.

Sarà a questo punto necessaria la mediazione del Segretario Ocse Gurria, il quale dovrà cercare un punto di convergenza ed equilibrio su una tassazione globale che non crei ulteriori conflitti, al di là di quelli in atto, in parte risolti con la Cina, e altri da chiudere con nuovi accordi.

Nessuna delle parti al momento sembra disposta a cedere terreno in favore dell’altra; la Francia, per non inasprire i rapporti con il Governo americano, ha dichiarato che non è disposta a fare concessioni sulla web tax, ma terrà bloccato il pagamento del primo acconto fino a che non si troverà una linea comune d’intesa globale tramite intermediazione Ocse.

Qualora per ipotesi il negoziato dovesse fallire, la Francia procederà con l’applicazione della tassa, e c’è da giurare che la risposta Usa sarà scontata, il ‘tiro’ è già stato annunciato, e i bersagli non mancano di certo. L’Italia è in sintonia, ma rispetto alla Francia è rimasta un po’ in retrovia. Dagli scambi di vedute, negli incontri tra La Maire e Gualtieri, sembrerebbe che si sia deciso di agire in concerto e di non fare un passo indietro, nonostante il clima di ‘raid’ in cui si tratta con gli americani.

E’ ovvio che i due Paesi hanno interesse ad agire in sintonia per dare maggiore forza al negoziato e limitare lo strapotere delle multinazionali, le quali hanno sempre cercato di farla franca con il fisco dei paesi in cui operano tramite il mercato digitale.

Trump intanto ha fatto sapere che le trattative con i Paesi Ue sono più scogliose di quelle con la Cina, e che in ogni caso, qualora s’implementasse la Web tax, sarà inevitabile colpire con tariffe dirette al mercato automobilistico. E’ evidente che la digital tax non coinvolge solo Francia e Italia, ma anche altri paesi, Gran Bretagna compresa.

La Maire afferma che l’Unione europea è compatta riguardo alla web tax, ma non c’è interesse ad inasprire i rapporti con gli Usa. Si è pertanto deciso di trattare. Iniziative in tal senso sui prossimi vertici sono state avanzate anche dalla Presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, in tempi brevi si auspica una soluzione che neutralizzi il conflitto in atto.

“Questo non significa – precisa il ministro delle Finanze francese – che si debba rinunciare ad un sistema di tassazione efficace e mirato, ma è necessario arginare il fenomeno dell’evasione fiscale che riguarda i big operanti nel digitale, con enormi profitti e tasse irrisorie. “

Gli sviluppi sulle trattative con l’Amministrazione Trump in merito alla questione web tax si vedranno nei prossimi mesi, intanto si è stabilita una tregua, in attesa di una soluzione globale più stabile.