ART. 18 MODIFICATO FORNERO PIANGONO TUTTI

DI NELLO BALZANO

Diritti cancellati con un unico scopo: semplificare i licenziamenti; ma l’ultima vittima non è come spesso succede un dipendente di livello inferiore, ma bensì un capo stabilimento, inquadrato, all’interno di una fabbrica di vernici del torinese, non come dirigente ma con un contratto a tempo indeterminato.
Cerchiamo di comprendere cosa è successo, il lavoratore ha iniziato la sua carriera come responsabile ed è proseguita fino ad arrivare all’apice della realtà lavorativa tutto questo nell’arco di 19 anni, un anno fa si è ammalato di leucemia.
Un calvario di pesanti cure fino alla guarigione, non completa ma ad un livello che permette ai medici curanti di comunicargli che può riprendere la sua attività lavorativa, la gioia quindi di una vita che riprende nella sua normalità, primo passaggio: comunica all’azienda il rientro, tutto nella norma si potrebbe dire.
Non è così, viene sottoposto ad ulteriori verifiche sanitarie, il medico legale pur non fornendo gli esiti specifici, riconosce la sua guarigione, ma l’azienda risponde con una lettera di licenziamento, motivando che durante la sua assenza le condizioni economiche sono peggiorate, non ritenendo così più sostenibile la sua importante posizione all’interno dello stabilimento.
Il lavoratore non si arrende e decide, affiancato dal sindacato di contestare questa dura decisione, l’azienda, colta forse di sorpresa dall’intervento della struttura sindacale, cerca una mediazione proponendo un demansionamento, il dipendente non accetta e ricorrerà in tribunale.
Storia di ordinaria amministrazione nel mondo del lavoro attuale? No, è successo un fatto nuovo, aldilà del cinismo dell’Azienda di colpire un lavoratore uscito da una grave malattia, probabilmente è uno dei pochi casi dove non si è guardato in faccia a nessuno, anche le massime figure di uno stabilimento possono subire il licenziamento, al pari di altri lavoratori, tutto questo grazie alla modifica dell’art. 18 così come voluto dalla ministro Fornero.
Si può quindi fare a meno di un responsabile importante, non c’è quindi utilizzo di tecnologie per sostituirlo, si può semplicemente giustificare la difficoltà di rientro economico di quella mansione, aldilà del reparto sia esso produttivo o no, la proposta di un demansionamento diventa quindi un gesto di cortesia non dovuto.
La parola passa quindi alla Magistratura, c’è un aspetto da non trascurare che si può trarre da questa vicenda: rifletta chi oggi pensa di essere al sicuro, chi asseconda la volontà aziendale applicando atteggiamenti ostili nei confronti di chi è alle sue dipendenze, perché ritiene che ciò rientra nelle sue prerogative nel mero interesse degli azionisti suoi diretti superiori, non è così anche lui rientra nella categoria dei numeri, oggi più di ieri TUTTI i lavoratori non hanno un nome, un incarico privilegiato, sono semplici matricole, le lotte, le vertenze a tutela del ripristino di norme a rispetto della dignità riguardano quindi ogni singola persona, a nessuno conviene ostacolarle, nemmeno al capo dello stabilimento.