BASTA CON I SONDAGGI, CI VUOLE REALISMO

DI NELLO BALZANO

Non mi piacevano le soluzioni all’italiana, quelle dove le elezioni sono una iattura, da evitare a tutti i costi, e anche se con i “se” non si va lontano è spontaneo chiedersi, quanto abbia giovato al Paese l’austera gestione del governo Monti, quanto abbia contribuito ad unire il Paese diviso da 17 anni di contrapposizione tra i berlusconiani contro gli altri.
Quanto quel governo e i successivi pastrocchi abbiano favorito, dopo la crisi, una redistribuzione equa, se è vero ed è drammaticamente tale, che i dati forniti dagli istituti di ricerca, ci dicono che i poveri sono dannatamente sempre più poveri e i ricchi arrogantemente sempre più ricchi.
Quanto è costato tutto ciò alla classe mediobassa, quanto ha invece prodotto a chi ha continuato ad investire in un mercato affamato di soldi: ai primi lacrime e sangue, ai secondi una marea di soldi.
E quanti vantaggi hanno tratto i lavoratori, gli studenti, i pensionati: ZERO, se è vero che il potere d’acquisto è drasticamente calato, i diritti calpestati ed è vero, che la scuola pubblica è al tracollo ed i giovani oggi sono in percentuali spaventose disoccupati e senza più il diritto di sognare, sulle spalle spesso di pensionati che hanno visto tagliarsi gli aumenti su base inflazionistica.
Oggi chi ha la possibilità di mettere in piedi un governo per tentare di ribaltare i concetti che hanno prevalso negli ultimi 10 anni, ha il dovere di farlo, a “fanculo” i calcoli elettorali, i sondaggi, a seguito di eventuali scelte contraddittorie rispetto ai vuoti proclami nelle campagne elettorali, con quelli i cittadini non ci vivono e non ci mangiano.