L’ECONOMIA CINESE FA I CONTI CON IL CORONAVIRUS

DI VIRGINIA MURRU

 

Piuttosto allarmante il ‘bollettino’ che viene dalle Borse cinesi, le quali, in seguito all’assalto del virus su vaste aree del Paese, e le misure di emergenza che sta affrontando il Governo, non poteva lasciare indifferenti i mercati finanziari, e meno che mai le Piazze cinesi.

In sofferenza dunque Shanghai e Shenzhen, ma la situazione dei mercati è comunque in rosso, sono stati bruciati oltre 420 miliardi di dollari, insomma, dopo la guerra commerciale con gli Usa è arrivata quella con il virus, un salasso dal quale l’economia cinese potrà anche riprendersi, date le grandi risorse dimostrate negli ultimi decenni, ma non la lascerà sicuramente immune da conseguenze negative.

Nella Cina continentale, in data odierna, alla riapertura dei mercati azionari, dopo la pausa dovuta al Capodanno lunare, le perdite superano il 9%, performance negativa causata com’è ovvio dall’emergenza sanitaria in atto, ossia dal timore che incute la diffusione del virus, altamente contagioso, e dalle sue complicanze.

Secondo la BBC le azioni in Cina affrontano la peggiore caduta da 4 anni a questa parte (Chinese shares suffer biggest fall in 4 years..).

L’impatto economico pertanto non può essere trascurabile. Negativi gli indici di Shenzhen e Shanghai, ma nell’altro versante anche Hong Kong, la cui Piazza ha inevitabilmente subito il ‘contagio’, e scivola in negativo, anche se più contenuto rispetto alle altre due principali Borse cinesi.

La Pboc, ossia la Banca Centrale Cinese, ha adottato misure volte a sostenere i mercati e l’economia, decidendo di adeguare la politica monetaria all’emergenza sanitaria che la Nazione sta affrontando. Sono stati immessi nel sistema al momento 150 miliardi di yuan, che equivalgono a circa 20 miliardi di euro, attraverso strumenti finanziari particolari: “pronti contro termine” a 7 e 14 giorni (detti anche PCT, si tratta di contratti in cui solitamente una banca, cede titoli ricevendo in cambio denaro. La consegna è immediata, da qui il termine ‘pronto’. La banca si impegna a riacquistarli dall’acquirente, di solito ad un prezzo più alto e ad una data concordata).

Il tasso per entrambi i “repo”(repurchase agreement), ossia tra le controparti dell’accordo, quale misura di sostegno, è stato tagliato di 10 punti base.

Inutile affermare, senza finire in retorica, che il danno economico è in ogni caso quello minore, se si considera il tributo in termini di vittime falciate dal virus, ma intanto per una Nazione il bilancio è pesante.

Se il coronavirus è diventata una pandemia nel volgere di poche settimane, e un’emergenza  per buona parte del pianeta nel versante sanitario, per la salute dell’economia globale non è certo uno spaventapasseri, ma una questione seria, con implicanze tutt’altro che semplici da arginare.

Coinvolta in primis la Cina, per ovvie ragioni, ma il ‘contagio’ nei mercati finanziari segue percorsi che poi raggiungono quelle piazze direttamente o indirettamente collegate all’attività produttiva cinese (praticamente buona parte del pianeta), considerata ancora economia emergente, anche se in realtà è un colosso non meno potente di quello americano.

Ripercussioni pertanto ce ne sono state  allorché l’evoluzione relativa alla diffusione del virus è diventata di notevoli proporzioni, costringendo le Autorità cinesi a interventi d’emergenza,  arrivando perfino alla realizzazione di strutture sanitarie in tempi da record: la costruzione di un ospedale è terminata negli ultimi giorni, e sono occorsi solo 10 giorni..

Sono coinvolte intanto le aree del Paese più produttive, circa 24 zone strategiche per l’economia cinese. Nonostante l’efficienza dimostrata dagli organi di Governo preposti alla sicurezza, si sono verificate carenze di materiale pratico in ambito sanitario, come mascherine, guanti, tute e occhiali, strumenti di protezione di questo tipo.

Europa e Stati Uniti hanno provveduto all’invio di questi materiali appena le Autorità cinesi hanno fatto sapere che c’era la necessità di rifornimenti.

.Proprio le enormi vendite di questi articoli stanno portando alle stelle gli utili delle aziende che operano nel settore sanitario, con prodotti monouso. Alcune di esse (come Shanghai Dragon, Tinjin Teda) sono quotate nel listino ChiNext. I loro titoli in Borsa sono schizzati (fino al 10%). Altre specializzate in monitoraggi di strutture sanitarie, hanno registrato grandi risultati: le azioni di Bioperfectus Technoloies sono salite del 20%.

Wuhan, la metropoli cinese di 11 milioni di abitanti, è il ‘covo’ del virus, e proprio qui si sono riscontrati i valori massimi del contagio, che poi si è diffuso altrove, specie nei Paesi limitrofi, in Europa e Usa, con casi isolati, ma tuttavia in grado di creare allarme e misure adeguate a circoscrivere il possibile contagio.

Una delle aree di rilevante importanza per l’economia del dragone è proprio la città di Wuhan, che presenta il più alto tasso di crescita del Paese, negli ultimi anni il Pil si è attestato infatti sull’8%. La metropoli è considerata un centro in cui vengono convogliati investimenti non di poco conto sull’industria pesante e nuove tecnologie

Grandi aziende che avevano delocalizzato una parte dei loro processi produttivi in Cina, aprendo nuove sedi, quando il coronavirus ha assediato aree urbane sempre più estese, considerata anche l’alta incidenza di decessi, hanno deciso di chiudere e riportare il personale nel Paese d’origine.

Diverse sono ormai anche i vettori aerei che hanno interrotto i collegamenti con gli scali cinesi, e vietato anche il traffico d’ingresso, specie dai luoghi più bersagliati dal virus, sempre per ragioni di sicurezza sanitaria. Tanti saranno gli aeroporti che subiranno danni a causa del calo nei collegamenti, per quel che riguarda l’Italia, solo Malpensa si pensa che perderà 2 milioni di passeggeri, tra viaggiatori cinesi e asiatici. Previsti anche crolli nelle azioni delle Compagnie aeree.

Insomma il coronavirus, in circa un mese, ha scombinato le carte di quel complesso meccanismo definito nel terzo millennio globalizzazione, messo a ferro e fuoco le potenzialità della Scienza, quasi sempre impreparata quando il virus viaggia in ‘incognito’, con una ‘carta’  d’identità nuova, e una direttiva di marcia che allunga vertiginosamente il passo, allargando la platea delle vittime del contagio.

Debellarlo non è una battaglia semplice, e in ogni caso non si risolve dalla sera alla mattina,  non esiste un trattamento farmacologico veramente adeguato, né cure disponibili, in quanto, una volta isolato l’agente patogeno, occorre tempo per la formulazione del vaccino.

Sono presupposti che si traducono in costi anche pesanti per l’economia dello Stato in cui il virus ha cominciato il suo esordio contagiando un numero d’individui che ormai sono diventati migliaia (si avvicinano ai 18 mila, i decessi superano i 360 – e dunque anche il numero di vittime della Sars – epidemia che si diffuse negli anni 2002/03’, sempre in Cina.