BCE. ECONOMIA STABILE IN EUROZONA, MA IL CORONAVIRUS E’ UNA MINA VAGANTE

DI VIRGINIA MURRU

 

La nuova presidente della Bce, Christine Lagarde, non nasconde le preoccupazioni sui riflessi negativi causati dal dilagare dell’epidemia da coronavirus nell’economia globale.

“Al momento – ha affermato nell’ultima conferenza stampa tenutasi nei giorni scorsi – non vi sono conseguenze di rilievo nell’economia dell’area euro, ma la persistenza e il progressivo dilagare del contagio inevitabilmente avranno ripercussioni anche in Europa.

Il quadro dell’economia sul piano internazionale, pertanto, secondo il Presidente della Banca Centrale Europea, è al momento orientato sui rischi, non solo per ragioni di carattere geopolitico, ma anche per l’impatto che ha causato (soprattutto in Cina), la diffusione del coronavirus.

Lagarde osserva che in Eurozona l’economia sta seguendo un percorso di stabilizzazione, non vi sono più timori legati al conflitto commerciale Usa-Cina, che sembrerebbero risolti con gli ultimi accordi tra i due colossi economici, e la firma della cosiddetta Fase 1, o accordo preliminare, con la conseguente riduzione delle tariffe.

Il ritmo dei piani di acquisto di asset da parte della Bce proseguirà con 20 miliardi di euro mensili, il fine è quello di avvicinare il più possibile il target d’inflazione a quello ritenuto ideale (2%).

Le strategie di politica monetaria e il volume di acquisti di titoli di Stato e altri asset, riconducibili al Quantitative easing, rimarranno dunque invariati, ma è da sottolineare che per la prima volta con presidenza Lagarde, è stato posto in essere un primo atto di significativo rilievo.

La Bce ha infatti reso nota la prima revisione sugli interventi di politica monetaria dal 2003. Sono stati confermati i tassi d’interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, su quello marginale e sui depositi presso la Banca Centrale. Essi andranno rispettivamente allo 0,00 – 0,25% e a -0,50%.

L’obiettivo sarà quello di analizzare, durante l’anno in corso, “la formulazione quantitativa concernente la stabilità dei prezzi, l’insieme di strumenti della politica monetaria, analisi di carattere economico e monetario, pratiche di comunicazione”.

Certamente uno degli studi più importanti potrebbe riguardare la revisione dei metodi con i quali la Bce definisce il suo target d’inflazione, che come si sa, da tanti anni, in particolare con la presidenza Draghi, è del 2% o dintorni, anche se poi questo target non è ancora stato raggiunto.

Secondo gli esperti di S&P è un obiettivo, quello del target al 2%, che ha creato meccanismi un po’ contorti, e nel lungo periodo la reazione dovuta ad un prolungato periodo di tassi negativi,  potrebbe generare effetti di contrasto. Anche se l’ex presidente Draghi, sosteneva che gli effetti positivi superavano quelli negativi.

Chi invece si è trovato su un piano critico al riguardo, ha sempre sostenuto che, se da un lato la strategia dei bassi tassi d’interesse interagisce quale incentivo per la crescita e l’attività di credito, il rischio effettivo è quello di sottrarre alti margini di profitto alle banche.

Le rassicurazioni della presidente Lagarde hanno incentivato la fiducia dei mercati, com’era prevedibile, i quali hanno reagito con ottimismo, dimenticando le incertezze e la mina vagante che rappresenta il coronavirus sull’economia globale. Anche se proprio la nuova presidente della Bce non ha escluso rischi su questo versante, se il quadro dovesse allargarsi oltre l’emergenza:

“L’incertezza che riguarda l’impatto del coronavirus è una rinnovata fonde di preoccupazione.”

I fattori che generano rischio nell’economia dell’Eurozona ci sono ed è convinzione del Consiglio Direttivo della Bce che sia necessario ancora un sostegno adeguato della Banca Centrale Europea, tramite la sua politica accomodante. La situazione, assicura Lagarde, è costantemente monitorata, e qualora ricorresse il bisogno, si interverrà con misure opportune.

Nell’analisi  di Christine Lagarde, c’è spazio anche per considerazioni concernenti il clima, le quali rientreranno a pieno titolo nella ‘revisione strategica’. Sostiene la presidente al riguardo:

“Sui cambiamenti climatici tutti devono sentirsi responsabili in termini di interventi adeguati, è nostro dovere contribuire a controllarlo, e già diversi dipartimenti nella Bce sono allo studio per comprendere il reale impatto del climate change nella gestione del rischio.”

 

Per quel che concerne l’’effetto Brexit’, il capitale sottoscritto dalla Banca Centrale resterà invariato in seguito all’uscita della Bank of England dal Sistema europeo delle Banche Centrali.  Il capitale sottoscritto della BCE resta invariato dopo l’uscita della Bank of England dal Sistema europeo di banche centrali, il quale resta invariato (10,8 miliardi di euro). La Bce rimborserà la quota della Bank of England nel capitale versato, ossia 58 milioni di euro.

La quota (secondo un comunicato diffuso nel sito della Bce), nel capitale sottoscritto della Bce sarà divisa fra le altre banche centrali nazionali.

La Banca Centrale britannica non farà più parte del SEBAC, in seguito all’uscita del Regno Unito dall’Ue, la BoE detiene il 14,3% del capitale sottoscritto della Bce, di cui 3,75% equivalente a 58 milioni di euro (quota versata). Tale importo sarà rimborsato dalla Bce, secondo i termini di accordo sul recesso tra il blocco dei 27 e Regno Unito.