AAA DISABILE CERCASI PER CAMERA E SENATO

DI PIERLUIGI PENNATI

C’è una legge in Italia, la n. 68 del 12 marzo 1999, che titola: “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”.

È una legge famosa ed interessante perché obbliga i datori di lavoro pubblici e privati in egual modo ad impiegare disabili di categorie protette che altrimenti sarebbero sempre svantaggiati rispetto ai normodotati nelle aziende.

In particolare l’articolo 1 dice che “La presente legge ha come finalità la promozione dell’inserimento e della integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato” e poi snocciola una per un una tutte le categorie interessate e sono molte.

All’articolo 2 si fa riferimento al collocamento mirato, per evitare che il disabile assunto sia collocato in attività a lui impossibili, con lo scopo, magari, di farlo allontanare “spontaneamente” ed all’articolo 3 si indicano le quote di riserva obbligatorie, ovvero quanti disabili vanno assunti in ogni azienda.

Vale la pena di leggerlo:

Art 3 (Assunzioni obbligatorie. Quote di riserva)

1. I datori di lavoro pubblici e privati sono tenuti ad avere alle loro dipendenze lavoratori appartenenti alle categorie di cui all’articolo 1 nella seguente misura:

a) sette per cento dei lavoratori occupati, se occupano più di 50 dipendenti;

b) due lavoratori, se occupano da 36 a 50 dipendenti;

c) un lavoratore, se occupano da 15 a 35 dipendenti.

Detto questo tutto bene, finalmente una legge civile nel nostro stato, pieno di ingiustizie sociali ma che almeno pensa alle persone svantaggiate garantendo loro un futuro economicamente indipendente.

Quindi dove sta il problema?

Ecco, se questo è il trattamento riservato a tutti, proprio tutti, indistintamente, tanto è vero che persino per ruoli come quelli della Polizia o dei sindacati sono previste norme di tutela, ci sono luoghi in Italia dove la legge, evidentemente, non vale e non parliamo di luoghi omertosi, mafiosi, disagiati, periferici, no, parliamo del cuore pulsante della Repubblica, parliamo dei luoghi dove queste norme fantastiche nascono: il parlamento!

Già, alla Camera dei Deputati, polemiche sulle retribuzioni a parte, risultano assunti a gennaio 2018 un totale di 1122 impiegati, mentre al Senato della Repubblica la quota è di soli 654 dipendenti, per un totale di 1776 lavoratori complessivamente.

Stando alla legge sopra citata e valida in tutto il territorio italiano dovrebbero essere stati assunti ben 70 disabili alla Camera e 45 al Senato, per un totale di 115 appartenenti a categorie protette.

La realtà, però, appare ben diversa, il totale di disabili assunti nei due luoghi sarebbe una cifra tonda: zero!

Pochi se ne sono accorti, dato che la discussione verte quasi sempre su quanto costano e quanto guadagnano, serviranno tutti i 1122 dipendenti? È giusto che le loro retribuzioni possano arrivare persino a 361.00 euro? Ma cosa mai faranno davvero?

Mentre si discute di spesa, capitolo importantissimo, si dimenticano i diritti sociali e la solidarietà, come capita per tutti i lavori.

Non è solo in Parlamento che si dimenticano gli ultimi, lo si fa ovunque, per questo prima o poi anche i primi saranno gli ultimi, perché a furia di “dimenticarci” degli altri, di essere indifferenti alla sofferenza di chi ci sta accanto pensando che almeno non è toccato a noi, un giorno verrà invece il nostro turno, inesorabilmente se non cambiamo la tendenza.

È ora di rifondare la Repubblica sui suoi stessi valori, di applicare la costituzione e non di cambiarla, dignità, diritti ed umanità non si cambiano, si applicano.

Cominciamo dal Parlamento.