
DI NELLO BALZANO
Donare il sangue o altro tipo di volontariato non sono gesti da pubblicizzare, al contrario il bello del volontariato è tenerselo per sé, farlo per una convinzione, al massimo farne conoscere l’utilità e gli aspetti positivi per richiamarne altri, insomma una sorta di “pubblicità progresso” stile casalingo.
Certo va bene quando questi appelli nascono da personaggi pubblici, ad esempio dello sport e dello spettacolo, per l’enorme cassa di risonanza che si sviluppa.
Ora a me non fa piacere raccontare che nel 1999 il registro dei donatori di midollo osseo aveva individuato nella mia persona un potenziale donatore, la cosa è andata avanti sino all’espianto per un paziente che ne necessitava, avevo apprezzato in tutto questo il rispettare il pieno riserbo reciproco.
Perché è giusto così e probabilmente avrei comunque compiuto quel gesto anche se avessi conosciuto la destinazione finale, perché la soddisfazione di contribuire a regalare una speranza di guarigione dovrebbe andare oltre ogni sensibilità personale.
Oggi però arriva questo vanto di essere un donatore di sangue da parte di un esponente politico, un esponente che crea profonde divisioni e contrasti, non sono quindi mancate anche discussioni sul fatto di comportamenti di rifiuto nel ricevere o dare da, a quel politico, come non sono mancate battute di sarcasmo.
19 anni fa se mi fosse capitato di sapere a chi donavo e chissà se ciò fosse andato a vantaggio di qualcuno che mi creava contrarietà, non so se avrei tenuto lo stesso atteggiamento, probabilmente sì, ma siccome non siamo tutti uguali, sarebbe opportuno che determinate opere di volontariato fossero tenute lontano dalle schermaglie politiche, lontano da chi le utilizza per auto-promuoversi, se c’è ancora qualcosa di positivo e utile in questo Paese, facciamo in maniera che non diventi spettacolo di tristi teatrini.