
DI PIERLUIGI PENNATI
Lo Chef Rubio, al secolo Gabriele Rubini, è decisamente famoso, salito alla ribalta del grande pubblico con il programma Unti e Bisunti e per lo strascico di polemiche seguite alle sue partecipazioni televisive fa notizia solo quando si parla del nulla, vale a dire di gossip e polemiche culinarie, perché quando si tratta di dare voce ad iniziative supportate in favore dei meno fortunati… tutto tace.
35 anni Romano di Frascati, appassionato rugbista, uno sport dove la forza fisica è importante ma lo è di più il cuore e la squadra e che proprio quando era a Wellington per giocare da professionista ha incontrato la passione per la cucina per poi diplomarsi all’Alma, la Scuola Internazionale di Cucina Italiana, ha avuto la fortuna di essere “scoperto” da nel 2013 dalla trasmissione televisiva Unti e bisunti su Dmax.
La sua specialità? Lo Street Food, la cucina per la gente in strada e spesso anche di strada in un ristorante che non c’è e che ti porta a conoscere più da vicino tutte le realtà sociali, inclusi i più poveri, che spesso dello Street Food, nel senso di mangiare per strada, non ne possono fare ameno.
Così la sua sensibilità di giocatore, di chef e di uomo è cresciuta e lo ha segnato indelebilmente, portandolo a scegliere una vita in bilico tra la professione e la solidarietà al servizio dei più deboli, al servizio dell’Istituto statale per sordi di Roma, cuoco ufficiale della spedizione azzurra alle Paralimpiadi di Rio, testimonial di Amnesty International, e star della tv, una vita seguendo il cuore ma anche con la mente ben vigile.
Nessun ristorante, solo occasioni di cucinare in strada e per scopi sociali, se non fosse diplomato e non avesse seguito con grande successo stage esteri lo potremmo definire l’anti chef, invece le ricette intriganti contenute nei suoi libri sono da provare subito, ma riflettendo su come siano state pensate: gusto ed impegno sociale fuori dagli schemi radical chic, ingredienti non semplici da trovare.
L’ultima iniziativa cui ha aderito è stata in settima alla Darsena di Milano, uno dei salotti buoni della città da bere che per una sera si è trasformato in una festa solidale frequentatissima e riuscitissima, complice l’impegno sociale del sindacato USB, l’unico che racchiude nel suo sistema confederale oltre alla difesa dei lavoratori pubblici e privati anche una “federazione sociale” che si occupa delle emergenze collaterali delle persone e delle famiglie, la casa, i figli e l’integrazione.
Rubio non ha voluto mancare anche a questa iniziativa sociale, denominata in modo dissacrante Cus Cus Clan-destino e che ha fatto parte di un pool di eventi altrettanto riusciti in tutta Italia, che ha voluto essere una occasione di incontro, di socialità e di solidarietà tra popoli e persone di tutti i tipi con lo scopo finale di raccogliere fondi per le iniziative del sindacato USB e per dare una borsa di studio ad una bimba di 5 anni orfana del padre perché un italiano razzista e mitomane gli ha sparato mentre aiutava altri fratelli neri a raccogliere lamiere abbandonate per costruirsi una baracca.
La figlia di Soumaila Sacko, bracciante e sindacalista USB ucciso a fucilate a Gioia Tauro avrà così una possibilità che forse il padre sfruttato nei campo non avrebbe potuto dargli da vivo, mentre noi dovremmo davvero riflettere sulla situazione nazionale, con 250.000 emigranti economici italiano che ogni anno scappano all’estero per lavorare mentre noi invece di cercare una soluzione allo sfruttamento orientiamo la nostra rabbia sul diverso che ci ruba il lavoro e deve tornare a casa sua, così come gli italiani che espatriano rubando il lavoro e non vogliono rientrare a casa loro, una casa ormai senza fondamenta e senza tetto.
Una comunicazione tanto scomoda che oggi nessun giornale ne parla, solo blog di supporter ed una “piccola” agenzia di stampa, dalle grandi testate nulla, un silenzio assordante, eppure anche solo come evento che ha attirato migliaia di persona in una piazza festante dovrebbe far notizia.
Il nulla più assoluto di fronte ai problemi sociali, la notizia più battuta di oggi sul tema è di un giovane extracomunitario nero inseguito da un cane sulla spiaggia tra la folla applaudente e le grida di “torna al tuo paese”.
L’esempio di chef Rubio dovrebbe farci riflettere, ma il veto su queste notizie funziona meglio della scomoda solidarietà sociale… e lo chiamano giornalismo.
Per chi volesse ancora contribuire con un versamento libero può farlo utilizzando l’IBAN IT 82 H031 2701 6050 0000 0002 624, intestato a Unione Sindacale di Base Confederazione Lombardia, indicando la causale Borsa di studio figlia di Soumaila Sacko.