PERCHÉ LA DESTRA É VINCENTE

DI NELLO BALZANO

Le risposte possono essere più di una a questa affermazione, ognuna degna di attenzione, com’è altrettanto legittimo chiedermi perché mi incuriosisce questo argomento, per rispondere devo fare una premessa.

Sono sempre stato convinto che la satira politica è un espressione artistica utile a sdrammatizzare, a concederti un momento di relax mentale fuori dal turbinio spesso violento e divisivo nell’informazione politica che si è impadronito di tutte le piattaforme mediatiche, ma nel contempo è importante per spingerti verso il porti delle domande, purtroppo, se parliamo di satira intelligente, sono pochi questi spazi, nei palinsesti televisivi ad oggi quella più nota è senza dubbio “Fratelli di Crozza”, esco subito da ciò che può essere travisata come una marchetta, dicendo che ieri sera mi ha colpito una semplice battuta, non mi ha solo strappato un amaro sorriso, mi ha dato l’opportunità di riflettere in modo estremamente serio.

Crozza nei panni del ministro Minniti: “… Il PD non può permettersi di lasciare il fascismo nelle mani dei fascisti …” Una battuta pesante, se si osserva dal punto politico, un’enfasi della linea politica portata avanti dal ministro dell’interno che a mio avviso nasconde buona parte della risposta al titolo di questo articolo, la destra è vincente perché è riuscita nell’intento di invertire i ruoli con la sinistra.

Attenzione, non ha fatto suoi i programmi, i valori, le considerazioni della sinistra, sta semplicemente gestendo la situazione di crisi, di insofferenza mettendo in secondo piano i simboli e le persone che la portano avanti, per cercare di rendere più chiaro questo concetto vi chiedo: chi di voi, ad esempio, tra le tante discussioni tra immigrazione, distingue tra Lega e Forza Italia, tra Salvini e Meloni?

Probabilmente se si analizza in modo generale, non riuscite a darmi una risposta netta, e questo dovrebbe far capire perché la destra gioca su un messaggio inequivocabilmente forte, che ha dato in questi ultimi mesi risultati per loro estremamente positivi in termini elettorali: al voto uniti, i simboli, i leader sono importanti, ma non devono prevalere, chi vota a destra non guarda alle finte scaramucce tra Berlusconi e Salvini, è finita l’era del marketing così come lo conoscevamo, proprio dalla parte chi lo aveva ideato e sfruttato appieno.

Ragioniamo adesso sul versante opposto, la sinistra si divide sui nomi, sui simboli, tra le diverse anime, ad esempio, il logo del PD richiama a sentimenti opposti, tanto da dividersi sul ragionare se è o no ancora un partito di sinistra, le argomentazioni sono tutte degne di nota, ognuna ha la sua importante dose di veritá, non si può dare un giudizio netto su chi esprime il suo sentirsi di sinistra da una parte o dall’altra che riesca a spiegare come realmente stanno le cose, in campo solo le emotivitá, le rivendicazioni reciproche sui simboli, sulle persone, ovvero la destra degli anni ’90.

Capita spesso anche a me, come appassionato delle vicende politiche di sinistra, di essere estremamente duro nelle opinioni, é successo, peró, di recente di trovarmi in difficoltà, sotto un mio post pesante contro il PD, un compagno che conosco personalmente, del quale riconosco le sue qualità ed esperienze politiche, anche in ció che non condivido, mi ha fatto un appunto in un suo commento, in breve: ma a sinistra è più importante delegittimarsi a vicenda o avversare la destra, ho provato a replicare cercando di dribblare tra le solite argomentazioni, non l’ho convinto, ma non ho nemmeno convinto me stesso.

È indubbio, la mutazione genetica del PD dal sostegno al governo Monti in poi, nell’immaginario collettivo osservato come partito con le sue radici prevalentemente nella sinistra storica, lo ha reso non più riconoscibile, analizzarne le cause è un esercizio stucchevole e ripetitivo, é quindi legittima la posizione di chi lo avversa, in molte argomentazioni, ma tutto ció resta, alla luce dei risultati politici, fine a se stessa. Le dispute tra chi è uscito o restato, o tra chi non ha da sinistra condiviso  quel percorso non dettano soluzioni, solo rivendicazioni anche quando talvolta ci si confronta su opinioni coincidenti, è il dove e chi che fa la differenza.

Resta pertanto l’amara considerazione che con molte probabilitá, la destra vincerá, non si risolverá con i “lo avevo detto”, “è colpa vostra” sarà comunque un prezzo da pagare per i lunghi anni trascorsi dai gruppi dirigenti nell’autoreferenzialità, nell’illusione di sconfiggere l’avversario politico seguendolo nel suo campo, nel non aver compreso la disperazione e la rabbia di un popolo abbandonato al suo destino, nell’aver concesso all’imprenditoria e ai potentati economici di fare il bello e cattivo tempo; forse l’unica ed ultima occasione di tornare ad essere quelli di una volta, nelle piazze e nei luoghi di lavoro.